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Per Valerio Adami, il mito è il linguaggio del sacro: la mostra a Foligno
Mostre
È stata inaugurata al CIAC – Centro Italiano Arte Contemporanea di Foligno la mostra Valerio Adami. Mito e spiritualità. In occasione dei 90 anni del pittore Valerio Adami (Bologna, 1935), la Fondazione Cassa di Risparmio di Foligno rende omaggio a uno dei maestri più riconosciuti dell’arte contemporanea, indagando per la prima volta il tema della spiritualità nella sua poetica, mai affrontato in modo sistematico dalla critica. La mostra, a cura di Italo Tomassoni e Vera Agosti, sarà aperta al pubblico fino all’11 gennaio 2026.
La carriera artistica di Adami inizia nell’atelier di Felice Carena, poi l’incontro a Venezia con Oskar Kokoschka e in seguito l’Accademia di Brera con Achille Funi sono stati il suo itinerario di formazione.

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Nel 1958 iniziava quella vita di viaggi che lo avrebbe portato a vivere e lavorare in diverse città di Europa, negli Stati Uniti, in America Latina, in Israele e in India, intrecciando nuove amicizie: lo scrittore Carlos Fuentes, il filosofo Jacques Derrida, i pittori Saul Steinberg, Richard Lindner e Matta, Octavio Paz e poi Italo Calvino e Luciano Berio, sono tutti parte di questa cerchia intellettuale.

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Questi viaggi e incontri, che farà con la moglie Camilla, segneranno profondamente la cultura e la visione artistica di Valerio Adami, che spesso affronterà nelle sue opere tematiche tipiche di culture differenti. L’esposizione infatti presenta 50 opere accuratamente selezionate che risentono dell’influsso di varie culture e studi. La personale si apre con le due grandi ed emblematiche Crocifissioni, attualizzate in chiave contemporanea. Si procede quindi per aree tematiche: gli angeli, l’India, il mito, i filosofi, la storia dell’arte e la musica.

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Adami racconta, attraverso le sue opere, la sessualità, le contraddizioni della società, la violenza e la guerra ma nel suo lavoro ritorna costantemente la riflessione sul sacro. Non un sacro dogmatico, bensì una spiritualità universale e laica, che affonda le radici nel mito e nella centralità del rispetto per la vita e la morte, intrecciandosi con religioni, tradizioni e culture diverse. Come disse in un’intervista del 2000: «Io credo che l’arte debba in qualche modo ristabilire un ponte con il divino, probabilmente attraverso uno stato di estasi. Si crede che oggi il sacro non abbia più senso, e che la cultura moderna debba uccidere l’ultimo dio per trovare una nuova felicità. Penso invece che l’arte sia ancora questo ponte verso il sacro, verso la ricostruzione del mito».

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La mostra si snoda in un susseguirsi di quadri e disegni, con diversi rimandi a citazioni letterarie, filosofiche e a personaggi storici e artistici.
Il mito è il tema preponderante rappresentato nelle diverse tele. L’immagine del soldato Enea che porta sulle spalle il padre Anchise con sembianze attualizzate ci spiazza e, al tempo stesso, ci invita a partecipare alla concitazione del momento. Nel dipinto inoltre viene rappresentata la collina di Hollywood come a voler alludere alla notorietà della storia messa in scena nel corso del tempo al cinema e a teatro.

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Stessa sorte nel dipinto Penthesilea che mostra il salvataggio di una fanciulla-statua da parte di soldati con elmo che cercano di aiutare la ragazza avvalendosi però di un mezzo di soccorso attuale cioè l’ambulanza. La divergenza concettuale e simbolica si allinea con i forti contrasti cromatici all’interno di ogni tela. Nel dipinto Anagrammi vengono rappresentate due figure in una scena erotica, le cui sinuosità richiamano le rotondità della Venere di Urbino di Tiziano o della Grande Odalisca di Ingres, il tutto offuscato da un velo di mistero generato dalla frase enigmatica presente sulla piramide gialla che svetta dietro i due amanti.

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In ogni dipinto le tonalità vengono accostate con maestria senza disturbare la visione e il contorno nero definisce degli appezzamenti cromatici che richiama il cloisonne delle vetrate gotiche francesi.
I grandi formati delle tele, che si staccano dalle pareti bianche, consentono di immergersi totalmente nella visione mitologico-pop di Adami mentre i disegni a matita mostrano lo studio sulla genesi del dipinto finale.

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La mostra, aperta fino all’11 gennaio 2026, è promossa e sostenuta dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Foligno ed è realizzata grazie alla collaborazione con l’Archivio Valerio Adami e la Fondazione Marconi.












