22 ottobre 2023

Riflessi del secolo: Peter Doig al Musée d’Orsay per una nuova imperdibile mostra

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A partire dalla settimana di Paris+, le cupole della ex Gare d’Orsay ospitano le maxi tele dell’artista scozzese Peter Doig, tra i pittori viventi più quotati del momento

Peter Doig. Reflets du siècle. Ph_ Andrea Tricarico

La vista dalla finestra del suo studio, un passante, scene del suo pendolarismo a Port of Spain (Trinidad e Tobago), sua moglie e i suoi figli. Questi i protagonisti della mostra Reflets du siècle – inaugurata a Parigi il 17 ottobre, nel pieno della settimana di Paris+ Par Art Basel – che il Musée d’Orsay dedica a Peter Doig quest’autunno. Nato a Edimburgo nel 1959, a due anni si trasferisce con la famiglia a Trinidad, nelle Antille, per poi emigrare in Canada cinque anni più tardi. A vent’anni decide di frequentare i corsi di pittura presso la St. Martin’s School of Art a Londra e successivamente presso la Chelsea School of Art. L’artista scozzese attualmente vive e lavora tra Londra, New York e Trinidad.

Per questa esposizione il Musée d’Orsay ha riunito in una delle sale a cupola dell’ex stazione ferroviaria parigina una raccolta di alcune delle opere più iconiche realizzate dall’artista nel corso dei primi anni ’20 del 2000. Su invito del museo, il pittore presenta questa selezione di grandi tele provenienti da importanti collezioni private come Bather (Night Wave) del 2019, un meraviglioso dipinto dalla raccolta di François Pinault.

Peter Doig (1959), Bather (Night Wave), 2019. Olio su tela, Collezione Pinault

Nonostante le opere di Peter Doig siano prevalentemente vedute esotiche o urbane, la definizione di paesaggista non sarebbe del tutto esaustiva. Ispirati dalle opere del Romanticismo tedesco, di Edward Hopper ed Edvard Munch, i luoghi descritti dalle sue tele sono permeati da una atmosfera onirica e surreale, accentuata da particolari tonalità cromatiche e da prospettive insolite, quasi metafisiche. Altro tema fondamentale per il maestro scozzese è il rapporto dell’uomo con la natura. Doig si interroga sulla tensione che si genera  tra “l’ordinaria simultaneità del mondo e la non familiarità’’ che il genere umano sembra avere con essa. Infatti è proprio questa tensione che ha alimentato alcuni degli istinti più profondi che da sempre animano l’odissea umana.

La natura è il punto focale della mostra: soggetto emblematico per gli artisti sin dall’alba dei tempi, viene da Doig rimodulato in un nuovo linguaggio visivo, più adatto all’esperienza contemporanea. Le opere presenti riflettono la ricerca dell’artista secondo cui gli eventi della vita reale lasciano la loro impronta nel tempo trascendendo le loro manifestazioni fisiche. Una ricerca malinconica in cui si chiede come il tempo possa trasformare un evento, una situazione, un momento, in una cosa. In questo, continua una tradizione sviluppata nel XIX secolo in cui gli artisti si allontanavano da un principio di fedele rappresentazione a favore di una interpretazione sensibile della realtà.

peter doing Orsay
Peter Doig (1959), Two Trees, 2017. Olio su tela, The Metropolitan Museum of Art, donato da George Economou in occasione della celebrazione del 150° anniversario del museo, 2018. Ph_ Andrea Tricarico

In una seconda sala adiacente, Doig veste inoltre i panni del curatore. L’artista ha accettato l’invito del museo a curare e commentare una selezione di opere provenienti dalla collezione permanente, come Il cavallo bianco di Gauguin e Berthe Morisot con il ventaglio di Manet, creando nuovi dialoghi, trasformando la percezione dello spettatore sulla collezione e ripristinando contemporaneamente l’essenza stessa della nostra connessione emotiva.

Tra i protagonisti della rinascita della pittura figurativa contemporanea, Peter Doig ha dato al XXI  secolo alcune delle sue icone più recenti. Le sue figure solitarie, paesaggi idilliaci, scene notturne e luci colorate, riflettono domande moderniste secolari, mentre suggeriscono a noi spettatori un nuovo linguaggio visivo. Inaugurata il 17 ottobre, la mostra Riflessi del secolo rimarrà aperta al pubblico fino al 21 gennaio 2024

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