13 agosto 2025

Tatuaggio: storia di un’arte, una tecnica seduttiva, una cura e un simbolo di umanità

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Nella suggestiva location del Centre de la Vieille Charité a Marsiglia, si terrà fino al prossimo 28 settembre la mostra "Tatouage. Histoires de la Méditerranée", volta a indagare origini e tecniche di una body art che procede nel Mediterraneo fin dal 3500 a.C. e trova a Marsiglia una tradizione autoctona e originale

Inauguration de l'exposition sur le tatouage au musee de la Vieille Charite a Marseille le 17 Mai 2025. Clement Mahoudeau pour la mairie de Marseille

Tatouage. Histoires de la Méditerranée è una mostra significativa e affascinante, che permette di cogliere le motivazioni profonde insite in una moda che oggi è divenuta dilagante e che di fatto altro non è se non emanazione di un uso che trova le sue origini negli albori della società umana e nell’espressione delle più raffinate civiltà. Dalle prime tracce del tatuaggio reperibili già nell’antico Egitto, ma anche nella Siria e nelle Cicladi, per poi raggiungere l’Italia, la Spagna e i Balcani, il tatuaggio non è stato solo un modo per segnare l’appartenenza a un gruppo o per esprimere la propria identità, ma anche per sedurre come nella civiltà egizia, proteggere come avveniva per i cristiani, oppure marcare criminali e umiliare persone invise all’impero romano.

In particolare nella cultura del Mediterraneo, il tatuaggio ha attraversato i secoli, seguendo usi curativi, religiosi, politici o estetici e diventando in tempi recenti espressione artistica fine a sé stessa indubbiamente alimentata dalle istanze della cultura pop. La parola “tatuaggio”, che deriva dal termine polinesiano “ta-atua” riportato da James Cook, designa dunque una serie di pratiche che almeno nell’antichità consistevano in incisioni sulla pelle con sostanze naturali (carbone, zolfo, bitume) ed erano principalmente ornamentali e assimilabili alla scarnificazione, ma che avevano anche uso terapeutico, come dimostra la scoperta di tatuaggi sul corpo di Ötzi, un uomo del Neolitico, o in altre culture assumevano funzione di stigmatizzazione del diverso, dell’estraneo, dell’altro da sé. 

Inauguration de l’exposition sur le tatouage au musee de la Vieille Charite a Marseille le 17 Mai 2025. Clement Mahoudeau pour la mairie de Marseille

Un simbolo di appartenenza a un gruppo, quindi, ma anche un modo per designare la diversità ed emarginare che il progetto espositivo ben illustra, mostrando come nelle complesse geografie del Mediterraneo, così come negli studi di genere e nelle ricerche postcoloniali, questo tipo di decorazione del corpo sia stata caratterizzata da un valore particolare, tanto da essere visibile in dipinti, sculture, fotografie e oggi diventare soggetto di video e di mode, tutti presenti in mostra con una esaustività che permette di ricostruire la storia altrimenti frammentata del tatuaggio nel bacino del Mediterraneo. 

Il percorso espositivo si ispira in effetti a un progetto presentato a Milano nel 2024 sotto la curatela di Luisa Gnecchi Ruscone e Guido Gerzoni, arricchendosi tuttavia a Marsiglia di ben 275 oggetti, opere e documenti dall’antichità al mondo contemporaneo e basandosi su quindici anni di ricerche internazionali, con un approccio globale e connesso alla storia dell’arte, in linea con il progetto scientifico dei Musei di Marsiglia dal 2022. Inoltre, proseguendo una ricerca iniziata nel 2023 nell’ambito dell’esposizione “Baya. Une héroïne algérienne de l’art moderne”, la mostra dedica anche un posto centrale agli artisti del bacino del Mediterraneo che hanno attinto ai motivi del tatuaggio per un repertorio formale che ha nutrito le avanguardie così come le correnti femministe e decoloniali in Algeria, Marocco, Tunisia, Egitto o Iran.

“Tatouage. Histoires de la Méditerranée”, Centre de la Vieille Charité, Marsiglia

Nel percorso sono anche visibili opere inedite di personalità come Choukri Mesli, Samta Benyahia, Farid Belkahia, Lalla Essaydi o El Meya, due disegni dell’artista Ahmed Cherkaoui realizzati nel 1967 e acquisiti dalla città di Marsiglia nel 2024, un’opera inedita dell’artista algerino Denis Martinez, concepita appositamente per questa occasione ed esposta sulle pareti del Centre de la Vieille Charité. 

Non meno importante è poi la scelta della location che ospita l’esposizione: situato nel cuore antico di Marsiglia, nel pittoresco quartiere Le Panier, il Centre de la Vieille Charité è un esempio di architettura barocca, classificato come monumento storico nel 1951. Costruito nel 1671 per ordine reale per ospitare i più indigenti, dopo essere stato un ospizio, una caserma e adibito ad alloggi popolari, il sito è stato restaurato negli anni ’60 per diventare un centro culturale e un luogo di creazione contemporanea. Attualmente ospita diverse istituzioni: il Museo di Archeologia Mediterranea (MAM), il Museo delle Arti Africane, Oceaniche e Amerindiane (MAAOA), una sala proiezioni e conferenze (Le Miroir), il Centro Internazionale di Poesia di Marsiglia (cipM), la Scuola di Studi Avanzati in Scienze Sociali (EHESS), il Centro Nazionale per la Ricerca Scientifica (CNRS).

“Tatouage. Histoires de la Méditerranée”, Centre de la Vieille Charité, Marsiglia

In partnership eccezionale con il musée du quai Branly – Jacques Chirac, l’esposizione “Tatouage. Histoires de la Méditerranée” beneficia di importanti prestiti da istituzioni nazionali e internazionali, come il musée du Louvre, il musée d’Orsay, il Musée du Quai Branly – Jacques Chirac, il Centre national des arts plastiques, o ancora il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma, i Musei Civici di Pavia, il Museo Archeologico Nazionale e Castello di Manfredonia, il Rijksmuseum van Oudheden di Leida, la Glyptotek di Monaco, il Museo arqueolégico nacional di Madrid, l’Allard Pierson Museum di Amsterdam, in dialogo con le collezioni del patrimonio conservate dal network dei Musei di Marsiglia.

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