-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- Servizi
- Sezioni
- container colonna1
Un’antica chiesa di Napoli risplende con le opere dorate di Maziar Mokhtari
Mostre
Fino al 30 settembre 2025, la chiesa di San Giovanni Battista nel quartiere di San Giovanni a Teduccio, a Napoli, ospita Corpo Aureo, mostra personale dell’artista iraniano Maziar Mokhtari, a cura di Chiara Pirozzi, organizzata dall’associazione Officine Artistiche Vesuviane e promossa dal Comune di Napoli nell’ambito del programma Arte Contemporanea 2025 – Visioni Contemporanee.

Corpo Aureo non è soltanto un titolo evocativo ma un’indagine alchemica e simbolica sul dorato, inteso come cifra visiva, concettuale e rituale. Mokhtari lavora da anni attorno a questo colore, esplorandone le implicazioni estetiche, filosofiche, mistiche e alchemiche. In mostra, l’oro non è mai semplice ornamento, è piuttosto una ferita che brilla, una soglia, un luogo di transito tra mondi, linguaggi e spiritualità.

Il dorato ritorna costantemente nelle sue opere come eco visiva, carica di stratificazioni simboliche. In una delle installazioni site specific c’è una figura femminile che, racchiusa in una teca, indossa abiti mediorientali ed è coronata da un’altra opera, Uovo d’Oro. Quest’elemento apre un dialogo tra culture rifacendosi al paradosso dell’uovo e della gallina, che Mokhtari rilegge come allegoria del principio femminile creatore, della forma primigenia da cui scaturisce il mondo.
Sul fondo dell’istallazione site specific, dominano tonalità dorate. La donna iraniana rappresentata diventa un’allegoria del sole, che in persiano è un sostantivo femminile, tracciando così un legame profondo tra la figura femminile e l’arte. Tra le mani «Il sole» regge «Mercurio», uno specchio nero in cui lo spettatore può riflettersi, diventando parte dell’opera stessa, trovandosi al centro dell’universo.
In un’altra installazione, Geometria Aurea, originariamente esposta in una moschea iraniana, compaiono le orme di gazzelle che attraversano un cerchio aureo. L’opera si arricchisce di tracce visive e «Sonore», trasformandosi in un paesaggio acustico della ferita: un’eco che unisce la fragilità dell’animale alla delicatezza dell’animo umano.

Una liturgia di geometrie e memorie
Le tre opere sospese Ferro & Tappeto, su cui sono rappresentate forme geometriche, dialogano armonicamente con la geometria e l’iconologia della chiesa. Il tappeto, elemento centrale della cultura iraniana, viene qui caricato di nuova valenza simbolica: non più solo oggetto decorativo o funzionale ma superficie di memoria e dolore.

I tappeti esposti mostrano bruciature da ferro da stiro che rimandano a un ricordo d’infanzia: Mokhtari racconta di quando, da bambino, vide per caso un ferro da stiro lasciato accidentalmente su un tappeto. Quella cicatrice sul tessuto divenne per lui una metafora di invadenza. Da questa suggestione nasce una serie di lavori dove la geometria sacra del tappeto viene «ferita», ma anche trasfigurata in nuova forma simbolica.
Tra Oriente e periferia napoletana
Corpo Aureo è anche un esempio di come l’arte contemporanea possa radicarsi nei territori senza cedere al folklore o al didascalico. Grazie al lavoro dell’associazione Officine Artistiche Vesuviane, fondata da giovani artisti talentuosi, l’arte si fa strumento di rigenerazione culturale nelle periferie, luoghi spesso dimenticati ma ricchi di potenzialità espressive. Non è un caso che Mokhtari abbia scelto proprio San Giovanni a Teduccio per portare la sua poetica. In questa chiesa settecentesca, le sue opere respirano una nuova vita. Qui, il dialogo tra civiltà non è un esercizio teorico ma un atto intimo e necessario.














