12 gennaio 2023

Uomo Natura: quattro sguardi d’artista sull’ambiente, in mostra a Pesaro

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A Pesaro, una mostra diffusa mette in dialogo i percorsi visivi di Valentina D'Accardi, Alessandro Giampaoli, Luca Piovaccari e Patrizia Zelano, per un invito alla sostenibilità ambientale

ph. Michele Alberto Sereni

Quanto ci siamo distaccati dalla natura, credendoci estranei all’universo del quale, invece, siamo parte? Quattro poetiche si confrontano sulla sempre più attuale necessità di trovare un equilibrio tra il mondo urbanizzato e il mondo naturale. “Uomo Natura” è una mostra diffusa su due sedi, a cura di Milena Becci, promossa dall’Archivio Loreno Sguanci APS, con l’Associazione Azobé e Sondare L’Altrove, e organizzata con il patrocinio del Comune di Pesaro e del Consiglio regionale delle Marche. L’evento presenta il risultato delle ricerche estetiche e creative di quattro artisti italiani all’interno del programma “Arte e Natura”, attivo dal 2018. Sarà visitabile presso lo Spazio Bianco della Fondazione Pescheria e il Pelicula Studio Fotografico, fino al 15 gennaio 2023.

L’allestimento delle opere di Valentina D’Accardi, Alessandro Giampaoli, Luca Piovaccari e Patrizia Zelano, si propone di guidare l’osservatore verso una coesistenza consapevole con gli aspetti selvatici del nostro pianeta, come spiegato dalla curatrice Milena Becci.

La mostra presso lo Spazio Bianco di Pesaro

Il primo spazio espositivo si trova nel cuore della città e accoglie su due piani la sezione fotografica della mostra.

Con Fiume, Valentina D’Accardi compie un viaggio lungo le sponde del Reno, sfondo della sua tragedia familiare nel 1972. Una sequenza di stampe ai sali d’argento ci accompagna sul percorso seguito dalla nonna dell’artista prima che la donna venisse ritrovata senza vita nel fiume stesso.

A questa camminata che interroga il paesaggio, si affiancano le opere di Alessandro Giampaoli: attraverso il simbolismo molto potente di Deiwo e Fluctuat nec mergitur emerge la volontà di arrivare alla vera essenza, quella spirituale, della natura. Lo sfondo bianco di molti dei suoi scatti è una luce che Milena Becci descrive «Come un daimon: è sopra di te e ti attira».

In Giardino, Luca Piovaccari descrive con i suoi acetati trasparenti un ambiente bicromo nel quale i segni dell’uomo, fuori scala, sovrastano la vegetazione. Con la sovrapposizione delle pellicole, Piovaccari sa creare ambiguità in un’arte altrimenti nitida come quella della fotografia. Diverso il suo approccio nella serie Natura, che sottolinea anche con i colori il contrasto tra le invasive costruzioni umane e gli arbusti circostanti. Questi ultimi sembrano voler riconquistare i loro spazi vitali, un omaggio al Manifesto del terzo paesaggio di Clément.

Le conseguenze dell’azione dell’uomo si rivelano anche nei lavori di Patrizia Zelano, che ha potuto osservarle da vicino dopo la recente alluvione nelle Marche. Per Senigallia #01 – #02 ha raccolto oggetti di uso comune, infangati e abbandonati dopo il tragico evento, decontestualizzandoli per esaltarne l’aspetto scultoreo. Sedie e moquette si elevano a simboli di un mondo portato allo stremo grazie alla forza trasformativa della fotografia, con una matericità che richiama Burri.

La mostra presso lo Studio Pelicula di Pesaro

Il secondo percorso parte da una lettura più umana e intimistica del tema.
I quattro oli su tela di Giampaoli sono ritratti nei quali fauna e flora si caricano di forti componenti emotive e simboliche. I volti, ispirati a personalità come Mishima e Thich Nhat Hanh, sono definiti da colori intensi e pennellate fluide.

Accanto, otto ritratti disegnati a matita da Valentina D’Accardi concludono il progetto cominciato con Fiume. Sono I bimbi sperduti, nei cui sguardi la memoria del luogo si tramuta in memoria personale, creando una connessione inestinguibile tra natura, ricordo e uomo.

Dal soffitto cala una stampa fotografica su PVC: Catania Fuoco #01, di Patrizia Zelano. Lo scatto denuncia l’incendio che ha devastato la costa di Catania nel 2021, presentando tronchi di palma inceneriti nel primo piano di una scena quasi teatrale. A dialogare con questa foresta appesa c’è l’installazione di Luca Piovaccari, Sciogliere l’invisibile. Le piante diventano forza poetica che contamina sia i disegni incorniciati sia la parete. Rami di Conyza canadensis pendono nel vuoto, secchi e nudi fino alle radici. Con le sue piante infestanti, icone di resistenza, Piovaccari ci ricorda che «L’uomo lascia le proprie tracce ma la natura se ne riappropria in maniera subitanea».

 

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