14 gennaio 2020

V I E W / OPENWORK a focus on painting | Monitor

di

Dieci pittori e dieci curatori insieme per pochi giorni in una residenza. Monitor a Roma presenta i risultati di questo esperimento

Dal 13 dicembre al 24 gennaio la galleria Monitor ospita nella sua sede di Roma il progetto “VIEW / OPENWORK a focus on painting”, curato dall’artista pescarese Simone Camerlengo (1989). L’artista ha invitato dieci pittori e dieci curatori italiani a partecipare a delle brevi residenze di tre giorni negli spazi del suo studio di Pescara (SenzaBagno), ed ogni appuntamento ha visto la partecipazione di un artista e di un curatore, ai quali è stato chiesto di lavorare lasciando aperte le porte al pubblico. La galleria ha quindi accolto negli spazi di via Sforza Cesarini le tele dipinte durante le residenze, con un allestimento che riesce a costruire un dialogo visivo equilibrato, in grado di restituire in modo efficace le intenzioni del progetto.

Per rendere appieno queste intenzioni, prendo in prestito una distinzione presente nell’introduzione di Simona Squadrito al catalogo del progetto: in “VIEW / OPENWORK” vediamo i lavori di artisti che indagano la pittura come linguaggio, piuttosto che utilizzare la pittura come medium. Invitati da Camerlengo, questi artisti decidono di portare avanti le loro ricerche condividendole con altri: con il curatore in primo luogo, dato che in molti casi artisti e curatori si sono trovati a lavorare assieme per la prima volta; ma anche con quel pubblico al quale è tradizionalmente precluso l’accesso al momento della creazione. E nel mostrarsi, l’atto di dipingere si fa meno misterioso e si rivela nel suo essere una forma di indagine sulla realtà. Tutto ciò emerge in modo limpido dalla mostra di Monitor: nessun testo a illustrare i lavori o le ricerche dei diversi artisti, né alcun concept a fare da legante. Lo spazio è popolato da una serie di declinazioni linguistiche eterogenee, che testimoniano i diversi modi in cui gli artisti invitati intendono la ricerca pittorica. Tuttavia, la profondità delle loro riflessioni è certamente l’elemento sul quale converge l’attenzione e che rende la visita della mostra un’esperienza coerente e avvolgente.

V I E W / OPENWORK monitor
Marta Mancini, Senza titolo, 2019, acrilico su tela, 180 x 144 cm; Giulio Saverio Rossi, Studio per un torso, 2019, olio su lino, 42 x 35 cm, Courtesy Giorgio Benni.

Le grandi tele di Marta Mancini e di Camerlengo risultano affini nell’utilizzo marcato della linea, ma se la prima la definisce attraverso tratti controllati e dalle cromie decise, l’artista pescarese lavora stratificando segni apparentemente scomposti: sulla superficie resta la traccia di una gestualità vigorosa, in cui la linea risalta come elemento assente o represso. La linea è poi elemento fondante della ricerca anche per Sergio Sarra, qui intesa come strumento che conduce ad una sintetizzazione essenziale delle forme. Nei lavori di Andrea Kvas è invece il colore puro a dominare la superficie, sulla quale dense campiture dai toni profondi si espandono secondo configurazioni liquide. I lavori di Lorenza Boisi e Vincenzo Simone condividono invece un interesse per lo studio della figura, con una predilezione per temi o atmosfere che richiamano la natura, seppur declinato in modi differenti, mentre Pesce Khete accoglie una modalità di lavoro dai tratti marcatamente materici ed espressivi.

Nell’opera di Matteo Fato la pittura viene invece nominata attraverso il suo negativo. Lo straccio utilizzato per pulire i pennelli è stato intelaiato dall’artista e disposto all’interno di una cassa da trasporto per le tele. Questa modalità meta riflessiva sembra poi essere accolta da Giulio Saverio Rossi. Egli riflette sulla dimensione dello studio come luogo centrale della pratica pittorica, realizzando tre lavori che riprendono e approfondiscono altrettanti soggetti già trattati in precedenza. Infine, due lavori di Thomas Braida raffigurano il paesaggio marino: la realtà è però trasfigurata attraverso una pittura che, recuperando la narrazione, conduce il reale verso luoghi sospesi ed immaginari. Un ultimo dettaglio completa la mostra. Alcune brevi frasi sono stampate su un pannello che ci accoglie all’ingresso. Esse evocano con immagini suggestive l’esperienza di OPENWORK, ma questa volta dalla prospettiva dei curatori, lasciando così una traccia della loro fondamentale presenza nel progetto.

Leonardo Pietropaolo

Mostra visitata il 19 dicembre 2019

 

Dal 13 dicembre 2019 al 24 gennaio 2020

V I E W / OPENWORK a focus on painting – curato da Simone Camerlengo 

Monitor Rome, Palazzo Sforza Cesarini, via Sforza Cesarini 43a, Roma

Orari: da martedì a venerdì 13 – 19 / sabato su appuntamento

Info: monitor@monitoronline.org +39 06 39378024

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