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Viaggio tra pietra e mare nei territori della Planargia: ISCRA, a Nuoro
Mostre
Una pietra cilindrica, sbozzata, ruvida e scura, giace al centro degli spazi espositivi del progetto ISCRA, al piano terra del Museo MAN di Nuoro. Sembra viva, respira; i segni degli scalpelli, insieme ad alcune incisioni lineari, probabilmente fresate da una lavorazione a macchina, appaiono come branchie sopra questo gigantesco totem curvo al centro della sala, ancestrale, ricco di valenze simboliche, emanante una potente energia magnetica.
La pietra, concepita come opera d’arte da Carmelo Logias, appare come un grande menhir disteso. È il basalto di Suni, la pietra per eccellenza della regione della Planargia, che, sin dalla preistoria, veniva utilizzata per costruzioni, per creare strade e infrastrutture, templi sacri e abitazioni. È questo il materiale che ‘ISCRA – Flotta culturale del Mediterraneo’ ha esplorato per più di un anno, grazie a un lavoro congiunto e diffuso sul territorio. Nato da un’idea dell’artista Leonardo Boscani e da un protocollo di intesa a più voci, firmato dal MAN di Nuoro, dall’Accademia di Belle Arti “Mario Sironi” di Sassari, dall’Unione dei Comuni della Planargia, dal Comune di Flussio, dall’Associazione Marco Magnani, dall’Associazione Cosinzu de Isciareu di Flussio e dall’Ecomuseo del mare e dell’acqua di Sassari; il tutto con il contributo e il supporto della Fondazione di Sardegna. «Per gli obiettivi del MAN è fondamentale – racconta la direttrice Chiara Gatti – mantenere una presenza che sappia coniugare il locale con il globale: da un lato dedicando attenzione ai progetti geograficamente vicini, legati al territorio sardo, dall’altro aprendosi ai temi più ampi e universali».

ISCRA esplora con grande attenzione questa regione nord-occidentale della Sardegna e ne coglie le caratterizzazioni naturali, le trasformazioni urbane ed economiche, e le storiche lavorazioni artigianali. Nel primo ambiente, il collettivo Check Point Charlie raccoglie tracce sulle strade e sui sentieri della Planargia, con un interessante lavoro di ricerca in negativo sulla ferrovia Bosa-Macomer. Sulla destra, Maria Antonietta Sechi, con Costellazioni, esplora la lavorazione dell’asfodelo, pianta che storicamente veniva intrecciata per la produzione di cesti e manufatti d’uso quotidiano, oltre a dare un miele aromatico e amaro, tipico della tradizione sarda. Qui l’asfodelo diventa una costellazione, meridiana guida ideale per i movimenti all’interno della mostra. Nell’ambiente centrale, gli allievi e i docenti del Dipartimento Arti visive dell’Accademia di Belle Arti “Mario Sironi” incidono «impronte, passi, nuove transumanze» sulla pietra, evocando memorie storiche rimaste imperiture nel tempo e ridando voce a un passato che ancora pulsa sotto la superficie.
Nell’ultimo ambiente, un video realizzato dal Dipartimento Arti applicate della Scuola di Cinematografia Documentaria racconta, con Plancia navicella, un viaggio che si fonde con la ricerca sonora del sound designer Alfredo Puglia sui territori montuosi della regione. I fotogrammi in bianco e nero di Plancia navicella, che mostrano il profilo della Planargia visto dal mare, si intrecciano con il suono crudo e metallico dello scalfire la pietra. Visione e rumore diventano così un unico linguaggio, capace di restituire appieno un territorio di mare e di fuoco, di pietra lavica e di artigianato. Un paesaggio che sopravvive alla storia e che continua a offrirsi come terreno di indagine, scoperta e sperimentazione per le nuove generazioni di artisti.















