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10 grandi musei che hanno aperto nel 2025 in tutto il mondo
Musei
di Zaira Carrer e Paola Pulvirenti
Dalle aperture di grandi spazi espositivi nel Medio Oriente — oggi sempre più centrale nelle geografie dell’arte —, alla nascita di nuovi poli dedicati alla fotografia in Europa e Asia, fino alla valorizzazione di collezioni private storiche che diventano patrimonio pubblico, il panorama dei musei, nel 2025, si è arricchito di progetti ambiziosi e innovativi. Tra architetture firmate da grandi studi internazionali e una rinnovata attenzione alla partecipazione del pubblico, proponiamo qui una panoramica delle inaugurazioni più significative del 2025, in tutto il mondo.
MACAM, Lisbona
Nel 2025 Lisbona ha accolto l’apertura del MACAM – Museu de Arte Contemporânea Armando Martins, nuovo museo nato dalla collezione privata dell’imprenditore portoghese. Il MACAM, che ha sede nel Palácio dos Condes da Ribeira Grande, una residenza del XVIII secolo tra i quartieri di Alcântara e Belém, si distingue per un modello che integra spazi espositivi e struttura alberghiera, affiancando all’esperienza museale quella dell’ospitalità con le sue con 64 camere d’albergo. Alla struttura storica si affianca la nuova ala contemporanea, caratterizzata da una facciata rivestita di azulejos tridimensionali realizzati dalla ceramista portoghese Maria Ana Vasco Costa: un ampliamento che ha permesso di ricavare 2mila metri quadrati di spazi espositivi, un auditorium, un ristorante, una caffetteria e un art bar ospitato in un’antica cappella.
La collezione comprende opere di artisti portoghesi e internazionali dal secondo Novecento a oggi, con particolare attenzione alla produzione contemporanea. Il museo propone infatti un programma di mostre temporanee e allestimenti a rotazione, pensati per valorizzare nel tempo i diversi nuclei della raccolta.

V&A East Storehouse, Londra
Nel 2025, Londra ha visto l’apertura del V&A East Storehouse, il nuovo polo del Victoria and Albert Museum nell’area dell’ex Olympic Park, inserito all’interno del progetto di rigenerazione urbana di East Bank. Più che una sede espositiva tradizionale, lo Storehouse nasce come deposito aperto al pubblico, concepito per rendere accessibili oltre mezzo milione di opere e oggetti delle collezioni del museo, normalmente conservati lontano dagli spazi visitabili. Il progetto architettonico, firmato da Diller Scofidio + Renfro, è organizzato come un grande ambiente attraversabile, in cui scaffalature e opere convivono senza che incomba una gerarchia prestabilita.
Con i suoi 16mila metri quadri e oltre 250mila oggetti e 350mila volumi, accanto ai percorsi liberi, il museo prevede spazi di consultazione, aree per lo studio e ambienti dedicati alla conservazione e al restauro. Un ambiente che trasforma il ruolo stesso del visitatore, non più spettatore passivo ma protagonista della propria esperienza. Dopo l’apertura dello Storehouse, il progetto V&A East continuerà a espandersi nel 2026 con il secondo polo del progetto, il V&A East Museum, che esplorerà il potere trasformativo della creatività e del making.

Sonnabend Collection, Mantova
Guardando all’Italia, a novembre di quest’anno è avvenuta invece l’inaugurazione della Sonnabend Collection di Mantova. Ospitato nel rinnovato Palazzo della Ragione e posto sotto la direzione di Mario Codognato, il museo raccoglie una delle collezioni private più influenti del Ventesimo secolo: quella di Ileana Schapira Sonnabend e del marito Michael Sonnabend.
In esposizione, sono presentati capolavori della Pop Art e dell’Arte Povera, con opere di Jasper Johns, Robert Rauschenberg, Roy Lichtenstein, Andy Warhol, Michelangelo Pistoletto, Mario Schifano, Jannis Kounellis, Bruce Nauman, Anselm Kiefer, Jeff Koons e molti altri, in un percorso articolato in 11 sale che permette una piena immersione nella ricerca di quegli artisti che hanno segnato tanto la biografia di Ileana Sonnabend quanto la storia dell’arte contemporanea del secondo Novecento.

Photo SeMA, Seoul
Passiamo ora in Corea del Sud, dove, nel 2025, è stato inaugurato il primo museo pubblico interamente dedicato alla fotografia. Si tratta del Museo di Fotografia di Seoul, noto anche come Photo SeMA e situato nel quartiere Dobong-gu, nella parte nord-orientale della capitale coreana.
Il museo, la cui iconica architettura è stata sviluppata dagli studi Jadrich Architektur e 1990 Urban Architecture, si estende su oltre 7.000 metri quadrati e nasce con l’obiettivo di valorizzare la fotografia come linguaggio artistico e culturale, diventando un punto di riferimento per il panorama asiatico. Ad aprire la programmazione sono due mostre: Storage Story, che indaga la storia e l’identità del luogo attraverso opere commissionate a sei artisti contemporanei, e The Radiance: Beginnings of Korean Art Photography, dedicata alle origini della fotografia artistica coreana del Novecento a partire dalla collezione permanente. Quest’ultima raccoglie oltre 20.000 opere e materiali d’archivio acquisiti dal SeMA negli ultimi dieci anni.
Accanto alle esposizioni, il museo propone programmi pubblici, attività formative e spazi dedicati alla pratica fotografica, configurandosi come un centro attivo di produzione, ricerca e condivisione culturale.

Fondation Cartier, Parigi
Tra le tante grandi aperture vi è anche quella che, in realtà, è una ri-apertura. A ottobre, ha infatti riaperto a Parigi, nella sua nuova sede di Place du Palais-Royal, l’iconica Fondation Cartier. Ospitata in un ex edificio dei Grands Magasins du Louvre, la sede è stata ripensata da Jean Nouvel, che introduce uno spazio espositivo radicalmente flessibile, articolato in piattaforme mobili e grandi aperture sulla città. Dopo oltre quarant’anni di attività, l’istituzione fondata nel 1984 inaugura così una nuova fase della propria storia, riaffermando la sua vocazione internazionale e sperimentale.
A inaugurare il nuovo corso della fondazione è la mostra-manifesto Exposition Générale, che riunisce quasi 600 opere di oltre 100 artisti attivi dagli anni Ottanta a oggi. Il progetto ripercorre la storia e l’identità della Fondation, intrecciando monografie e nuclei tematici dedicati ad architettura, scienza, tecnologia e forme viventi: un ritorno, insomma, che rilancia la vocazione sperimentale dell’istituzione nel cuore di Parigi.

Grand Egyptian Museum, Giza
Dopo anni di attesa – due decenni di rinvii, rivoluzioni, pandemia e riassestamenti – nel 2025 il Grand Egyptian Museum ha finalmente aperto al pubblico le proprie porte. Il museo, che si estende per circa 486mila metri quadri e che è stato ribattezzato “quarta piramide”, è stato progettato dallo studio irlandese Heneghan Peng Architects, che ha vinto il concorso globale indetto dal governo egiziano nel gennaio 2002, e si colloca in una posizione liminale fra Giza e il Cairo.
Il percorso museale si sviluppa su una superficie imponente e accompagna il visitatore attraverso le diverse fasi della storia faraonica, dalle origini fino al periodo greco-romano, con un criterio espositivo che segue un percorso cronologico. Al centro del progetto espositivo c’è la presentazione completa del corredo funerario di Tutankhamon che, insieme agli oltre centomila reperti, costituisce un patrimonio immenso e inestimabile.

Nederlands Fotomuseum, Rotterdam
Il Nederlands Fotomuseum ha inaugurato la sua nuova sede a Rotterdam, segnando un passaggio decisivo per una delle principali istituzioni europee dedicate alla fotografia. Il trasferimento in uno spazio più ampio e visibile ha consentito di valorizzare una collezione che supera i 6,5 milioni di oggetti e una lunga tradizione di tutela del patrimonio fotografico olandese.
L’edificio, originariamente un magazzino del caffè costruito all’inizio del secolo scorso, è stato restaurato dagli studi RENNER HAINKE WIRTH ZIRN ARCHITEKTEN e WDJARCHITECTEN, che hanno enfatizzato la verticalità del complesso e aggiunto due piani coronati da una facciata semi-trasparente.
Il cuore del museo si articola tra i depositi climatizzati e i laboratori di restauro, collocati su due piani e visibili al pubblico grazie a delle pareti in vetro: una scelta progettuale che permette di rendere “trasparente” il lavoro di conservazione, dai dagherrotipi alle stampe contemporanee. Il museo rappresenta infatti uno snodo cruciale per comprendere l’evoluzione dell’immagine, dal XIX secolo a oggi, ponendo attenzione sia alla storia della fotografia sia ai linguaggi visivi del presente, con un patrimonio destinato a raggiungere 7,5 milioni di immagini entro il 2028.

Lawh Wa Qalam: M. F. Husain Museum, Doha
Abbiamo parlato più volte di come il panorama culturale del Qatar —e del Medio Oriente in senso più ampio— stia attraversando una fase di profonda trasformazione, diventando sempre più centrale nelle geografie internazionali dell’arte. A rendere evidente questo fermento contribuiscono anche le aperture di nuovi musei e istituzioni di grande scala.
Tra questi si inserisce il Lawh Wa Qalam: M. F. Husain Museum, il nuovo museo di Doha interamente dedicato a Maqbool Fida Husain, figura cardine della modernità artistica indiana e protagonista di una ricerca capace di attraversare culture, linguaggi e media diversi. Con una superficie di oltre 3.000 metri quadrati, il museo accoglie una collezione permanente ampia e articolata, che ripercorre l’intera parabola creativa dell’artista: dai dipinti ai film, dalle installazioni agli arazzi, fino ai testi poetici.
Particolarmente significativo è il progetto architettonico, che prende le mosse da uno schizzo realizzato dallo stesso Husain, trasformando un’intuizione artistica in spazio espositivo concreto. Fondatore del Progressive Artists Group nel 1947, Husain ebbe un ruolo determinante nel rinnovamento dell’arte indiana del dopoguerra, prendendo le distanze tanto dall’accademismo quanto dalla nostalgia miniaturista, e affermandosi come sperimentatore instancabile di linguaggi e media.

Zayed National Museum, Abu Dhabi
Nel 2025 anche una delle più imponenti architetture museali degli ultimi anni conferma il crescente ruolo del Medio Oriente nel panorama culturale globale: lo Zayed National Museum di Abu Dhabi ha ufficialmente aperto al pubblico, diventando il fulcro simbolico del Saadiyat Cultural District. Il museo racconta la storia della nazione attraverso la figura di Sheikh Zayed bin Sultan Al Nahyan, padre fondatore degli Emirati Arabi Uniti.
Firmato da Norman Foster (Foster + Partners), l’edificio è dominato da cinque torri in acciaio che si innalzano come ali di un falco in volo, esplicito omaggio a uno degli animali simbolo della cultura emiratina. Ma il progetto va oltre la suggestione visiva: le “ali” funzionano come camini di ventilazione naturale, parte di un sistema passivo di raffrescamento che richiama tecniche tradizionali reinterpretate in chiave contemporanea.
L’apertura dell’istituzione è accompagnata poi dal programma di eventi pubblici Deep Roots and Everlasting Legacy, che animerà il museo fino a fine anno.

Dib Bangkok, Bangkok
La Thailandia ha inaugurato proprio nel dicembre 2025 Dib Bangkok, il primo grande museo d’arte contemporanea di livello internazionale del Paese. Il progetto nasce dall’iniziativa del collezionista e imprenditore Petch Osathanugrah ed è stato portato a compimento dal figlio Purat Osathanugrah, che ha guidato la trasformazione dell’edificio industriale degli anni Ottanta in un’istituzione museale aperta al pubblico.
Lo spazio – ripensato da Kulapat Yantrasast e wHY Architecture, in collaborazione con lo studio thailandese Architects 49 e sotto la direzione artistica di Miwako Tezuka – segue un percorso ascensionale ispirato al concetto buddhista di illuminazione e si sviluppa su tre livelli espositivi, alternando ambienti di forte impronta industriale a sale più luminose, pensate per ospitare installazioni e opere di grande formato.
La collezione permanente comprende oltre mille opere di più di duecento artisti, tra nomi della scena tailandese e protagonisti del panorama internazionale, con lavori che spaziano dagli anni Sessanta alle pratiche contemporanee.













