24 febbraio 2020

Da Ferrara a Rovereto: l’implacabile ricerca di incarichi di Vittorio Sgarbi

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A Ferrara un altro "caso Sgarbi", tra mostre della Fondazione Cavallini-Sgarbi al Castello Estense e la presidenza di Ferrara Arte

Sgarbi Ferrara
Il Castello Estense di Ferrara, courtesy Ferrara Terra e Acqua - Portale turistico ufficiale della provincia di Ferrara

Dopo l’annuncio della propria carica di direttore al Mart, c’è anche la bufera a Ferrara. La causa? Una mostra della collezione privata del critico-show man, con un bel ricavo.

Così si legge in un articolo della testata estense.com di Ferrara pubblicato lo scorso 11 febbraio: «Una collezione privata in mostra nel Castello Estense, con tutte le responsabilità e le spese in capo al Comune di Ferrara, che oltre ad aumentare il prezzo di ingresso del principale monumento cittadino (da 8 a 12 euro nelle prime ipotesi) cederà una parte degli incassi all’unico titolare delle opere. La Fondazione Cavallini-Sgarbi, che nella prima metà di giugno inaugurerà l’esposizione in Castello per effetto della delibera approvata dall’amministrazione ferrarese il 28 gennaio. Una mostra che fin dal momento dell’annuncio è stata oggetto di numerose critiche e dubbi, anche da parte dell’ex assessore alla cultura Massimo Maisto che ha accusato il politico e critico d’arte Vittorio Sgarbi di essere portatore di un “gigantesco conflitto di interessi”, essendo contemporaneamente ‘in quota’ all’amministrazione ferrarese (attraverso la lista Forza Italia – Rinascimento) e partner economico del Comune nell’allestimento della mostra, nonché presidente di Ferrara Arte».

Da Ferrara a Rovereto

Da qui si è scatenato il dibattito, tra precisazioni e tentativi di sbrogliare una matassa complessa, che potrebbe finire alla Corte dei Conti.

Staremo a vedere gli sviluppi del caso. Nel frattempo, anche se vanno tenute presenti le differenze tra le due situazioni, non si può non pensare alla notizia di pochi giorni fa secondo cui Vittorio Sgarbi assumerà la direzione artistica del Mart di Rovereto, di cui ricopre già anche la carica di Presidente.
In particolare salta all’occhio che a Ferrara, tra le attuali richieste che potrebbero condurre a sanare la situazione, c’è quella rivolta al sindaco Alan Fabbri di assumere la presidenza di Fondazione Ferrara Arte, incarico attualmente ricoperto da Vittorio Sgarbi dopo che l’ex direttrice, Maria Luisa Pacelli, non era stata confermata nel suo ruolo e non si era provveduto a una nuova nomina per questo ruolo.

Queste situazioni di presumibili conflitti di interesse, accumuli di cariche e via dicendo dicono più sulla situazione della cultura in alcuni luoghi d’Italia e in alcune amministrazioni piuttosto che sulla carriera di Vittorio Sgarbi, il cui amore sfrenato per le cariche (soprattutto in ambito pubblico) è ben nota.

Sgarbi è la figura legata all’arte (senza distinzioni dall’antico al contemporaneo) che gode di maggior notorietà “nazional-popolare” in Italia, raggiunta – non solo, ma in gran parte, soprattutto negli anni recenti – con i famigerati atteggiamenti aggressivi e offensivi tenuti in trasmissioni televisive. Atteggiamenti spesso meglio e più ampiamente conosciuti della sua attività legata all’arte.

Mille e una carica

La smania di Sgarbi per l’accumulo di cariche, da quelle politiche a quelle museali, dalle ospitate in tv al presenzialismo a oltranza, si sposano perfettamente con la volontà delle amministrazioni pubbliche di usare l’Onorevole Sgarbi come “frontman” dai grandi numeri, capace di buttare sotto i riflettori qualsiasi museo o istituzione in cui assuma un qualche incarico, o dove curi una qualunque mostra.

Tante sono le domande che sorgono di fronte alle situazioni di questo genere: come può Sgarbi gestire tanti incarichi, ruoli, attività scientifiche contemporaneamente e in modo adeguato? Non sarebbe il caso di operare delle scelte? Così come sarebbe interessante comprendere le valutazioni fatte dalle amministrazioni che hanno conferito (e continuano a conferire) incarichi a Sgarbi: si tratta di effettive analisi della sua attività scientifica e su come ha ricoperto ruoli precedenti o di altro genere di valutazioni?

Quanto influisce su queste scelte la diffusa opinione di Sgarbi come “uomo di cultura” più “appetibile” rispetto agli stereotipi dell’uomo di cultura noioso, pedante, politically correct, e l’idea di museo come luogo ingessato, “vecchio” e quasi un peso per le amministrazioni? Meglio dunque il curatore dall’atteggiamento “macho” e che promette mostre blockbuster dal sicuro afflusso di pubblico (non a caso le future proposte di Sgarbi per il Mart sono mostre su Klimt e Banksy, promessa, quest’ultima, anche a Ferrara, stando a L’Estense)?

D’altronde però, per qualcuno, Sgarbi ha curato anche la Biennale di Venezia, senza sapere distinguere tra quella che è l’intera biennale, e il Padiglione Italia. Chi vivrà, vedrà.

 

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