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È arrivato a tarda sera, in un’orario insolito e senza dichiarazioni né enfasi, l’annuncio delle nomine dei nuovi direttori dei musei statali di prima fascia. Un comunicato asciutto ha ufficializzato le prime cinque designazioni da parte del ministro Alessandro Giuli, che ha scelto tra le terne proposte dalla commissione di selezione. D’altra parte, Giuli aveva già espresso in maniera piuttosto rumorosa, nell’intervista poi non pubblicata dal Corriere della Sera, la propria insoddisfazione per i nomi proposti dalla commissione, addirittura ventilando l’opportunità di rifare il bando.
I nuovi direttori dei musei di prima fascia
Eppure le scelte sono ora definitive. A dirigere il Parco Archeologico del Colosseo sarà Simone Quilici, architetto e paesaggista, dal 2019 alla guida del Parco dell’Appia Antica, figura esperta nella gestione dei paesaggi culturali e nella valorizzazione dei cammini storici, come la Via Francigena e la Via Appia.

Al Museo Archeologico Nazionale di Napoli arriva Francesco Sirano, già direttore del Parco Archeologico di Ercolano, con una lunga esperienza tra Pompei, la Soprintendenza campana e la tutela del patrimonio vesuviano. Al Museo Nazionale Romano è stata nominata Federica Rinaldi, archeologa in servizio presso il Parco Archeologico del Colosseo, responsabile dell’Anfiteatro Flavio e tra le curatrici del recente riallestimento degli ipogei.
Per la Galleria dell’Accademia di Firenze e i Musei del Bargello, la scelta è ricaduta su Andreina Contessa, già alla guida del Castello di Miramare e della Direzione Regionale Musei del Friuli Venezia Giulia. Storica dell’arte con esperienza internazionale, ha lavorato a Gerusalemme e diretto il Nahon Museum of Italian Jewish Art. Infine, ai Musei Reali di Torino arriva Paola D’Agostino, direttrice del Bargello, storica dell’arte napoletana, con un solido background accademico e professionale in Italia, Regno Unito e Stati Uniti.

Come funziona l’iter di selezione
Il processo di selezione per i direttori dei musei di prima fascia si articola in più fasi, pensate per valutare tanto le competenze manageriali quanto la visione culturale dei candidati (ne scrivevamo più diffusamente anche qui).
Dopo la chiusura del bando, la Commissione incaricata – che in questo caso era composta da Elena Tassi, Caterina Cittadino, Cécile Evers, Raffaella Saporito e Alessandro Zuccari – esamina i curricula per ciascun istituto e individua una rosa di circa dieci candidati. A questi viene chiesto di sostenere un colloquio individuale, nel corso del quale sono chiamati a illustrare il progetto di direzione per il museo, approfondendo le proprie competenze e il percorso professionale. Oltre alla competenza storico-artistica o archeologica, il profilo richiesto è quello di un dirigente a tutto tondo, capace di orientarsi tra bilanci pubblici, progettazione europea, relazioni istituzionali e gestione amministrativa.
Al termine dei colloqui, la Commissione propone una “terna” ristretta di tre nomi per ciascun museo, lasciando al Ministro della Cultura – o al Direttore generale Musei, se delegato – la scelta finale, basata sui giudizi della Commissione ma non vincolata a essi.