09 maggio 2006

fino al 2.VI.2006 Piero Gatto – Catus major Napoli, Mimmo Scognamiglio

 
La surreale costellazione del Catus major è tra tutte la più acuta e audace. Permette di percorrere un viaggio spazio-temporale all’insegna della conoscenza. Una mostra coinvolgente e spigolosa. Ma non solo...

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Mosso il primo passo all’interno della galleria il visitatore percepisce immediatamente la presenza di un’altra dimensione, e sin da subito adopera dialetticamente il corpo e la mente nella captazione di questa irrealtà.
Su neri fogli in polionda troneggiano le costellazioni, raffigurate attraverso doppi metri gialli e bianchi: lanimale temporale, 200 cm di tempo, la stella deambulante, il navigante, il volante, la notte dei tempi, e il catus major. Sette rappresentazioni, in tutto, nelle quali è racchiuso l’intero universo. La loro iconografia infatti è tale da riportare alla mente forme antropomorfe, animali ed oniriche che completano a 360 gradi il campo delle conoscenze umane. L’uso di familiari doppi metri in vetroresina permette così di misurare questo cosmo irreale.
I quadri scuri si legano cromaticamente col manto bituminoso collocato sul pavimento che a sua volta lega con prepotenza ogni nostro passo ad esso per un effetto continuo di incolla/scolla. Si prosegue attraverso le sale della mostra infastiditi dall’odore chimico del pavimento in bitume e ritmati dal rumore generato dai passi. Ma non è tutto. Contemporaneamente si ascolta un nuovo rumore generato dal calpestio di una delle sculture di comete fatte in carta di giornale. Le comete, sparpagliate in modo caotico in seguito ad una pioggia stellare, vengono ulteriormente spostate a suon di calci, dati involontariamente dal visitatore, ma preventivamente architettati dall’artista.
Piero Gatto vuole coinvolgere il fruitore, rendere la mostra interattiva in tutti i sensi.
Attraverso le sculture in carta si percorre anche un viaggio iconografico. Sopra di esse infatti sono raffigurate l’icona della fede (immagini del Cristo e del Buddha), dell’intelletto (Einstein), della disperazione (un bimbo del terzo mondo). Primeggia in modo particolare l’icona della bellezza, raffigurata in questo caso da star degli anni ’50/’60 che fanno concorrenza all’Antinoo o qualsiasi altra classica idealizzazione del bello.
Piero Gatto, Animale temporale, doppio metro in vetroresina e foglio in polionda
L’esposizione si completa con la rappresentazione della nebulosa NGC6845 (vicino la quale l’artista immagine essere la costellazione virtuale del Catus Major) nota come “occhio del gatto”. L’artista la raffigura attraverso un olio dalla forma ovale al cui centro, in un cerchio più piccolo, spicca un occhio umano, di donna. La nebulosa gode di una doppia rappresentazione, infatti oltre all’olio dai colori decisi e smaltati è presente un omonimo video dal sapore monocromatico. Nel filmato si assiste in diretta alla pioggia di comete di carta. Mentre si concretizza un evento drammatico dove le piccole comete vengono schiacciate da quelle più grosse generando un fragore destabilizzante, quasi apocalittico, la telecamera scorre all’interno di un ambiente sostanzialmente bianco, rasserenante e familiare.
Ancora una volta l’artista ci guida in modo rassicurante verso la percezione di uno spazio sconosciuto e ancora una volta, sul più bello, ci desta da questo percorso onirico, stavolta con suoni fastidiosi. La mostra dunque, se da un lato consente un’intellettiva fruizione dello spazio, dall’altro lo nega. Come se durante una corsa, giunti quasi alla meta, qualcuno all’improvviso ci facesse lo sgambetto. Ma in fondo il latino ci insegna che catus significa non solo acuto e spigoloso, ma anche furbo.

luigi rondinella
mostra visitata il 27 aprile 2006


Dal 27 Aprile al 2 Giugno 2006
Mimmi Scognamiglio Arte Contemporanea, Via Mariano D’Ayala 6 – 80121 Napoli, Italia – T. +39 081 400871 – F. +39 081 2520595 – info@mimmoscognamiglio.comwww.mimmoscognamiglio.com – dal lunedì al venerdì dalle 10.30 alle 13.30 e dalle15.30 alle 19.00
(possono variare, verificare sempre via telefono) – ingresso libero


[exibart]

5 Commenti

  1. Gatto in latino è feles-is ma è anche possibile trovare catulus-i che significa, tra le varie cose, cucciolo di gatto.
    In ogni modo l’aggettivo catus-a-um (furbo, accorto…) di cui parlo nell’articolo, si sposa amabilmente con le impressioni da me provate nel percorso espositivo ecco perchè l’ho preferito, anzi di più, l’ho usato come chiave di lettura. Tra l’altro la nebulosa NGC6845 trattata dall’artista è detta “occhio del gatto” e mi sembrava banale fermarsi lì… non trovi?
    Comunque grazie per l’annotazione, ciao.

  2. La nebulosa Occhio di gatto ( Cat’s eye Nebula : Draco Constellation RA 17h:58.6m ; dec. 66° 38.6′) è la NGC 6543 ( Encyclopedia of Astronomy and Astrophysics edita da “NATURE MAGAZINE” pg. 547)

  3. Pochi semplici elementi per una mostra emozionante.
    “ The day after”.. cosa resta quando ogni forma di vita è ormai scomparsa ?
    Uno Spazio senza tempo in cui nulla accade perché tutto è già successo.
    Restano tracce, segni , elementi -e quindi- deduzioni , ipotesi, interrogativi.
    Personaggi noti e meno noti della storia dell’umanità ridotti in pietre – sguardi immobili ma espressivi – macchie di colore sul nero asfalto .
    Tutto intorno, in alto.. qualcosa ci induce a riflettere sulla “grandezza delle cose” :
    una stella, un uccello, una nave, … disegni diversi ma “della stessa misura”.
    Bravo Gatto.

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