21 ottobre 2004

fino al 20.XI.2004 Paolo Gonzato – Smoke Rings Napoli, T293

 
Anelli di fumo su sacchetti di plastica lucidi e brillanti. Bruciature come un pattern seducente, per una materia in declino. Ma anche ossessione e coazione meccanica. E il gesto come vuoto automatismo. Per scandire il ritmo dell’esistenza…

di

Centinaia di bruciature di sigaretta lacerano la sottile superficie di fogli di polietilene colorati. Il contrasto tra l’origine volgare di un materiale che è un po’ l’emblema della società dei consumi e la sua superficie lucida e brillante, colorata in rosa, oro, argento e nero, rivela l’audace tentativo di sublimare una materia destinata, altrimenti, al decadimento inarrestabile. Gli Smoke Rings di Paolo Gonzato (Busto Arsizio, 1975. Vive a Milano), ad un primo sguardo ripetitivi e vuoti di significato, rivelano livelli di lettura differenti a seconda che si concentri l’attenzione sulla materia o sul gesto. La plastica bruciata fa pensare alle combustioni di Alberto Burri, ma la lacerante sofferenza delle superfici dell’artista umbro, diviene qui iterazione ordinata e calcolata di un unico gesto, che allontana ogni velleità espressionista.
Dopo aver sperimentato lo stesso materiale in mostre e progetti più articolati, che ripercorrevano temi come la dualità segreta della realtà (Reflected landscape), lapaolo gonzato propagazione dell’ego (The sound of ego) e l’universo intimo (Private garden), ora l’artista riduce drasticamente i propri strumenti linguistici. Il foglio di polietilene diviene luogo in cui il gesto della bruciatura si fa segno ossessivamente ripetuto, minimale e autoreferenziale. Ne scaturisce un lavoro analitico e simmetrico, scandito da un ritmo regolare. Ma la ripetizione meccanica del gesto ha i tratti della coercizione. Il gesto umano è svuotato di significati. La creatività azzerata. La freddezza della ripetizione tende al raggiungimento di un’armonia che è solo formale e che maschera una evidente nevrosi.
Il gesto-segno si propaga con ritmo incessante prima all’interno di ciascuna opera e poi, da un’opera all’altra, negli ambienti della galleria. Ma il gesto meccanicamente ripetitivo quasi innaturale, si contrappone alla scansione temporale lenta, che detta il ritmo naturale del fare manuale. Questa stessa dedizione alla lentezza del lavoro manuale caratterizzava i Patchwork di polietilene cuciti pazientemente a mano e gli strati chilometrici di nastro avvolto su se stesso (The sound of ego). Ma mentre nei lavori precedenti l’artista procedeva per aggiunta e composizione dei frammenti di plastica, puntando a rappresentazioni più complesse, ora opera all’opposto. Invece di aggiungere, sottrae impietosamente materia, bruciandola, alla ricerca di una struttura elementare da preservare dal declino. Un’essenza che il gesto per così dire anti-demiurgico -che non crea ma distrugge materia- è chiamato a salvare.

francesca boenzi
mostra visitata il 12 ottobre 2004


Paolo Gonzato – Smoke rings
T293 – Via Tribunali 293 (centro storico) 80128 Napoli
Dal martedì al sabato, 16 – 20
Tel. e fax 081295882 – www.t293.it  – info@t293.it  


[exibart]

10 Commenti

  1. Più che scandire il ritmo dell’esistenza…questi lavori scandiscono solo un gesto, tra l’altro, esagerato! Per niente seducenti le superfici.
    La solita operazione sintetica e pseudo-gestuale.
    Eppure a Napoli, recentemente, ci sono mostre molto più interessanti di questa!
    Vedere per credere.

  2. Gentile theblueraven, guarda che lo hanno capito tutti chi sei.
    Ti inviterei, pertanto, ad essere più cauto con i tuoi commenti (oppure a firmarti con il tuo vero nome in caso di necessità).
    Non buttiamo a mare tutto il lavoro fatto solo per qualche piccola ingenuità transitoria.

  3. Molto semplice risalire a lui, è talmente “stupido” da lasciare delle tracce talmente evidenti nei suoi passaggi exibartiani che crede di nascondersi dietro un dito. Critica il 90% delle mostre tranne pochissime…risalire ai suoi commenti per credere. Guarda che ti ridono dietro.
    Ma sei tanto invidioso del lavoro degli altri napoletani? E poi che razza di critiche fai? Ma studia un po’ di storia dell’arte invece di sfogliare le solite riviste trendy!E se tu avessi le “palle” firmeresti a tuo nome e ti assumeresti le tue responsabilità di “pseudo intenditore”…

  4. Comunque il raven ha ragione. Se vedi un solo lavoro di Gonzato è OK, se li vedi tutti insieme, dopo la mostra hai bisogno di un antidepressivo. Preferivo i lavori della sua prima mostra allo studio legale di Caserta. Il suo è stato un cambiamento troppo rapido per essere naturale. Forse mi sbaglierò, ma le sue ultime scelte mi son sembrate studiate a tavolino.

  5. Perchè in genere un artista dovrebbe ragionare al bagno? Stento a credere che esistano ancora certi luoghi comuni e certe tare mentali! Solo quello che è studiato a tavolino e viene dall’estero è degno di considerazione, vero? ed é proprio vero che si da il pane a chi non ha i denti…

  6. Leggendo qualcuno dei commenti,vari fra questi, mi chiedevo tali travasi di bile a cosa fossero dovuti…
    poco sesso? probabilmente. Bè, magari scopare di più, o meglio, potrebbe essere un buon antidoto per evitare approcci aggressivi o superficiali. Sarebbe forse opportuno legger realmente il lavoro di un giovane artista il cui percorso è in coerente,brillante a mio avviso, crescita. E’ triste non avere nè gallerie nè nulla da fare la sera, ma che orrore prendersela con chi lavora con impegno
    e passione!

  7. Brava Sonia di Cagliari, hai colpito nel segno ! Purtroppo la maggior parte delle persone non hanno abbastanza sensibilità per saper leggere un lavoro così sottile e intelligente….

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