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Maestà Regia. Quando l’Arte entra a Palazzo
napoli
Una sorta di palinsesto scritto più volte e periodicamente rinnovato. Dalla residenza reale a Museo, da un centro politico e amministrativo dei Borboni per eccellenza a “luogo e macchina di cultura”. All’inizio questa residenza non era stata pensata come luogo destinato a ospitare…
Il Percorso A comprende la visita agli Appartamenti Storici con le tre prime Anticamere destinate alle funzioni di rappresentanza. Segue il lato dell’Ottocento e quello del Settecento detto anche “Appartamento Vecchio” nelle cui retrostanze è esposta una parte della Collezione Terrae Motus. Per quando riguarda la visita alla Pinacoteca sono state approntate due ali completamente riallestite; nell’ala sud sono esposte le pitture di paesaggio mentre nell’ala nord è collocata la ritrattistica reale a partire dai Fasti Farnesiani per complessivi 260 opere presenti. Nella Pinacoteca bisogna segnalare le opere di qualità di Girolamo Pompeo Batoni, Jacob Philipp Hachert e i dipinti di Antonio Joli con diverse vedute e capricci di grande interesse artistico. Il Percorso B si snoda attorno la “Quadreria. Dipinti inediti dai depositi”, allestita al piano terra del secondo cortile. Infine, vi è il percorso che prevede su prenotazione la visita alla volta ellittica e agli spazi dei sottotetti. Anche il Percorso D, cosiddetto “Arti Decorative a Palazzo” situato nel secondo piano del palazzo è visitabile dopo aver fatto il Percorso C o direttamente dal Vestibolo Superiore.
Il Museo della Reggia di Caserta è frutto di una lunga serie di allestimenti che iniziarono nei primi decenni del Novecento (1919), da quando il Reale Palazzo venne dismesso dal patrimonio della Corona di Casa Reale Savoia per divenire parte del patrimonio dello Stato d’Italia. La Reggia cessò in quel momento di essere “Casa del Re” per divenire “Museo Storico” a tutti gli effetti. Nel successivo passaggio dallo Stato Unitario d’Italia del regno di Monarchia a quello di Repubblica, nel 1946, il patrimonio mobile subì una imprevedibile dismissione. Il nuovo Stato Repubblicano aveva urgente bisogno di arredi per le diverse sedi ministeriali e di rappresentanza sia in Italia che all’estero con la conseguente dislocazione e dispersione degli “oggetti di arredo” della Collezione Regia. Praticamente, una tragica e beffarda disfatta. Nonostante gli sforzi e le buone intenzioni di alcuni solerti dirigenti della Soprintendenza, la Reggia di Caserta ha un urgente problema ancora non pienamente risolto: mancano gli spazi per esporre la collezione Regia al completo assieme alla Collezione “Terrae Motus” di Lucio Amelio. La Reggia di Caserta comprende in tutto 1200 stanze, tuttavia, una parte consistente e ancora destinata ad ospitare, non sappiamo a quale titolo, la Scuola Specialisti Aeronautica Militare di Caserta che occupa una buona parte del Complesso Monumentale Vanvitelliano. Permane l’impossibilità di esporre tutte le opere e gli oggetti in archivio della collezione con un’area museale decisamente insufficiente, basta pensare che delle 71 opere della Collezione Lucio Amelio sono visibili circa una metà dei lavori che periodicamente vengono fatti ruotare, come stabilito dal lascito del gallerista e mecenate napoletano, con una continua e sofferta movimentazione delle rispettive opere. Inoltre, una parte delle opere in deposito si è deciso di esporle all’interno delle sale destinate alla Soprintendenza casertana. Tutto ciò
non giova affatto a dare lustro a questa magnifica raccolta d’arte contemporanea. Si dovrebbe liberare gran parte delle sale date in concessione e più volte richieste per avere spazi indispensabili per completare nel modo più degno il museo della Reggia di Caserta. Nonostante l’annoso problema degli spazi, dei pochi finanziamenti destinati a far funzionare tale importante complesso, vi sono funzionari della Soprintendenza, come Ferdinando Creta, che nonostante gli impedimenti e le difficoltà, con amore e completa dedizione seguono il corso degli eventi manifestando però un certo rammarico per i problemi che attanagliano il sistema gestionale della Reggia di Caserta. Infine, non possiamo dimenticare di annotare le grandi qualità di Luigi Vanvitelli artista ricercato che operò tra il 1752 alla morte (1773), dedicandosi a tempo pieno a tale monumentale e faraonica costruzione. Da subito si era pensato di creare una capitale amministrativa del Regno con un nuovo palazzo, La Reggia appunto, prevedendo tutti gli edifici necessari per il governo spostando di colpo la capitale del Regno di Napoli nella pianura casertana. Il progetto fu così audace e grandioso da sfidare persino la residenza di Versailles e quella bavarese di Wirzburg conosciuta e ingentilita anche per i grandi affreschi di Paolo Veronese. Tutto l’impianto compositivo della Reggia è pensato alla grande includendo l’immenso parco, le sculture e i giochi d’acqua. Tutto è magnificamente monumentale e nel contempo geniale che da sola motiva e giustifica una piacevole escursione a Caserta, almeno per qualche ora, a rivivere i fasti gentilizi e la vita ricercata e straordinaria della nobile casata dei Borboni.
a cura di sandro bongiani
fino al 31 dicembre 2011
Maestà Regia. Arte a Palazzo dai Farnese ai Borbone. Il riallestimento delle Collezioni Reggia di Caserta
REGGIA DI CASERTA
Via Douhet 22 (81100)
+39 0823448084, +39 0823220847 (fax)
reggiacaserta@tin.it
www.reggiadicaserta.org
orario: Feriali 9.15-12.45, domenica 9.30-12 e su appuntamento
(possono variare, verificare sempre via telefono)
Martedì chiuso
biglietti: 7 euro
vernissage: 24 marzo 2011. ore 10.30 per la stampa
genere: arte antica, collettiva















Solo un appunto: a Würzburg ci sono gli affreschi di Giambattista Tiepolo, non mi risulta che Paolo Veronese abbia mai lavorato oltre gli attuali confini italiani…
E’ UN LAPSUS FROIDIANO !!!
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Mario perdonami, hai perfettamente ragione, mi era proprio sfuggito, è Giovan Battista Tiepolo (Venezia, 1696 – Madrid, 1770). Leggo solo ora del tuo messaggio. Di certo è un lapsus froidiano, non a caso la visione di Tiepolo e strettamente connessa alla ricerca di Paolo Veronese.