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In ricordo di Michele Bernardi: l’eredità di un esperto dell’arte della miniatura
Personaggi
Ci lascia prematuramente, a 44 anni, uno dei maggiori esperti e storici dell’arte. Tristemente, ingiustamente. Ma ci lascia anche un tesoro prezioso: la sua storia. Michele Bernardi cresce nel piccolo paese di Berzo Demo, in provincia di Brescia. Il suo primo incontro con l’arte avviene grazie alla sua maestra delle elementari, che gli apre le porte di un mondo incantato attraverso racconti mitologici e poesie.
In questo scambio di suggestioni e immagini, Bernardi inizia ad esplorare l’arte con discrezione, nel silenzio della sua stanza, in un momento tutto suo, intimo e personale. È un ragazzo semplice, senza grilli per la testa. La sua famiglia gestisce un ristorante, e lui sceglie di restare accanto ai genitori per aiutarli. È felice nel suo piccolo mondo, dove lo studio non è un dovere o un percorso da seguire per scopo professionale, ma un piacere privato, un lusso di cui si nutre avidamente.
Bernardi cresce lontano dalle prestigiose scuole d’arte, dai circoli accademici, dai luoghi dove si apprendono tecniche di ricerca e si costruiscono carriere nei musei. Non è un uomo di città. Vive in montagna, passeggia nei boschi, impara a riconoscere il canto degli uccelli, a prenderli con le mani e a far fiorire il suo giardino. Il suo piacere più grande è vivere a modo suo, d’arte e d’amore.
Ed è proprio questo legame con la natura a renderlo così vicino alla sensibilità e alla poesia delle epoche passate. Nei boschi di castagni, nella quiete delle montagne, trova il filo conduttore che affina il suo talento, il suo dono: una straordinaria capacità di percepire l’arte con la stessa sensibilità del tempo in cui è stata creata.

A conquistare il cuore di Michele Bernardi sono le storie segrete dell’arte sentimentale della seconda metà del XVIII secolo, narrate dai minuscoli tratti sapienti dei pittori miniaturisti francesi. In questo linguaggio si identifica, si emoziona, sogna. Dopo aver raccolto tutte le pubblicazioni possibili, inizia una ricerca sul campo: visita antiquari, fiere, mercatini, e poco alla volta costruisce la sua collezione, con l’unico obiettivo di scoprire di più.
In Italia sono pochissimi a conoscere e studiare l’arte del ritratto in miniatura. Nata nel XIV secolo per l’illustrazione dei manoscritti, questa tecnica si è poi evoluta in una forma artistica molto apprezzata tra i reali, raggiungendo il suo apice nel XVIII secolo. In contrasto con i grandi ritratti ufficiali, commissionati per il prestigio pubblico, le miniature divennero il simbolo dell’espressione dei sentimenti più intimi: scambiate come pegni d’amore o d’amicizia, custodivano il ricordo degli affetti, spesso separati dalla distanza o dalle convenzioni sociali.

Queste piccole opere d’arte venivano incorniciate in medaglioni o gioielli e indossate dagli innamorati, custodite gelosamente o sfoggiate con orgoglio, in un modo non dissimile da come oggi conserviamo le immagini dei nostri cari sui telefoni.
I pittori specializzati nel ritratto in miniatura erano spesso artisti affermati, autori anche di opere di grande formato oggi conservate nei più prestigiosi musei del mondo, tra cui il Louvre. Attivi tra il 1760 e il 1850, questi grandi pittori riuscivano a trasporre in formato ridotto tutta la grazia e il virtuosismo dell’epoca neoclassica, operando in un mercato raffinato e fiorente.
Con l’avvento dei dagherrotipi, e successivamente della fotografia, il ritratto in miniatura perse la sua funzione, lasciando spazio a nuove forme di rappresentazione dell’identità e della memoria.
Michele Bernardi, con il suo intuito e la sua passione, riesce a riconoscere e collezionare miniature dei più grandi maestri, ampliando il corpus noto delle loro opere e approfondendo il valore storico di questi ritratti.

Tra le opere della sua collezione figurano capolavori in miniatura di Pierre Chasselat, Jean-Baptiste Jacques Augustin, Jean-Baptiste Isabey, François Dumont, Heinrich Friedrich Füger, Jean-Urbain Guérin, Jean-Antoine Laurent, Marie-Gabrielle Capet, Rosalba Carriera, e molti altri artisti di eccezionale raffinatezza e maestria.
Ma Bernardi non si limita ai grandi nomi. Il suo amore per l’arte e la sua devozione lo guidano verso miniature ritenute anonime o di scuola, quando vi riconosce la cifra stilistica di un autore di talento. Studia, analizza, confronta. E così arriva a un’identificazione straordinaria: attribuisce con certezza una serie di opere a Giuseppe Alessandria, un artista finora sfuggito agli studi accademici. Inizia così a collezionare tutte le opere che riesce a trovare, tra miniature e pastelli, arricchendo il suo patrimonio di conoscenza e ricerca.

Durante la pandemia Michele prende una coraggiosa decisione: quella di lasciare l’attività di famiglia e inseguire i propri sogni. Apre un sito web per esporre la sua collezione e prosegue il suo percorso di studi e ricerca. Il suo dono eccezionale gli consente di identificare un autore con un solo sguardo, anche attraverso il vetro impolverato di una vecchia cornice. Questa capacità lo rende un punto di riferimento come advisor per collezionisti ed esperti d’arte. Le sue scoperte lo portano a entrare in contatto con i più grandi studiosi del settore, catalogando miniature e identificando nuovi autori, di cui raccoglie informazioni, schede e immagini.

Il contributo di Bernardi all’arte è stato immenso. Non solo per le sue scoperte ma per la sua capacità di ascoltare l’eco del passato e restituirlo con passione e dedizione. Oggi il suo lavoro resta, come un filo sottile che lega la memoria alla bellezza.
La sua collezione, custodita con amore, è il suo prezioso testamento e ha il potenziale per diventare un catalogo che non solo documenterà l’arte riscoperta da Bernardi, ma racconterà anche la sua storia, la sua visione e il suo metodo. Un’opera che potrà essere d’ispirazione per tutti coloro che, come lui, non hanno un pedigree da Sotheby’s o Christie’s, ma possiedono qualcosa di ancora più prezioso: il dono della percezione.

Il suo esempio insegna a non farsi intimidire da un mondo elitario, a trovare il coraggio di seguire la propria passione e a guardare oltre. Perché a volte, se si resta puri e si guarda l’arte con il cuore, si legge la storia di cui non c’è traccia, proprio come faceva Michele Bernardi.
