12 agosto 2020

In ricordo di Roberto Janus Gianoglio, sagace critico d’arte, confidente di Man Ray

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Il 18 luglio 2020, all’età di 93 anni, è scomparso Roberto Gianoglio, conosciuto come Janus, penna sagace della critica d’arte e confidente di Man Ray. Il nostro ricordo

Roberto Janus Gianoglio
Roberto Janus Gianoglio ritratto da Andy Warhol

Lo scorso 18 luglio, all’età di 93 anni, si è spento a Torino Janus (29 aprile 1927), alias Roberto Gianoglio, una delle penne più sagaci della critica d’arte.

Chi è Janus

Janus, giornalista, storico e critico dell’arte, ha collaborato per molti anni alle pagine culturali del quotidiano La Gazzetta del Popolo e a quelle del mensile Nuova Società, dove si è occupato anche di critica cinematografica. Ha scritto su varie riviste, tra cui Pianeta, Il Caffè, Graphie – che ha visto nascere e per la quale ha scritto sempre, fino al dicembre 2019 –, il Grandevetro, L’Oracolo, Arte In (con la rubrica L’Elisir del Diavolo). Ha diretto le riviste d’arte: Quinta Parete di Torino, Arte Illustrata di Torino, Quaderni d’Arte della Valle d’Aosta. Dal 1986 al 1995 è stato responsabile dei programmi culturali della Regione Autonoma della Valle d’Aosta, dove ha curato un centinaio di esposizioni e avviato un programma per la costituzione di una Biblioteca d’Arte e di una Pinacoteca d’Arte moderna e contemporanea. Dal 1970 era iscritto all’Ordine Nazionale dei Giornalisti. Parallelamente non ha mai trascurato la sua vena letteraria. Ha sempre rivolto i suoi interessi ai maestri storici del Novecento e ai giovani artisti.

Ha curato numerose esposizioni in Italia e all’estero, tra le quali: Man Ray (Torino, 1969; Ferrara, 1972; New York, 1974; Paris, 1974; Venezia, 1976; Milano, 1977; Stuttgard, 1998; Milano, 1998, Lucca, 2009); Arps, Baj, Bellmer, Berman, Chagall, Dalì, de Chirico, Duchamp, Ensor, Max Ernst, Léonor Fini, Folon, Fornasetti, Gauguin, Grosz, Henricot, Maurice Henry, Isgrò, Allen Jones, Kostabi, Livadiotti, Maccari, Magritte, Manzù, André Masson, Matta, Mirò, Modica, Nespolo, Meret Oppenheim, Severino, Sutherland, Tancredi, Theimer, Tobey, Tommasi Ferroni, Veronesi, Vacchi, Warhol, Zigana, Zattini.

Il ricordo

Ho avuto il privilegio di conoscere Janus sin dal 1993, ai miei inizi, e in tutti questi anni mi è stato maestro e mentore. Sin da giovanissimo Janus frequenta Man Ray, del quale diverrà amico, estimatore e esperto, annoverato fra i più significativi a livello internazionale. Ed è proprio a lui che Man Ray lascerà in eredità, dopo la sua morte, le pagine del romanzo 1944, un’idea di romanzo, incompleto, ma preziosissimo. Saranno pagine date alle stampe successivamente, in anastatica (Cambi editore, 2012), da lui introdotte e tradotte.

Con visione limpida e mente lucidissima Janus ha attraversato un intero secolo occupandosi del lavoro di grandi protagonisti della pittura e della scultura internazionale (da Chagall a Giorgio de Chirico, da André  Masson a Warhol, da Ensor a Duchamp, da Max Ernst a Grosz, da Léonor Fini a Sutherland, da Mirò a Tobey, Baj, Nespolo, ecc.), ma anche di quelli nascosti, più defilati e, magari, dimenticati.

In un recente testo, non a caso intitolato L’altra avanguardia, descrive molto bene il “caso italiano”: «[…] Non esistono soltanto le avanguardie storiche, ma esiste anche un’altra avanguardia sconosciuta, un’avanguardia silenziosa, un’avanguardia che ha espresso altri valori estetici altrettanto alti, un’avanguardia invisibile, talvolta reticente, talvolta ombrosa, talvolta timida, costretta a vivere in una zona marginale, nell’ombra e nella diffidenza, considerata talvolta retrograda, perché non aveva aderito ai grandi movimenti storici dell’arte, un’a­vanguardia eccentrica, composta da artisti solitari e talvolta dal carattere anarchico e difficile. Non appartenevano a nessuna scuola e questo nel mondo moderno è un errore o un peccato e soprattutto un ostacolo. Un’avanguardia senza nome perché avrebbe potuto avere molti altri nomi. Era apportatrice di una guerra silenziosa […]» (Graphie, n.87, 2019).

Alla fine del 2019, riflettendo sull’anima, nel testo Oltre l’invisibile scriveva: «Mi sembrerebbe d’essere presuntuoso e perfino imprudente se volessi parlare di qualche cosa che non conosco. Non so se l’Anima esista e nel caso che esista qual è la sua forma e il suo potere, se è distinta dal corpo, se è immortale, se è intelletto, se è un soffio vitale, se possiamo parlare solo di un’anima individuale od anche di un’anima collettiva. Da migliaia di anni, ben prima di Platone e di Aristotele, che avevano idee molto precise sull’Anima o psyché, filosofi, teologi e profeti ne hanno parlato e discusso, per alcuni ha perfino il potere di trasmigrare in altri corpi (metempsicosi), per altri è l’espressione del divino che ci distingue dalle bestie, ma nessuno l’ha mai vista. Molti suppongono che esista, ma è qualche cosa di indefinito. Quando è nata veramente? I nostri predecessori preistorici, che appartenevano ad una tribù di scimmie, già avevano un’anima? Esiste prima della nascita in qualche luogo invisibile e ci segue dopo la morte del corpo? È compatibile con la teoria dell’incessante divenire?» (in “Graphie” n. 90).

Ecco l’enigma della vita e della morte che da sempre ci accompagna… Dove sarà ora l’anima del professor Janus? Forse in Paradiso, oppure già intenta a scegliere dove incarnarsi per una nuova splendida e magica vita!

La poesia dedicata a Janus dal figlio Glauco Gianoglio

«Sei nato da una lacrima di luce e ci hai portato fin dove la strada conduce. Vicino amico, guardavi lontano. Compagno vicino dal cuore alato. Il tuo generoso spirito, ha volato limpido. Il tuo viaggio universale, cerchio che si ferma per poi ricominciare. Con noi la lucentezza tua, per sempre vive, brillando con forza senza mai ingrigire. Addio fino a domani, anima delicata e gentile, preparati a rifiorire».

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