30 novembre 2006

L’ultimo viaggio (forse) del professore

 
Sabato 25 novembre si è spento improvvisamente all’età di 43 anni Gianluca Lerici, noto con lo pseudonimo di Professor Bad Trip. Una figura poliedrica, che si muoveva con disinvoltura tra arte, grafica, musica. Ripercorriamo le tappe del suo viaggio terreno...

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Nato nel 1963 a La Spezia, inizia giovanissimo a militare nel movimento punk e ad avere esperienze come dee-jay in radio indipendenti, come editore di una fanzine (Anarchy) e come autore di un gran numero di grafiche di controcultura, disegni per punkzine e volantini per concerti alternativi. Il suo rapporto con la musica è stretto e si esprime anche con la produzione di copertine di bootleg (di Jimi Hendrix, Grateful Dead, The Who, Yes, Frank Zappa, Santana, Velvet Underground, Led Zeppelin), con la fondazione di una sua etichetta (la Bad Trip Record, con la quale incidono anche gli Angry Samoans), con la produzione di dischi (in vinile) e la realizzazione di concerti, alcuni davvero memorabili.
Fa circolare i suoi lavori di grafica e arte visiva nel network della mail-art e della stampa indipendente: i suoi disegni appaiono su riviste di movimento (Amen, Decoder), musicali (Rockerilla, Rumore) e di fumetti (Frigidaire, Tempi Supplementari) e alcuni tra i suoi primi dipinti sono collocati in permanenza all’interno di un Centro sociale di La Spezia (oggi distrutto) e poi esposti in mostre collettive e personali.
Produce come incisore xilografie, serigrafie e soprattutto t-shirts illustrate; collabora con varie case editrici tra le quali Primo Carnera, Stampa Alternativa, Shake, Comicland, Derive/Approdi, Castelvecchi, Nautilus, AAA, Un lavoro di Professor Bad Trip Costa&Nolan, Blue, Cyberzone e Mondadori, per la quale realizza anche numerose copertine. Pubblica inoltre i libri di comix -di altissimo livello- Il pasto nudo (Shake) e Almanacco Apocalittico (Mondadori) che è più volte rieditato. I suoi fumetti sono tradotti e pubblicati in Gran Bretagna, USA, Germania, Olanda, Spagna, Grecia e Finlandia.
La sua prima mostra in uno spazio espositivo “regolare” risale al 1995, nella galleria d’arte romana Mascherino che lo ha sempre seguito ed esposto negli anni, rispettandone l’originalità e il carattere. Dal 1997 concentra le sue attività sulla pittura, esponendo in numerose mostre in spazi pubblici e privati, producendo sculture colorate eseguite in coppia con la scultrice americana Jenamarie Filaccio -sua preziosa compagna-, vincendo nel 1995 il Premio Tenco e realizzando il suo ultimo lavoro, Greetings from Hell, un album-calendario presentato da poco a Milano.
Artista completo, è diventato immediatamente, anche suo malgrado, punto di riferimento di alcune generazioni di fumettisti e di artisti nonostante si sia sempre inserito trasversalmente nel mondo dell’arte ufficiale, refrattario com’è sempre stato alle regole del gioco di quel sistema.
L’importanza del suo stile, essenziale, ruvido, senza compiacimenti e mediazioni, visionario tanto quanto realistico, reso con l’uso di un segno netto, calcato, insolente, risiede nella scelta di procedere per contaminazione linguistica; questa non si limita a investire un unico linguaggio -quello del fumetto- e a usarlo, come a una prima superficiale valutazione potrebbe sembrare, ma prendendo la tecnica del disegno fumettistico e importandola nel quadro, di fatto ricontestualizzandola e adoperandola con un diverso significato.Una delle copertine di Decoder Reinterpreta parallelamente tutti quei linguaggi che usa nei suoi quadri: produzione underground e musica, ovviamente, ma anche cinema, atmosfere psichedeliche (con uso di effetti 3D percepibili con gli speciali occhialetti), hard-core, graffiti, muralismo, secessionismo storico, arte tribale, contesti mediatici e tecnologici… Proprio quest’ambito è analizzato talmente lucidamente dal Professore, da fargli raggiungere una precoce nuova consapevolezza tecnologica che lo battezza come uno tra i primi artisti a dipingere quadri con ambientazioni cyber caricate da un suo personalissimo impegno ideologico e sociale. Per questo si deve considerare un importante precedente, seppur sui generis, per la più specifica arte digitale che usa tecnica e linguaggio tecnologico o rivela in qualche modo la propria appartenenza all’era tecnologico-mediale. Per tale motivo, e per la sua umanità, la sua onestà intellettuale, per la vastità e versatilità della sua produzione, per la complessità, la singolarità e modernità del suo linguaggio, Bad Trip non può essere dimenticato nel contesto della storia dell’arte con la maiuscola. Anche se, conoscendolo, delle maiuscole il Professore poteva fare tranquillamente a meno.

barbara martusciello

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