23 marzo 2020

Morto Alberto Arbasino: rivoluzionò la scrittura, osservando la provincia

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Morto a 90 anni Alberto Arbasino, autore di saggi, poesie, racconti e romanzi, fautore del rinnovamento del linguaggio degli anni '60 e lucido osservatore della provincia italiana

Scrittore, giornalista, critico teatrale e poeta, tra gli intellettuali italiani più influenti e conosciuti al mondo, Alberto Arbasino è morto nella notte tra il 22 e il 23 marzo, a Voghera, a 90 anni. A dare la notizia, il sito de La Repubblica. Lucido e controverso osservatore del ‘900, di cui mise in mostra le piccolezze sempre con pungente ironia, autore politicamente schierato e sperimentatore del linguaggio, tra i fautori del decisivo rinnovamento della scrittura tra gli anni ’60 e ’70, Arbasino è stato un autore prolifico, spaziando dal romanzo al racconto, fino alla saggistica e impegnandosi anche nella scrittura poetica. Sua la paternità di espressioni entrate nel lessico non solo giornalistico ma anche quotidiano, come la “Casalinga di Voghera” e la “Gita a Chiasso”.

Da Voghera ad Harvard e ritorno: la vita di Alberto Arbasino

Nino Alberto Arbasino nacque a Voghera, il 22 gennaio 1930, e studiò al Regio Liceo-Ginnasio Grattoni della stessa città. Nel 1948 si iscrisse alla facoltà di Medicina dell’Università degli Studi di Pavia, per passare poi, nel 1951, alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Statale di Milano. Laureatosi nel 1955, diventò assistente di Roberto Ago e iniziò a collaborare con varie riviste di primo piano, come L’illustrazione italiana, Officina e Paragone dove, nel 1955, pubblicò uno dei suoi primi racconti, Destino d’estate. La maggior parte dei suoi racconti giovanili furono pubblicati su riviste e, successivamente, sono stati raccolti ne Le piccole vacanze e L’Anonimo lombardo.

Tra il 1956 e il 1959 trascorse alcuni periodi di studio tra Francia e Stati Uniti e nel 1957 il trasferimento a Roma, alla Facoltà di Scienze Politiche della Sapienza. Nel 1960, Il Mondo pubblicò una prima versione del romanzo La bella di Lodi, che sarebbe stato completato solo nel 1972 ma che già nel 1961 fu portato al cinema nell’adattamento di Mario Missiroli. Nel 1965 Arbasino scelse di abbandonare la carriera universitaria per dedicarsi a tempo pieno alla scrittura, partecipando attivamente al Gruppo 63, pur se con una certa indipendenza, come del resto era nelle intenzioni del movimento letterario, che poteva annoverare intellettuali del calibro di Umberto Eco, Renato Barilli, Edoardo Sanguineti, Achille Bonito Oliva, Furio Colombo, Lamberto Pignotti, tra i molti altri.

Un momento di svolta nel 1969, con la pubblicazione di Super-Eliogabalo, romanzo surrealista e camp, nel quale Arbasino porta all’estremo la sua ricerca sui modi del linguaggio, raccontando un fine settimana romano di un moderno imperatore. Nel 1976 iniziò a collaborare con La Repubblica e l’anno successivo condusse Match, programma su Rai 2 in cui Arbasino moderava l’incontro tra due esponenti della cultura divisi da posizioni opposte, come Paola Borboni e Manuela Kustermann, Mario Monicelli e Nanni Moretti, Indro Montanelli e Giorgio Bocca, Giorgio Albertazzi e Memè Perlini.

Nel settembre 2001 Feltrinelli pubblica i versi di Rap!, mentre nel 2009 Mondadori ha pubblicato due volumi antologici nella collana dei Meridiani.

Omosessuale dichiarato, criticò aspramente le manifestazione del World Pride LGBT e, tra il 1983 e il 1987 è stato deputato al Parlamento come indipendente per il Partito Repubblicano Italiano. Nel 2004 gli è stato assegnato il Premio Chiara alla carriera.

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