11 dicembre 2020

Addio a Kim Ki-duk: il regista morto a causa del Covid. Aveva 59 anni

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Il grande regista sudcoreano, vincitore di premi come l'Orso d'Oro di Berlino e il Leone d'Oro di Venezia, è morto a 59 anni, per le complicazioni dovute al Covid-19

kim ki-duk

Il regista sudcoreano Kim Ki-duk è morto oggi per complicazioni legate al coronavirus, mentre si trovava in Lettonia. Kim Ki-duk, 59 anni, Leone d’Oro nel 2012 alla 69ma edizione del Festival del Cinema di Venezia con il film Pietà, era arrivato in Lettonia il 20 novembre, per acquistare una casa a Jurmala, ha riferito il direttore dell’Art Doc Fest di Riga, Vitalijs Manskis.

Kim Ki-duk era nato il 20 dicembre 1960 a Bonhwa in Corea del Sud. Dopo una giovinezza vissuta tra ristrettezze economiche, che lo portarono a lavorare come operaio in un fabbrica e, appena ventenne, ad arruolarsi in marina per cinque anni, si trasferì a Parigi. Qui visse dapprima vendendo i suoi quadri, che dipingeva senza una formazione accademica, mentre si avvicinava gradualmente al cinema, prima come sceneggiatore, poi come regista, debuttando del 1996 con Coccodrillo.

Nel 2004 vinse l’Orso d’argento al Festival Internazionale del cinema di Berlino con La samaritana e nello stesso anno girò Ferro 3 – La casa vuota che, nello stesso anno, gli valse il Leone d’argento – Premio speciale per la regia alla 61ma Mostra del cinema di Venezia. Nel 2011, il suo documentario Arirang vinse il premio Un Certain Regard al Festival di Cannes. Nel 2012, ancora a Venezia, conquistò il Leone d’oro per il miglior film, con Pietà. Kim Ki-duk tornò in Laguna nel 2016, con Il prigioniero coreano, distribuito nelle sale italiane solo nel 2018.

Autore di titoli controversi e in prima linea nella vita sociale e politica della Corea, nel 2014 realizzò un film considerato un atto d’accusa nei confronti del suo Paese, One on one, presentato in apertura delle Giornate degli Autori del Festival del Cinema di Venezia, una pellicola forte e cruda, incentrata sulla dilagante corruzione della società coreana. «L’odio di cui parlo non è rivolto specificatamente contro nessuno, è quella sensazione che provo quando vivo la mia vita e vedo cose che non riesco a capire. Per questo faccio film: tentare di comprendere l’incomprensibile», così Kim Ki-duk, morto pochi giorni prima del suo compleanno, raccontava i suoi film.

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