14 ottobre 2003

Supermarket Påhlsson

 
I luoghi sono quelli del sogno americano. Centri commerciali, villette suburb, strade a quattro corsie. Ricostruiti e animati in 3D. Perfetti ed inquietanti. Così, i video di Sven Påhlsson. Oggi ancora Roma e poi in tour per l’Italia. Il progetto –ironia della sorte- lo finanzia Lucky Strike…

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La felicità costa 99 centesimi di dollaro. Al pezzo. È lo shopping da grande magazzino, ossessivo, frenetico, assurdo: tutto ha un prezzo irrisorio, tutto è un’occasione, tutto è raggiungibile. Una terapia very cheap, almeno apparentemente. Sotto sotto, somiglia parecchio ad una forma di perversione.
A questo pensava probabilmente Sven Påhlsson (Oslo, 1965; vive tra Oslo e New York) quando ha dato al suo supermarket –quello della videoanimazione Consuming Pleasures (2003)- l’aspetto distorto che hanno gli oggetti negli incubi: è colorato, immenso, colmo di cose, ideale e inquietante.
Il problema –ha spiegato l’artista in una conversazione pubblicata sulla rivista spagnola Tentacciones– sono l’aria e la polvere, che nel mondo costruito e animato con un programma 3D mancano totalmente. Allora ecco quella sensazione di sottile sven pahlsson_consuming pleasures_2003_fotogramma straniamento davanti ad una realtà sottovuoto, che si perde all’infinito. Davanti ad all’orizzonte che non prevede sfumature.
Una replica perfetta, quella creata da Påhlsson, che sceglie –ricrea, poi smonta , con insano sense of humor- i luoghi eccellenti del sogno americano: la superstrada, l’automobile (Crash Course, 2000), il suburb (Sprawlville, 2002), il supermercato; oggetti, uno ad uno, di un serie di animazioni video. Le vedremo in un tour lungo un mese, in giro per l’Italia: oggi ancora a Roma, al Chiostro del Bramante, poi a Torino (Fondazione Sandretto), quindi a Firenze (Spazio BZF-Vallecchi), Bologna (Ex Bologna Motori), Milano (Triennale); la mostra a parte del progetto Tribe Art, promosso da Lucky Strike B.A.R Honda, iniziato l’anno scorso con l’omaggio alla Formula1 –e al team sponsor- firmato da Julian Opie (con tanto di ritratto a tinte piatte di un Jacques Villeneuve formato fumetto).
In parte è una questione di inquadrature -per lo più dall’alto, come quella, bellissima, in picchiata sul parcheggio- di prospettive che incalzano, di accelerazioni forzate (evidente –per esempio- nell’intreccio di strade sopraelevate di Crash Course,sven pahlsson_sprawlville_2001_fotogramma soprattutto nelle sequenze in soggettiva): i mondi di Påhlsson sembrano sul punto di precipitare, di rompersi come se fossero le facce di un solido costruito con il cartone. Poi ci sono le luci livide, i colori acidi, i contrasti stridenti. E la constatazione –rassicurante ma non troppo- che questa catarsi finale non arriva mai. La musica –affidata quasi sempre al compositore Eric Wøllo– sottolinea la precarietà dietro la facciata.
Niente altro che facciate, del resto, sono le villette con giardino, veranda e garage di Sprawlville. Perfette, sotto un cielo plumbeo.

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Sven Påhlsson – Consuming Pleasures
Roma, Chiostro del Bramante fino al 14.X
Torino, fondazione Sandretto 21-26.X
Firenze, Spazio BZF-Vallecchi 4-9.XI
Bologna, Ex Bologna Motori 14-18.XI
Milano, Triennale 25-30.XI


[exibart]

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