22 giugno 2020

La Cassetta Farnese, Museo e Real Bosco di Capodimonte

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Uno scrigno d'argento dorato, preziosissima testimonianza dell'eleganza e del lusso del '500, è protagonista del nostro appuntamento con le collezioni dei musei italiani

cassetta farnese capodimonte
Manno di Bastiano Sbarri (Firenze notizie fino al 1563) Giovanni Bernardi (Castelbolognese 1494 – Faenza 1553) Cassetta Farnese Argento dorato, sbalzato e fuso, lapislazzuli, smalto e sei cristalli di rocca intagliati Cm 42,3 x 26 x 23,5 Inv. AM 10507

La Cassetta Farnese è considerata – insieme alla celeberrima Saliera di Benvenuto Cellini, conservata al Kunsthistorisches Museum di Vienna – una delle testimonianze più eclatanti dell’eleganza, del lusso raffinato, della creatività nell’arte di tutti i tempi.

Si tratta di un magnifico scrigno d’argento dorato, ornato di piccole figure di ispirazione michelangiolesca e impreziosito da cristalli di rocca finemente intagliati, lapislazzuli, smalti nonché da una fastosa, esuberante decorazione.

Frutto della collaborazione tra i più grandi artisti attivi nella Roma della metà del Cinquecento, venne commissionata dal cardinale Alessandro Farnese, colto collezionista e mecenate.

Realizzata tra il 1543 e il 1561 dall’argentiere fiorentino Manno di Bastiano Sbarri, allievo di Cellini, mentre Giovanni Bernardi da Castel Bolognese incise i sei cristalli di rocca a partire dai disegni di Perin del Vaga. Non conosciamo a chi spetti l’ideazione complessiva dell’opera; si è supposto che possa appartenere a Francesco Salviati o allo stesso Perin del Vaga.

Molte le ipotesi sostenute in passato sulla funzione della Cassetta; si è pensato che servisse a custodire un altro celebre e prezioso oggetto appartenuto alla casata, il Libro d’Ore (ora alla Morgan Library di New York) mirabilmente miniato da Giulio Clovio. È ormai certo però che essa non ebbe una funzione precisa in quanto fu utilizzata come sontuoso dono del cardinale Farnese a Maria d’Aviz di Portogallo, che nel 1565 andò in sposa ad Alessandro Farnese, grande condottiero e uomo d’arme, futuro duca di Parma e Piacenza, nipote nonché omonimo del prelato.

Un recente, complesso intervento di restauro, che ha svelato particolari di grande rilievo finora ignoti, e nuove acquisizioni degli studi sull’opera e sulla figura del suo committente sono all’origine di questa mostra. Si è verificato che i metalli usati sono di particolare purezza: per le tre bellissime scene mitologiche presenti nel coperchio o le due all’interno del contenitore, realizzate a sbalzo, l’argento utilizzato è puro con valori superiori al 99%; ancor più preziosa è la lega metallica utilizzata per le parti realizzate fusione con la tecnica della “cera persa”, costituita oltre che argento anche da rame e oro. Grazie a questa miscela di metalli sono state create le 25 statuette che decorano ogni lato della cassetta, oltre a tutti gli elementi ornamentali.

Ad aggiungere pregio ai metalli preziosi sono stati messi in opera, per realizzare fondi e purissimo lapislazzuli, proveniente dall’Afganistan, dal più intenso colore blu e il trasparente cristallo di rocca importato dall’Oriente da Venezia.

Le sei lastre ovali in cristallo di rocca sono intagliate dall’emiliano Giovanni Bernardi, tra i più celebri e pagati incisori rinascimentali ed in stretto rapporto di amicizia con Michelangelo e tutto il suo entourage.

(Scheda a cura di Patrizia Piscitello, Museo e Real Bosco di Capodimonte)

Pezzo da Museo è la rubrica di exibart dedicata alle collezioni dei musei italiani: ogni settimana, schede e approfondimenti sulle opere più iconiche e suggestive oppure sui capolavori meno conosciuti e da riscoprire. Un viaggio nella storia dell’arte, dall’archeologia al contemporaneo, a portata di schermo. Per le altre puntate potete dare un’occhiata qui.

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