21 giugno 2012

America Latina, se non ora quando?

 
Vi proponiamo un viaggio in Costa Rica alla ricerca di nuove esperienze artistiche. Con una guida d'eccezione: Anne-Marie Meister, Co-fondatore di ARTPORT_making waves che ha sede a Valenza. Sorprese e qualche delusione. Ma, come dice lei, il tempo dell'arte contemporanea centro americana è arrivato [di Anne-Marie Meister]

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Sono stata invitata a San José de Costa Rica per curare una mostra, l’occasione mi ha dato la possibilità di entrare in confidenza con la scena artistica di una regione che conosco dagli anni Novanta, ma della cui realtà contemporanea sapevo poco. Ho trovato profili altamente concettuali e un’eccezionale dedizione di artisti, curatori e altri protagonisti – che nemmeno possiedono piattaforme influenti per promuovere quei talenti – ma riescono comunque a raggiungere standard internazionali grazie a una forte autenticità culturale.

A parte qualche eccezione, come Cinthya Soto, Federico Herrero, Regina José Galindo, Sila Chanto e qualcun altro, gli artisti latino americani non hanno mai veramente fatto parte di una mappatura globale, sebbene tutti sappiamo del loro recente boom sulla scena mondiale, che di fatto però è un prodotto per collezionisti e gallerie internazionali altamente competitivi. TEOR/éTICA, piattaforma intellettuale fondata anni fa da Virginia Pérez-Ratton e recentemente “riattivata” dai due nuovi direttori, Eduardo Faith e Inti Guerriero, è stata la promotrice di idee centro americane nell’Arte Concettuale, ma non ha mai avuto un vero rappresentante commerciale che sia riuscito a far circolare quella potente forza nel mondo. Un altro motivo che ci spiega come mai non ci siamo concentrati su questa regione, penso sia rintracciabile nella nostra abitudine mentale a farne un luogo di artigianato e arte decorativa, un po’ folkloristico quindi, nel ritardo di posizioni altamente concettuali sull’arte contemporanea e nell’assenza di un vero collezionismo per cui non sono nate nuove gallerie. Ma il tempo dell’arte contemporanea Centro Americana è ormai arrivato!

Ho incontrato artisti emergenti – anche se nella regione sono alquanto famosi – come Esteban Piedra (www.estebanpiedra.com). Mi ha convinta con la sua architettura rizomatica che porta alla creazione di opere che collegano lo spazio con il paradigma della decostruzione e ricostruzione, cercando di rispecchiare la complessità dei concetti e dei costrutti sociali, del fallimento umano, del bianco e nero in cui scorre la vita umana, restituiti attraverso installazioni create con oggetti trovati, materiali naturali, video proiezioni, disegni, animali e prodotti naturali quali i ragni. Lavori che in qualche modo trasferiscono la biomimetica nella produzione artistica. Le sue complesse opere sottolineano l’effimero della vita e sono sostenute da referenze teoretiche.

Di recente Esteban Piedra ha trascorso una residenza alla Rijksacademie a Amsterdam dove ha arricchito il suo lavoro con contenuti concettuali. Attualmente è presentata in una collettiva a Des Pacio (www.des.pacio.org), spazio indipendente dell’artista Federico Herrero, a San José, che purtroppo chiuderà a breve i suoi battenti, col che il Costa Rica perderà un interessante snodo di pensiero creativo e concettuale, punto d’incontro per potenze emergenti, nazionali e internazionali.

Un’altra più giovane artista, Paulina Velázquez (www.multifungi.com), che al momento espone in una personale all’Alliance Française di San José e in parecchie collettive, sempre in città (tutte facente parte del Festival Internacional de las Artes), ha iniziato in tenera età a mostrare il suo lavoro a livello internazionale. All’Arts Institute di San Francisco in California ha ottenuto una borsa di studio Fulbright che l’ha condotta verso i suoi lavori attuali che parlano di “Hollow Humans” (umani a metà tra l’essere bugiardi e depressi, potremmo tradurre) e che combinano performance video con disegni e creazione di sculture automatizzate quali parti di enormi installazioni. Tutti i suoi lavori parlano di comunicazione sovraccarica, di immigrazione, di progresso tecnologico, dello svuotamento della vita umana e della distruzione della natura.

Mauricio Esquivel (www.mauricioesquivel.com), artista di El Salvador nato nel 1983, in un lavoro meravigliosamente crudele, intelligente ed estetico, riflette non solo l’idea della violenza che abita il suo Paese, ma anche le stupide strategie di marketing messe in atto dalle compagnie internazionali. Non ho mai visto gomme da cancellare sotto forma di armi come granate, pistole, etc. Nel suo progetto “Eraser Home – gomme da cancellare ecosostenibili e riciclabili” trasforma queste innocue gomme che sono armi per bambini – si trovano in qualsiasi negozio – in quadri fatti con le briciole di gomma, fotografie e video, documentando così il fenomeno dell’alienazione e riappropriazione di un oggetto inoffensivo sotto forma di elemento distruttivo e piazzandolo in un nuovo contesto semantico. Nei suoi lavori precedenti parla di forza e autodifesa in contesti sociali violenti, di vacuità del denaro e di consumismo estremo, morte e violenza e spesso usa il concetto della performance, contestualizzando il suo stesso corpo e trasformandolo nel veicolo della sua arte creando un lavoro ibrido e complesso.

Nel mio tour in Costa Rica non ho incontrato solo artisti. Ho visto anche luoghi, come il Museo di Arte Contemporanea di Arte & Design (MADC), dove la selezione di artisti in collezione e la curatela della mostra mi hanno piacevolmente sorpresa, sia per i lavori di Cinthya Soto, Cecilia Paredes, Sila Chanto, Michele Brody, José Rodriguez, Regina José Galindo e altri, che per la varietà dei materiali (installazioni, sculture fotografia, video) anche se, ovviamente, la qualità artistica si differenzia. Il Festival Internazionale Festival delle Arti (FIA, www.festivaldelasartes.go.cr), neonata iniziativa promossa dal Ministro dei Beni Culturali con l’obiettivo, a cadenza biennale, di porre il Costa Rica su una piattaforma internazionale nel campo delle arti visive e performative, ha aperto la sua serie di mostre in svariati spazi dentro e fuori San José agli inizi di Marzo provando a cercare, per esempio, un intersezione tra l’arte Latino Americana tradizionale ed emergente e altre parti del mondo quali Spagna, Francia e la Corea del Sud (ospite d’onore). Sotto molteplici aspetti, le posizioni emerse da Spagna e America Latina sono il riflesso di un sorprendente Concettualismo. Il miscuglio tuttavia tra posizioni classiche, moderne e contemporanee (era invitata anche la collezione francese di Emmanuelle Javogue di arte contemporanea che comprende Picasso, Warhol, Basquiat, Erwin Wurm e Cindy Sherman), la mancanza di posizioni locali convincenti e la combinazione slegata tra concetti non solo diversi ma anche distanti erano irritanti. Mancava, inoltre, una correlazione tra la forte focalizzazione concettuale e i contenuti. Concentrare la sezione delle arti visive su posizioni esclusivamente contemporanee e reali potrà rafforzare, in futuro, il FIA.

Infine, un focus su TEOR/éTICA, il cui progetto inaugurale curato dal nuovo direttore artistico Inti Gerrero, “El Edificio Metálico”, analizza gli aspetti simbolici e le interconnessioni dell’Edificio di Metallo di San José – costruzione a due piani in stile neoclassico datata 1896 – collocando il significato storico di questa pietra miliare della scena artistica in un contesto curatoriale accompagnato da  dichiarazioni di artisti nazionali e internazionali (tra gli altri: Francesco Bracci, Neil Beloufa, Gilda Mantilla & Raimond Chávez, La Fania All Star, Dominique Gonzáles-Foerster, Ossama Mohammed, The White Stripes, Ramón Zafrani). Mi ha colpita il video di Ossama Mohammed (1977) e l’installazione di Neil Beloufa (2007) che riflettono un contesto socio-politico di regioni geografiche remote (Estremo Oriente e Africa) e ne sottolineano le aspettative sociali dei processi politici ed economici. Superficiale mi è però apparso il collegamento tra l’obiettivo del curatore e questi specifici lavori.

Ma vale decisamente la pena tenere d’occhio i movimenti recenti e gli artisti emergenti del Centro America.

(traduzione dall’inglese di Ginevra Ferrara Pignatelli)

*articolo pubblicato su Exibart.onpaper n. 79. Te lo sei perso? Abbonati!

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