01 maggio 2025

Braccio di ferro tra Harvard e Trump: lo scontro si sposta in tribunale

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Lo scontro tra Harvard e Trump si sposta nelle aule giudiziarie: al congelamento di 2,2 miliardi di dollari da parte governativa, l'Università risponde agendo in giudizio, perché sia dichiarata l'incostituzionalità della manovra

Harvard Hall ©Daderot

Harvard ha detto “no” alle direttive dettate dall’amministrazione Trump e al suo tentativo di ingerenza nella vita accademica dell’ateneo. Ma non senza conseguenze: congelati 2.2 miliardi di dollari destinati alla ricerca dell’università che, in risposta all’intimidazione, ha intentato un’azione legale presso il tribunale distrettuale del Massachusetts, invocando la copertura costituzionale prevista dal Primo Emendamento.

Il rettore di Harvard si schiera a difesa della libertà accademica

Da circa una settimana, sul sito ufficiale dell’Università di Harvard compare un messaggio del suo rettore Alan Garber, il quale si rivolge con un appello accorato alla sua comunità di studenti per informarli dell’attacco sferrato da parte governativa alla più antica e prestigiosa università americana. «Il governo – ha spiegato Garber – oltre al congelamento iniziale di 2,2 miliardi di dollari di finanziamenti, ha preso in considerazione l’adozione di misure per negare un ulteriore miliardo di dollari in sovvenzioni, ha avviato numerose indagini sulle operazioni di Harvard e ha minacciato l’istruzione degli studenti internazionali, annunciando che sta valutando la revoca del suo status di esenzione fiscale».

Alan Garber, rettore dell’Università di Harvard dal gennaio 2024. ©HMS Center for Bioethics

Il contesto: la minaccia del governo di tagliare i fondi federali

Dalla metà di febbraio, circa un mese dopo l’insediamento del nuovo presidente, avvenuto il 20 gennaio 2025, diverse università americane, tra le più prestigiose al mondo, quali Brown, Columbia, Cornell, Princeton, Pennsylvania e Washington, si sono viste indirizzare lettere da parte di alcuni dipartimenti del Gabinetto. In esse si richiedeva ai college di conformarsi alle direttive imposte dai vertici dell’esecutivo in materia di programmi didattici e nomine di accademici.  

Lo scorso 11 aprile, anche sulla scrivania del rettore dell’Università di Harvard Alan Garber, è comparsa una lettera firmata dal Dipartimento degli Stati Uniti per la Salute e i Servizi Umani – HHS, il Dipartimento dell’Istruzione e l’Agenzia indipendente del governo General Services Administration – GSA. ove si legge un elenco di condizioni, precisamente dieci, cui il college d’élite dovrebbe aderire per «Mantenere il rapporto finanziario di Harvard con il governo federale».

Tra queste, spiccano il sollecito a una riforma delle ammissioni internazionali, «Per evitare di ammettere studenti ostili ai valori e alle istituzioni americane iscritti nella Costituzione e nella Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti», o la richiesta di porre fine al sostegno e al riconoscimento di quei gruppi o club studenteschi che, secondo il Gabinetto, si sarebbero impegnati in attività antisemite dal 7 ottobre 2023.

Qui, i mittenti della lettera citano testualmente associazioni studentesche, libere di esercitare la propria attività in forza del primo emendamento della Costituzione, tra cui l’Harvard Palestine Solidarity Committee, Harvard Graduates Students 4 Palestine, Law Students 4 Palestine, Students for Justice in Palestine e la National Lawyers Guild.

Altre richieste investono la governance e la leadership dell’università, apparentemente invisa al governo, nonché la didattica, in merito alla quale si richiede l’immediata soppressione di tutte le iniziative in materia di diversità, equità e inclusione – DEI

Trump speech in 2019 ©Ali Shaker/VOA

Il cavallo di troia dell’amministrazione Trump per giustificare una tale intrusione nella governance degli atenei è, ovviamente, l’antisemitismo. Minacce antisemite e odio razziale si nasconderebbero nelle fila degli studenti universitari e per i vertici dell’esecutivo l’imperativo è farle tacere. 

Tuttavia, lo stesso Alan Garber è ebreo e da ebreo segnala che non sono queste le vie attraverso cui arginare l’odio antisemita perché, stando alle sue parole, «Prima di intraprendere azioni punitive, la legge richiede che il governo federale si impegni con noi sui modi in cui stiamo combattendo e continueremo a combattere l’antisemitismo. Invece, le richieste del governo dell’11 aprile cercano di controllare chi assumiamo e cosa insegniamo». 

Nel frattempo sul profilo Truth di Trump compaiono dichiarazioni che riflettono la retorica spesso delirante del neopresidente: «Harvard è un’istituzione antisemita e di estrema sinistra, come tante altre, con studenti provenienti da tutto il mondo che vogliono fare a pezzi il nostro Paese». O ancora, «Harvard è una barzelletta, insegna odio e stupidità e non dovrebbe più ricevere fondi federali».  

Harvard porta l’amministrazione Trump nelle aule giudiziarie

Harvard, culla dell’eccellenza accademica, sa che i finanziamenti federali sono indispensabili per mantenere il suo primato nell’ambito della ricerca ma c’è una cosa che vale di più: la libertà accademica. Davanti al rifiuto dell’ateneo di adeguarsi alle condizioni dettate, il 14 aprile il governo ha emanato un ordine di congelamento dei fondi federali a esso destinati. Si tratterebbe di 2,2 miliardi di dollari che alimentano la ricerca accademica di un college d’elite, da sempre protagonista di progressi pioneristici, soprattutto in ambito medico. 

Se la Columbia University ha ritenuto irrinunciabili i 400 milioni di dollari che il governo minacciava di tagliare, Harvard ha detto “no” e ha fatto ricorso al tribunale distrettuale del Massachussetts perché si pronunci sull’eccepita incostituzionalità della “condizione di finanziamento” imposta da Washington. L’ordine di congelamento emesso dagli imputati integrerebbe la violazione del Primo Emendamento della Costituzione Americana, posto a tutela di libertà fondamentali quali la libertà di parola e di stampa.  

Le azioni promosse dai vertici dell’esecutivo sono illegali e il primo articolo della scarna costituzione americana non permette al governo di «Interferire con il discorso di attori privati per promuovere la propria visione di equilibrio ideologico».

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