21 marzo 2007

“CHIUDETE QUESTA MOSTRA ILLECITA”

 
“Questa mostra illecita va immediatamente chiusa” urla il figlio di George Lilanga con una lettera che può mettere la parola fine a questo affaire. Dopo il clamore suscitato dalla nostra inchiesta sulla mostra al Museo Andersen di Roma siamo stati costretti dalla quantità di materiale arrivato in redazione e dalle decine di lettere pervenuteci a ritornare per la terza volta sull’argomento. Tra documenti ufficiali, pareri di funzionari pubblici e ambasciatori. E tra incredibili silenzi da parte delle istituzioni coinvolte…

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Giornate convulse, un clamore assordante, contrapposto ad assordanti silenzi. Non è certo passata inosservata la nostra inchiesta sulla mostra di George Lilanga al Museo Andersen di Roma, ed anzi dallo scorso 9 marzo – quando uscì il primo articolo – sono molti i tasselli che si sono aggiunti, e che speriamo ci portino presto a fare chiarezza su questo affaire di presunti falsi esposti in un museo statale. Intanto, nel procedere delle nostre “indagini”, si vanno delineando due fronti, strettamente legati eppure distinti, che anzi sarà meglio individuare precisamente.
Da una parte la querelle che nelle prime due tranches dell’inchiesta ha già visto contrapporsi due linee, con alcuni critici d’arte – Sarenco, Enrico Mascelloni, Eric Girard-Miclet – che accusano i curatori della mostra romana di aver esposto opere false per la quasi totalità, e di essere da tempo attivi nella contraffazione e commercializzazione di opere false di Lilanga. Ed i medesimi curatori – Luca Faccenda e Marco Parri – che rispondono con toni ultimativi e minacciosi (curiosamente prendendo di mira Exibart, piuttosto che chi li accusa realmente). Una querelle che ha avuto – come vedremo più avanti – molti sviluppi, e che ognuno potrà giudicare dopo aver letto i molti documenti e testimonianze che abbiamo reperiti.
Da un’altra parte c’è un aspetto della vicenda, che potremmo definire istituzionale, che vede il Museo Andersen – e di conseguenza la Galleria Nazionale d’Arte Moderna, di cui lo stesso è parte – coinvolti in una vicenda quantomeno scomoda, con molti punti che meriterebbero chiarimenti, e che invece stanno a guardare, respingendo qualsiasi nostro tentativo di ottenere delucidazioni. Accompagnati, nel silenzio, da una serie di altri “attori”, come il Comune di Roma – patrocinatore della mostra – ed il Corriere della Sera – che, stando ad alcune testimonianze, ha deciso (legittimamente, per carità) di non pubblicare nulla sulla vicenda, pur essendone a conoscenza da tempo e pur avendo iniziato a sua volta un lavoro di inchiesta del tutto simile al nostro.
Molti, si diceva, i documenti e testimonianze che siamo riusciti a raccogliere, e che vi presentiamo ora cercando di organizzarli in una sintesi. Dove possibile, pubblicando in allegato i documenti originali. (Le parti dichiarano che i documenti pubblicati sono pubblici).

“Una violazione dell’opera di George Lilanga”
Sono venuto a conoscenza, dalle mie attendibili fonti in Italia, che una mostra di opere del defunto George Lilanga, organizzata dal Museo Andersen, è in corso a Roma”. La testimonianza in questo momento più pregnante giunge al nostro fax alle ore 14.02 del 20 marzo 2007. Proviene dalla Tanzania, e il foglio reca in calce il timbro del notaio Mussa Anyitike Roma. È una dichiarazione in lingua inglese del figlio del defunto artista, Coster Lilanga, dove – dopo le varie Il Museo Andersen dichiarazioni anagrafiche di rito – si parla in termini piuttosto perentori delle opere in mostra al Museo Andersen. “Alla luce delle informazioni ricevute” – afferma Lilanga dopo aver ricevuto il catalogo della mostra -, “che confermo essere attendibili, dichiaro che la pretesa mostra di opere di George Lilanga non rappresenta o riflette l’opera originale dell’artista, e gli organizzatori non hanno nessuna autorizzazione a presentare questa mostra, che affermo con la presente rappresentare una violazione dell’opera di George Lilanga. Invito tutte le autorità di Roma a chiudere immediatamente questa mostra illecita”.
In calce, per completezza, pubblichiamo anche un documento dello scorso anno –autenticato dall’Ambasciata italiana in Tanzania- in cui la famiglia Lilanga sconfessa in toto e considera non valido il carteggio sul quale si basa tutta l’attività di National Gallery Firenze, la società che autentica le opere di George Lilanga e che ha organizzato la mostra al Museo Andersen.

Parola di AmbasciatoreL
Esibisce una memoria di ferro, Marcello Griccioli, Ambasciatore d’Italia in Tanzania dal 2002 al 2006. Lo incontriamo nella campagna di Siena, dove è rientrato a gestire le sue fattorie al termine del mandato diplomatico. È anche un raffinato collezionista di arte africana, ed è stato amico di George Lilanga fino alla sua morte, nel 2005. “Lo feci portare anche a Milano, dove cercavo di aiutarlo per le sue protesi alle gambe, che gli erano state amputate in seguito al grave diabete“, ricorda. “A Dar Es Salaam seguii da vicino tutte le vicende oggetto di questa inchiesta, tenevo molto alla sua opera. Si sapeva di questo belga, Yves Goscinny, che gestiva la Petite Galerie, nella quale vendeva opere false di Lilanga. Egli era l’organizzatore di una alquanto approssimativa «Biennale di Dar Es Salaam», e la cosa contribuiva a dargli un alone di credibilità. Sapevo benissimo che i falsi da lui venduti erano realizzati da Henryk, il nipote dell’artista. Io gli parlai“, prosegue l’ambasciatore, “spiegandogli che con il suo comportamento, fra l’altro, stava svalutando tutti gli originali, in possesso della famiglia. Per un anno smise i suoi traffici, ma poi riprese come prima. Goscinny poi commerciava opere in Europa grazie ai suoi contatti con Faccenda e Parri, i quali autenticavano i lavori con la National Gallery, chiedendo un pagamento di 400 euro per autentica. C’era poi un altro filone che portava opere verso la Germania“. Fin qui la ricostruzione dell’ambasciatore Griccioli, che non manca di dichiarare che per tutto il tempo in cui lui ha retto la sede diplomatica, ovvero dal 2002 al 2006, Parri e Faccenda non si sono mai visti nel paese. E che vuole anche sollevare un paio di interrogativi, di più stretta attualità, introducendo elementi su cui torneremo più avanti: “La cosa grave e la vera domanda è come mai un’istituzione pubblica come la Galleria Nazionale d’Arte Moderna si è venuta a trovare coinvolta in una vicenda dai contorni così poco chiari? Perché un giornale come il Corriere della Sera, che aveva pronta una intervista a Sarenco sull’affaire, ha deciso di non pubblicare nulla facendo passare una operazione come questa sotto silenzio?“.

Il gioco delle tre scimmiette
Mi interessa, a questo punto, precisare la posizione delle «tre scimmiette» (che non vedono, non parlano e non sentono), e cioè le istituzioni che hanno permesso la mostra al Museo Andersen, chi ha curato la mostra e ha scritto in catalogo, altri critici o giornalisti sui generis che l’hanno promossa e recensita”. Nel vorticoso susseguirsi di interventi, scatenatosi dopo la pubblicazione della nostra inchiesta, non mancano nuove dichiarazioni del critico Enrico Mascelloni, che fornisce una sua “contestualizzazione” della vicenda, rivedendola nell’ottica del ruolo delle istituzioni e delle reazioni – o non-reazioni – dell’opinione pubblica. “Dopo il nostro attacco non parla più nessuno”, dichiara. “Sono letteralmente spariti tutti dalla circolazione. In realtà c’è chi parla: l’avvocato di Faccenda e Parri, un tale Mario Ferrara che si fa portavoce degli interessi dei curatori e dei promotori e che esige soltanto che si taccia su tutta la linea, che cioè la mostra resti aperta sino alla data stabilita e che non si turbi l’attività di vendita e Enrico Mascelloni autenticazione della National Gallery. Le sue lettere ad Exibart (ed altre lettere preventive a importanti quotidiani) sono già un «cult» dell’arroganza sgangherata, in perfetta sintonia con la qualità della mostra e dei curatori. Valga per tutte la richiesta a Exibart di «non pubblicare mai più alcuna dichiarazione di Mascelloni e Sarenco, dei quali come risulta dal vostro sito avreste interessi in comune». Cioè vi minaccio, e se non fate quello che vi chiedo denuncio gli «interessi in comune». In realtà anche questo Ferrara sa bene che il solo interesse che abbiamo in comune è fare luce sull’Affaire Lilanga, quindi su ciò che spaventa oltremodo curatori e promotori della mostra al museo Andersen, che è già per tutti costoro una patata bollente, da lasciare sbollire subendo il minimo dei danni. Ma i danni non saranno minimi e le «tre scimmiette» hanno tutte le ragioni di risultarne spaventate”. Le parole di Mascelloni poi tornano a sottolineare il silenzio da parte dei responsabili del museo che ospita la mostra, in relazione anche all’ultima perentoria lettera di Coster Lilanga. “Ma veniamo al punto centrale: le «tre scimmiette» non parlano perché non saprebbero cosa dire. Non sanno nulla di sostanziale né di Lilanga né tanto meno dell’arte africana contemporanea. Il «silenzio dei sovrintendenti», rispetto al «silenzio degli innocenti», ha dalla sua un’invincibile nota comico-patetica e una sorta di ottimismo della volontà dallo scarso futuro: credono davvero che arrivando indenni alla fine della mostra non verranno coinvolti nello scandalo dell’Affaire Lilanga? Riusciranno a tenerla aperta anche dopo la lettera di Coster Lilanga, che denuncia come falsi la maggior parte dei lavori pubblicati in catalogo? Chiudendo la mostra in anticipo si smarcherebbero, sia pure in ritardo, dai curatori. Tenendola aperta sino alla fine eviterebbero soltanto di dichiarare in anticipo il pressappochismo nella scelta degli interlocutori e la loro ignoranza in materia, sulle quali, peraltro, nessuno ha più dubbi”.

“Jean Baudrillard avrebbe apprezzato questa vertigine di sumulacri e di copie”
C’era un tempo in cui i falsari si accontentavano di fare falsi e venderli. Oggi i falsari dichiarano che solo i loro falsi sono veri”. Sceglie invece le corde dell’ironia e del paradosso Eric Girard-Miclet, direttore del Centro culturale francese di Dar es Salaam in Tanzania (Ministero degli Affari Esteri) dal 2000 al 2004, critico d’arte per anni in contatto con Lilanga (nel primo articolo dell’inchiesta pubblichiamo una sua foto insieme all’artista). Che presenta una lunga memoria che riportiamo in allegato, in lingua francese, nella quale tuttavia saltano agli occhi alcune precise domande che rivolge ai curatori della mostra Faccenda e Parri.
Come è possibile esporre una scultura di Lilanga datata anni Settanta quando questa tecnica lui ha iniziato ad utilizzarla alla metà dei Novanta?”. E ancora: “Come possono dichiarare, di un piccolo inchiostro su pelle di capra, che faceva parte della collezione dell’artista, quando si sa che Lilanga non conservava nulla?”. “Comprendano bene”, precisa poi il funzionario transalpino, “che non ho paura del dibattito pubblico, e che anzi lo ambisco affinché vengano smascherati e rispondano dei loro atti di fronte a quanti hanno frodato: collezionisti, direttori di museo, funzionari di ministero. Bisognerà che questi sciacalli provino che ciò che dico è falso”.
E così conclude, dopo aver citato anche l’appena scomparso filosofo francese come riportiamo nel titolo del capitolo, la sua lunga lettera pubblica: “Pongo l’ultima domanda: in qualche girone dell’inferno Dante, il fiorentino, gettò gli usurpatori?

Dov’è, l’Africa?
Nel 2005 ha ospitato una delle tre mostre avute in Italia da George Lilanga, accompagnate da un catalogo Skira curato da Sarenco ed Enrico Mascelloni. Anche Franco Riccardo, gallerista napoletano, ha qualcosa da dire sulla vicenda, e sulla gestione della mostra romana. “Sono ormai più di 10 anni che mi occupo di arte contemporanea africana con Sarenco ed Enrico Mascelloni”, ricorda. “Di questi due individui di Firenze non conosco nemmeno l’esistenza, sono stato più volte in Africa, sempre con Sarenco, e conosco molto bene il rapporto che ha con tantissimi artisti africani, ed in particolare con Lilanga e la sua famiglia. La mostra di Lilanga organizzata nella mia galleria è stata preparata con Lilanga ancora in vita, e all’inaugurazione erano presenti oltre a Sarenco, Girard Miclet e il figlio di Lilanga, Coster. Quello che sconvolge in questa storia non è tanto l’operato di questi individui (purtroppo ce ne sono molti) che dovrebbero essere allontanati comunque dal mondo dell’arte, ma le istituzioni pubbliche che affidano a persone non autorizzate, non qualificate, che non sanno nemmeno individuare geograficamente L’Africa, a presentarne una mostra!”.

“La dottoressa Marini Clarelli? È impegnata…”
Da più parti evocata, è la cortina di silenzio calata – a certi livelli – sulla questione, la cosa che in questo momento ci colpisce più di ogni altra. Abbiamo cercato di avere dichiarazioni da tutte le parti in causa, con l’unico scopo di fare chiarezza e di fugare i dubbi. Eppure… Eppure non sono servite e-mail, telefonate, contatti diretti, nulla. Nulla dal Comune di Roma, al quale avremmo voluto chiedere come mai un’amministrazione comunale concede – irritualmente – il proprio patrocinio ad un’iniziativa di un museo statale. Nulla dalla redazione del Corriere della Sera, che pure non ci doveva giustificare niente. Ma al quale abbiamo semplicemente chiesto – prima al telefono, poi via e-mail – perché avesse deciso di non pubblicare un’inchiesta – a quanto risulta già pronta – su un tema così controverso. Ma soprattutto nulla dal Museo Andersen, ovvero dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna, che del resto ospita anche l’ufficio della direttrice Elena Di Majo. Giorni di inutili telefonate alla ricerca della stessa Di Majo, poi della responsabile dell’ufficio stampa Carla Michelli, e alla fine… della soprintendente Maria Vittoria Marini Clarelli. Niente neanche da lei, che pure dovrebbe essere la più alta responsabile dei musei afferenti alla sua struttura: era in riunione, oppure riceveva delle persone, o era fuori stanza. Abbiamo lasciato recapiti, dietro promessa della sua assistente che saremmo stati richiamati entro 5 minuti… Ma il nostro telefono è rimasto acceso invano.
Alla dottoressa Marini Clarelli avremmo posto questioni molto semplici, che ora ci vediamo costretti a rimettere qui…
1 – Come mai il Museo Andersen, afferente alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna, ha acconsentito ad ospitare una mostra di George Lilanga, malgrado sia noto a chiunque si avvicini all’artista il fatto che da anni la sua opera sia al centro di diatribe giudiziarie?
2 – Certamente chi ha seguito e vagliato la proposta di questa mostra, prima di accettarla avrà diligentemente assunto informazioni e studiato l’artista, compulsando anche il Catalogo Generale curato da Sarenco, che ci risulta voi possediate. Nessuno ha pensato di fare qualche verifica, leggendo che lo stesso Sarenco, in un testo definisce, prendendosene la responsabilità, “banditelli” i due signori che si proponevano come curatori?
3 – Le sembra normale, ed eticamente impeccabile, che nel comunicato stampa che presentava la mostra al Museo Andersen, molto spazio era dedicato ad indicare chi fosse titolato a rilasciare autentiche su Lilanga, ovvero la National Gallery di Firenze, facente capo agli stessi curatori della mostra? Che chiedeva lucrose parcelle per queste autentiche, magari anche grazie a questa inedita “pubblicità” di un museo pubblico?
4 – Crede che esista altra struttura pubblica nel mondo civilizzato i cui responsabili abbiano la chance di sottrarsi alla stampa con lo stile suo e dei suoi collaboratori? Pensa, a questo punto, di rispondere se non a noi per lo meno agli altissimi dirigenti pubblici italiani e francesi che lanciano inequivocabili stigma sulla mostra?

Consideriamo chiuso qui il nostro legittimo lavoro di inchiesta giornalistica. Non sapendo dove sia la ragione o il torto e non immaginando chi menta o chi dica la verità, ci auguriamo che il faro sulla faccenda venga puntato ora dalle autorità competenti, con l’obiettivo di fare chiarezza al più presto.

*immagine in alto: George Lilanga, foto di Gianni Lillo

Le prime due puntate dell’inchiesta
“QUELLE SCULTURE SONO TUTTE FALSE”
“QUELLE SCULTURE SONO TUTTE AUTENTICHE”
link correlati
L’ultima dichiarazione autenticata di Coster Lilanga
Il telegramma di diffida della Fondazione Sarenco al Museo Andersen
La nuova lettera di Eric Girard-Miclet
Il nuovo promemoria di Sarenco sull’Affaire Lilanga
Estratto del testo di Sarenco per il terzo volume del Catalogo Generale di Lilanga
L’accordo del 2000 fra la famiglia Lilanga e Sarenco
La dichiarazione del 2006 della famiglia Lilanga in favore della Fondazione Sarenco
Il comunicato stampa della mostra al Museo Andersen

massimo mattioli e massimiliano tonelli

[exibart]

54 Commenti

  1. questa vicenda comincia ad assumere i connotati del Raggiro World Championship, come l’ha ribattezzato Moreno Morello su Striscia… A quando la fuga??

  2. Vorrei capire Di Majo e Marini Clarelli come fanno ancora a non avere il buon gusto di consegnare le loro dimissioni nelle mani del ministro Rutelli. Approposito, Francescooooooo. Se ci sei batti un colpo neh.

  3. peccato per chi vive “fuori”, dall’altra “parte” insomma, (quella buona direi) perche’ questa storia dei lilanga falsi girava a bassa voce in tutti i corridoi dell’arte italiana e lo sapevano in moltissimi a quanto pare… sembra che qualcuno con questa mostra abbia voluto proprio strafare. strafare una strafigura di straitaliani…

  4. GNAM : vergogna – vergogna – vergogna
    National Gallery : alla gogna – alla gogna
    Ma dove siamo finiti? Non bastavano gli scandali in corso, ci voleva anche un LILANGATE!!!!!
    E’ ORA DI FARE CHIAREZZA E PULIZIA NON NE POSSIAMO PIU’ DI PORCATE.
    Dove sono gli Organismi di Controllo? Perchè devono continuamente sperperare il nostro denaro?
    Dobbiamo sempre far intervenire STRISCIA LA NOTIZIA o LE IENE per avere risposte? Abbiate la decenza DI GETTARE LA SPUGNA e chiudere questa FALSA Mostra senza ulteriori indugi.

  5. Alla faccia dei Signori della GNAM e dei ‘signoriniii’ della National Gallery.
    Beccatevi queste legnate e smammate immediatamente.
    A quello che sosteneva che il Sig SARENCO non aveva documenti, la cena è stata servita.
    Cosa volete ancora, cosa aspettate ancora. Non siamo in un Paese del Terzo Mondo, siamo in Italia, il Paese della CULTURA.
    Voi della GNAM non avete alternative, chiudete bottega subito, scaricate i due ‘signorini’ della National Gallery ed acquistate montagne di cenere.
    Ai responsabili più elevati un piccolo suggerimento, è più facile chiedere scusa che essere accusati in contumacia.
    E LA FARSA CONTINUA

  6. è ora di finirla con questo genere di mangerie
    GNAM E NATIONAL GALLERY VERGONA
    STATE A CASA VOSTRA
    con che coraggio portate avanti questi simili raggiri !!!

  7. Ho qualche dubbio sulla buona fede di Sarenco e compagnia bella. A me sembra che sia tutto un business, in quanto il figlio Coster non si sta di certo battendo per principi ideali. Presumo peraltro che egli sia il ragazzo che si vede pitturare le opere di Lilanga nel catalogo Skira.

    Egli stesso afferma nella sua dichiarazione del 2006, quanto segue:

    – di aver firmato con il padre la dichiarazione;
    – che tuttavia non sarebbe valida, in quanto non sono stati versati i soldi promessi;
    – e che non era presente l’avvocato (il quale avrebbe pertanto commesso un falso in documenti).

    La dichiarazione è stata fatta in presenza da Mascelloni e compagnia bella.

    Spero che Coster sia perlomeno stato avveduto di richiedere l’anticipo per il suo disturbo dai suoi compari…

  8. Ha ragione, come speesso, Joao da Milano: la storiaccia era nota. Dunque vergogna. E dunque comunque lodi e onori ad Exibart per averla evidenziata, Exibart l’unico (e l’ultimo) posto dove ormai venirsi ad informare.

  9. le associazioni possono essere di vario tipo…questa non credo che sia onlus!
    evviva i falsi che giungono per sublimare i dritti…diffidate dalle imitazioni, dai curatori e dalle pompose Gallery

  10. I due “massi” sono come due macigni quando ci si mettono!..bueno!!:)…
    “ci sedemmo dalla parte del torto, visto che tutti gli altri posti erano occupati!”B.Brecht

  11. E’ triste vedere come un evento culturale generi dibattiti da bar dello sport….
    Rispondendo a Sirio, io sarei ‘quello’ che dice che Sarenco non ha documenti in mano. Fermo restando che noto un accanimento da stadio, non riesco a comprendere come possa generarsi tale astio nei confronti di chissà chi; ovvero, se qualcuno ci deve rendere conto non sono nè Sarenco nè National (che stanno portando avanti il loro business con i mezzi che hanno a loro disposizione) ma la Gnam nella persona di Elena di Majo che è la direttrice del museo Andersen.
    Di conseguenza, dal momento che Gnam tace (credo non a caso ma perchè prima di sbilanciarsi vuole essere sicura di quel che dice) provo a lanciare una provocazione alla Beppe Grillo: scriviamo tutti alla casella email edimajo.gnam@arti.beniculturali.it mettendo come oggetto della mail: “Prima di fare una mostra studiate la storia dell’arte (George Lilanga insegna …)”. Sicuramente non servirà a granchè ma se non altro avremo puntato il dito verso l’unico ente che ha la responsabilità di tutto questo.

  12. Beh, altro che tifo da stadio, se io anche solo fossi un collezionista dell’artista, altro che tifo.
    Vedere così maltrattate le mie opere, in tutti i sensi……
    E poi non siamo sotto regime, da sempre il mondo dell’Arte è confronto, dibattito, apertura mentale.
    Io chiedo, perchè c’è chi non risponde?
    A Gabriele chiederei il significato delle sue affermazioni.
    Qui si cerca di capire una situazione, di dipanare una matassa.
    E c’è solo una parte che argomenta.
    Le altre ( tranne le diffide legali), non mi sembra si siano espresse.
    Forse avranno una loro strategia, ma la figura che stanno facendo, nei confronti di chi chiede qualche spiegazione, non mi sembra delle migliori.
    Mi chiedo: è lecito attendersi almeno un chiarimento, dal principale Museo Italiano?
    E’ lecito pensare di difendersi nelle sedi opportune, ma ad un appassionato d’Arte, se non spieghi la tua verità, argomentandola in modo convincente, non è che puoi pretendere di imporre dei dogmi.
    Ognuno di noi ha la sua intelligenza, e mi piace pensare che almeno gli appassionati d’Arte siano comunque persone sopra la media intellettuale generale.
    Ora da una parte mi hanno spiegato , la loro verità, in modo esauriente.
    Se anche gli altri facessero lo stesso, potrei farmi la MIA idea sulla cosa.
    Poi potrà anche non contare nulla, ma almeno, potrò affrontare l’argomento con cognizione di causa, la prossima volta che mi ci imbatterò.
    Del resto senza contraltare sarei costretto a pensare che quello che ho letto qui sopra finora, sia la sola ed unica verità: nessuno dice cose diverse…….
    Degli interessi dei contendenti, me ne impippo, spero solo per il bene dell’artista e della sua opera, che finisca nelle mani migliori.
    Non dovremmo forse avere tutti a cuore la verità delle cose?
    Noto astio nelle tue parole, magari sai qualcosa che potrebbe portare interessanti argomentazioni, riguardo la questione ( visto che non sembri nutrire particolare rispetto per Sarenco e Mascelloni). Vorresti magari farlo sapere anche a noi?

  13. Falsi Lilanga? solo quelli? ma se stiamo a discutere da anni persino sui falsi Caravaggio che ogni tanto spuntano come funghi, è vero. questa è solo la punta dell’iceberg, legalmente in Italia nessuno paga. E’ il paradiso dei truffatori, ci credo che stanno tutti zitti, tanto che speranza c’è che la giustizia dia loro torto,lo posso dire per esperienza personale dato che sono perito esperto per il Tribunale di Milano e che alcune opere che avevo periziato come falsi, sono poi tranquillamente rispuntate in mostre “ufficiali”….neanche vi immaginate a che livelli arrivi “il marcio”. Del resto basta domandare all’estero che credibilità abbiamo…. e non solo per quel che riguarda l’arte contemporanea

  14. Sig Gianni, condivido solo parzialmente la sua analisi della situazione. Purtroppo quando la gente, l’Autorità, i Responsabili, sono sordi o fingono di esserlo, bisogna alzare la voce per farsi sentire. Secondo il mio parere in questa situazione ci sono due punti che dovrebbero essere chiariti.
    Il primo è relativo alla GNAM che dovrebbe divulgare CULTURA ed invece distribuisce incertezza. Messa con le spalle al muro si sta trincerando in un assurdo silenzio che dura ormai da troppi giorni ed è comunque foriero di inquetanti dubbi da parte di chi legge.
    Il secondo è relativo al silenzio dei Signori Parri e Faccendo della National Gallery di Firenze che, messi alla gogna, si negano a qualsiasi spiegazione o intervista. E’ forse vero che essi si stiano preparando a dar battaglia in Tribunale, ma anche una risposta pubblica potrebbe essere chiarificatrice, se non hanno nulla da nascondere.
    Ho letto attentamente le dichiarazioni rilasciate dall’Ambasciatore GRICCIOLI, che è una persona SOPRA LE PARTI. Mi sembra che il quadro sia molto chiaro!

  15. La domanda è molto semplice. Chi sta dietro tutta questa faccenda Romana?
    Se la GNAM non risponde è perchè probabilmente c’è qualche potere forte che blocca ogni dichiarazione. Se il Potente CORRIERE DELLA SERA, ha paura a pubblicare una inchiesta già pronta su questa FARSA, significa che il potere che tira le fila è veramente MOLTO forte.
    Naturalmente
    noi, semplici mortali, saremo tenuti sempre all’oscuro dei giochi di corridoio. A noi viene solo richiesto di pagare le tasse, non ci deve interessare di come vengono spesi i soldi pubblici!!!!!!
    Un grande BRAVO a Exibart che ha svolto questa importante inchiesta con coerenza e grande chiarezza. Complimenti al Sig. MATTIOLI ed al Direttore Tonelli che non hanno avuto paura di affrontare questo argomento.

  16. Cari amici, dalle mie parti si dice che ‘chi sbaglia paga’. Se questi signori della GNAM hanno fatto delle stronzate è bene che vengano cacciati a pedate nel sedere. Più leggo di questa FARSA e più mi convinco che i tutori della CULTURA non capiscono un tubo e farebbero bene a venire in Fabbrica a lavorare e piegare la schiena. Nelle parole dell’Ambasciatore GRICCIOLI sento tanta amarezza di un persona che ha conosciuto l’artista e che lo vede bistratto da questi due bischeri di Firenze.
    Che chiarezza venga fatta al più presto!
    Che i Signori della GNAM si decidano a prendere una posizione!

  17. Ciao Fabrizio,

    scusami effettivamente il concetto non é stato esposto in modo molto chiaro.

    Anzitutto credo che tutti i partecipanti della faida hanno degli interessi in gioco e non di certo ideali.

    Infatti, se non erro tutti gli interpellati hanno partecipato, con commenti o altro, alla redazione del catalogo Skira che dovrebbe trattare l’opera di lilanga.

    A ben vedere nel catalogo sono state però inserite tutte opere recenti, molto probabilmente in vendita, ed alcune opere del 1975 (queste dove le hanno prese, se Lilanga non teneva niente nel suo atelier …).

    Per chi ha visto le sculture di Lilanga presenti al Guggenheim a Bilbao, della collezione caac, può vedere che sono ben differenti dalle sculture del catalogo Skira. Io non sono un esperto dell’arte di Lilanga, ma però mi sembra strano che nel catalogo Skira gli Shetani abbiano tutti tre dita, mentre le 28 sculture a Bilbao, quasi tutte avevano tutte due dita. Anche i lineamenti del viso cambiavano in modo notevole. Sembra quasi che siano il frutto di due autori diversi (Coster ed un altro?).

    Per quanto attiene il figlio di Lilanga mi pongo due domande sull’accaduto:

    – perché Coster ha firmato con il padre la dichiarazione a favore della National che era nella sua lingua e quindi comprensibile?
    – forse perché era stato fregato da sarenco & Company o forse perché voleva continuare a fare le sculture a nome del padre anche dopo la morte e ricevere soldi per autentiche false?
    – perché Coster é l’unico della famiglia a parlare? E gli altri eredi che fine hanno fatto?
    – ma Coster ha fatto veramente di sua spontanea volontà le dichiarazioni per Mascelloni & CO? Capiva l’inglese od ha firmato sulla fiducia della traduzione fatta?
    – quest’ultimi sono ora più autorevoli per autenticare le opere di Lilanga perché gli hanno dato dei soldi?

    Un’altra domanda dettata dal buon senso:

    Come si fa a dire che tutte le sculture sono false? Io le ho viste ma non si sembravano per nulla più false o differenti di altre (anche al Guggenheim ho visto un quadro con una firma molto anomala e stranamente molto simile a quella di Coster, più bassa e tozza di quella del padre)? Cosa si intende per false? Quelle fatte da altri nell’atelier di Lilanga e vendute come sue sono autentiche o false? Ma come si fa a sapere se un’opera l’ha fatta veramente Lilanga od altri? Conta quello che dice l’autore o gli si sta dietro la schiena quando lavora, fotografandolo?

    Io sinceramente confrontando le opere sul catalogo Skira e quelle viste della Caac collection non ho ancora compreso bene quale sia lo stile di Lilanga, soprattutto per quanto attiene le sculture, per le quali è più difficile copiare uno stile non proprio.

    Mi sembra qua di vedere il ladro che grida di essere stato derubato…

  18. L’idea di Gianni di Roma inondare di Email la casella postale della Di Majo è eccellente. Io ho già dato il mio contributo. La situazione è scandalosissima.

  19. non mi scandalizza più di tanto questa sempre pur brutta storia…..in questo paese piccolo, in tutti i sensi, l’arte esiste solo in quanto collegata al mercato, pertanto dove c’è mercato c’è marcio….non è una condanna del mercato, per carita, è una conseguenza logica del fatto che dove girano tanti soldi, c’è per forza del marcio.
    se la mettiamo poi sul piano dell’incompetenza è successo, se ben ricordate,sempre in questo piccolo paese,che in un museo della toscana hanno confuso Modigliano con Piripiccchio…..ma mi dite voi se c’è un qualche cosa di pubblico che brilla per competenza?

  20. Ma che ruolo ha il capitano Felix Lorenz che tante e tante autentiche ha firmato ma di cui nessuno ne parla? ma chi è costui?

  21. Gentile Gabriele, non entro nel merito artistico, in quanto non posso giudicare cosa non conosco tecnicamente.
    Premetto che mi baso su ciò che qui viene riportato, e che il mio disgusto è nel vedere maltrattata l’Arte, principalmente da chi dovrebbe difenderla e divulgarne gli aspetti di conoscenza e creare un arricchimento culturale
    Il problema che ho posto è puramente etico, comportamentale.
    Non essendoci risposte dalla controparte, anzi prima minacce e richieste di censura, poi la negazione della propria persona, pur rivestendo un ruolo pubblico, sono obbligato a credere che quello che leggo sia vero.
    Non so se gli altri compari ( come li definisci tu, e non discuto, non conoscendoli), siano meglio, di sicuro hanno espresso molto chiaramente il loro pensiero, argomentando chiaramente.
    Poi se vogliamo mettere in discussione i tre M, beh allora forse c’è veramente qualcosa che non va: non sono forse loro ( mi sembra di aver letto), che hanno curato le mostre e le collezioni più importanti al mondo?
    Qualche certezza anche tecnica bisogna pure che venga offerta sul mercato.
    Se Magnin, Mascelloni e Miclet ( in ordine alfabetico) non conoscono l’opera di Lilanga, lo devono forse fare delle persone che non scendono ai piani bassi ( i nostri) a spiegare come, secondo loro, stanno le cose?
    Chi siamo noi, i caproni che non possono capire?
    I documenti non danno la conoscenza, lo studio, la pratica e l’applicazione forse si………
    Perciò se almeno le istituzioni rispondessero, dando la loro versione dei fatti, io almeno sarei contento.

  22. Mascelloni e Sarenco sono i soli in Italia ad aver proposto mostre
    bellissime sull’Asia e sull’Africa. per il resto solo mostre inutili come
    quella su India e Pakistan alla Fondazione Sandretto o addirittura
    fraudolente come questa a Roma. In tutti e due i casi i curatori scrivono di
    luoghi come il Pakistan e l’Africa dove non sono mai andati.

  23. Esatto Ambros, chi è Felix Lorenz? Sicuramente una persona che conosceva molto bene Lilanga e che (come National e Sarenco) ha delle foto che li ritraggono insieme.
    Secondo me alla fine è l’unico ‘pulito’ in quanto con tutto il casino che c’è è rimasto il solo a non essere denunciato ed a stare fuori dalla bagarre.
    Cosa vuol dire? National denuncia Sarenco, Sarenco denuncia National e Felix Lorenz continua tranquillamente a proporre le sue autentiche senza che nessuno osi intraprendere vie legali (si limitano solamente a dire che non sono buone, ma ad oggi ancora non si capisce che fine abbiano fatto le opere autentiche di Lilanga).

  24. Caro Fabrizio,

    sono perfettamente d’accordo con te che l’ente pubblico dovrebbe prendere posizione circa l’accaduto, come pure gli addetti della National Gallery.

    Io suscitavo qualche dubbio solo sulle persone che sono intervenute quali denunciatori della più grande truffa messa in atto nei confronti di un ente pubblico.

    Chi di loro ha visto effettivamente le opere presenti?

    A me sembra che l’unica contestazione circostanziata, sia quella mossa da Miclet.

    Egli contesta principalmente una scultura, datata come degli anni 70 che non dovrebbe essere pitturata , nonché l’originalità delle pelli di capra degli anni 70 elencando i motivi della sua conclusione.

    I responsabili del museo e della National Gallery dovrebbero prendere posizione su tali critiche e forse non solo per le vie legali, anche per dare un segnale forte all’opinione pubblica circa la loro posizione. Un processo vinto non toglierà mai i dubbi sollevati dalla questione, se non affrontata pure da un punto di vista mediatico, dove di fatto il dibattito è aperto.

    Come pure mi attenderei delucidazioni dalla Fondazione Sarenco circa il fax inviato al museo Andersen, con il quale si chiede di chiudere anzitempo la mostra avendo “costatato e comprovato che la maggior parte delle opere esposte sono false”. Se fossi il responsabile del museo chiederei maggiori delucidazioni al riguardo e come si è giunti a tali conclusioni, dopodiché trarrei le debite conclusioni.

    Per quanto attiene la figura di Magnin, forse l’unico vero disinteressato assieme a Jean Pigozzi a speculazioni sul valore di mercato delle opere di Lilanga, in quanto aveva già cominciato la famosa raccolta caac a fine anni 80, mi piacerebbe sentire un suo parere sulle opere in museo.

    Io non sono di certo un esperto d’arte, ma però quello che mi sembra perlomeno strano é che i pezzi presenti nella collezione caac ed i pezzi presenti nel catalogo Skira, presentano delle importanti differenze.

    Qualcuno mi sa spiegare questo? O tutto è spiegato con la foto di Lilanga con il catalogo ragionato in mano ed inserita nel catalogo Skira? Ma se erano così amici ed in buoni rapporti, perché Lilanga e Coster hanno firmato prima della morte dell’artista una dichiarazione a favore della National Gallery?

    Interessante poi che Miclet prenda posizione pure sulla validità giuridica di un documento al cui allestimento non ha di certo assistito, premurandosi di far rilevare che non essendoci stato il pagamento promesso, il patto era nullo…è come il passaparola: quello che dice uno sottovoce passa da persona a persona, per diventare di dominio pubblico, quasi a legittimare l’autenticità della prima voce.

    A me sembra che tu il can can sia semplicemente dovuto alla battaglia in atto per la legittimazione ad autenticare le opere di Lilanga.

  25. Rispondo al Sig Ambros ed alla Sig.ra Silvia in merito al Capt FELIX LORENZ.
    Premetto che ho acquistato tramite E-BAY un dipinto attribuito a George Lilanga, Autenticato dal Capt Felix Lorenz ed approvato per l’autentica dalla National Gallery di Firenze (che non ho fatto perchè troppo onerosa!)
    Dopo che la GNAM ha presentato questa Mostra di George Lilanga organizzata dalla National Gallery, ho cominciato ad interessarmi più da vicino della cosa, ho fatto delle ricerche, ho fatto delle domande, ho raccolto informazioni per poter capire.
    Il risultato, in base alle informazioni ricevute, è veramente sconcertante.
    Il Capt Felix Lorenz, fino a 3-4 anni fa acquistava opere direttamente da George Lilanga e le piazzava sul mercato. Quando la salute di George Lilanga ha cominciato a peggiorare e la sua capacità produttiva è diminuita, egli decise di continuare la produzione in proprio incaricando un Nipote di George Lilanga di fare il lavoro sporco.
    Sembra che dopo la morte di George Lilanga il nostro buon Felix si sia buttato alla grande nell’affare ed abbia fatto produrre circa 4.000 opere, che neanche a farlo apposta corrispondono al numero di opere che la National Gallery vuole pubblicare sui 10 volumi di ‘Authentic Lilanga’ in programma per i prossimi 10 anni.
    MISTERI DELLA FEDE FALSATICA!
    Tutto questo materiale viene ora venduto in Germania ed Italia tramite le Gallerie, le Case d’Asta ed i venditori E-BAY.
    Sembra che alcuni venditori E-BAY in Italia ma anche in Germania acquistino lotti da 20-50 pezzi per volta e poi rifilarli a dei coglioni come me.
    Purtroppo noi Italiani pensiamo di essere i più furbi ed invece ci facciamo fregare prima dai Tedeschi che hanno un nome importante e poi dai Fiorentini.
    Non so se nessuno ha mai cercato di denunciare il Capt Lorenz Felix, considerati i problemi di diritto internazionale che ci possono essere, ma spero proprio che lo facciano al più presto.

  26. Allora vogliamo parlare del fatto che durante le settimane di apertura che per fortuna volgono al termine, la mostra è stata sempre presidiata da uno o da due addetti della National Gallery pronti a ‘convincere’ potenziali collezionisti e visitatori o giornalisti di passaggio???? Ma vi pare una cosa normale vi pare. Il museo? Pareva loro…

  27. ciò che trovo particolarmente scandaloso in questa vicenda è il “neocolonialismo” cui anche Sarenco e Mascelloni fanno riferimento. Ancora una volta l’Africa depredata, sconosciuta, offesa.

  28. E’ ancora più scandaloso il fatto che i Funzionari della GNAM, dopo quasi 20 giorni di polemiche, attacchi, accuse e quanto altro, non si sono degnati di prendere una qualsiasi posizione e di dare spiegazioni come se la Mostra fosse un fatto privato e che il Pubblico non abbia possibilità di analisi.
    Noi stiamo qui a disquisire sull’arte e sulla cultura, mentre alla GNAM stanno probabilmente contando le ore che li separano dalla chiusura di questa FARSA per non essere obbligati a dare risposte e cercare di cadere in piedi!
    La mostra sta volgendo al termine e la prossima settimana, quando tutto sarà stato smantellato, ci dimenticheremo del problema ed un’altra volta avrà vinto il partito dell’ INSABBIAMENTO.

  29. National Gallery di Firenze è ora di tiraer giu le braghe!!!! e arrendersi!!!!!

    GNAM, non si magiano cosi i i soldi degli Italiani!!!!! GNAM, GNAM!!!!!!!!

  30. Mi domando come è possibile che i Dirigenti della GNAM possano ancora portare il ‘MOCCOLO’ ai signori di Firenze. Mi sono preso tempo per navigare su E-BAY (molto istruttivo – I Funzionari della GNAM potrebbero apprendere un sacco di cose) ed ho notato oggi che il venditore ‘zaffiro 2004’ propone due dipinti di George Lilanga al prezzo ‘Compralo subito’ di Euro 390,oo.
    Il commento alla proposta è esattamente il seguente:

    ‘L’OPERA E’ FIRMATA SUL FRONTE DAL MAESTRO GEORGE LILANGA, CERTIFICATO DI AUTENTICITA’ SU FOTO DELLA COLLEZIONE DI PROVENIENZA (Captain LORENZ).
    L’OPERA NON E’ MAI STATA APPESA.
    L’OPERA E’ AUTENTICA, VISTO LE CONTINUE DISPUTE SULL’ORIGINALITA’ VI INFORMIAMO CHE E’ POSSIBILE OTTENERE UN’ULTERIORE CERTIFICAZIONE (A CARICO DI CHI ACQUISTA) EMESSO DALLA NATIONAL GALLERY DI FIRENZE CON UN COSTO AGGIUNTIVO DI 400 EURO.
    DISPONIBILI ANCHE ALTRE OPERE!

    Ora i casi sono due:

    1) National Gallery di Firenze è d’accordo con il Capt LORENZ FELIX e con i venditori E-BAY per Autenticare al prezzo di Euro 400 tutti i FALSI Lilanga che il Capt Felix Lorenz ha importato.

    2) National Gallery di Firenze non ha alcun accordo, accetta di autenticare le opere Importate dal Capt Felix per motivi di ‘cassetto’ e non fa niente per fermare il Tedesco o i venditori E-BAy che gli mandano Clienti tutti i giorni.

    Non riesco a capire, si accettano spiegazioni.

  31. E’ veramente uno scandalo che la GNAM si sia prestata a questa FARSA con i due ‘compari’ di Firenze utilizzando FONDI PUBBLICI!
    Il loro assurdo silenzio è la più assoluta conferma del fatto che erano perfettamente a conoscenza della situazione ed ora cercano di salvarsi la poltrona non rispondendo alle domande e negandosi a quanti vorrebbero capire.
    Se fare cultura significa sperperare Denaro Pubblico in Operazioni assurde e privatistiche è forse meglio essere ignoranti ma felici!

  32. Ai Signori Dirigenti della GNAM.
    L’analisi e la ricostruzione delle relazioni d’affari che SIRIO ed ANTONIO ci hanno proposto su questo sito, sono talmente incredibili che potrebbero essere vere.

    Se i Signori della GNAM, anzichè ritirarsi in trincea, avessero fatto delle indagini, avrebbero capito che in questa storia c’era del marcio.

    Ho navigato anch’io su sul sito E-BAY/lILANGA e scoperto che la maggioranza dei venditori che propongono dipinti e sculture attribuiti a George Lilanga provenienti dalla Collezione LORENZ FELIX, dirottano i clienti sulla NATIONAL GALLERY di Firenze per l’Autentica!

    E’ ormai risaputo che il Capt LORENX FELIX è un gran filibustiere che ha importato migliaia di FALSI Lilanga e National Gallery Autentica tutti questi lavori.

    IL CONNUBIO TRA I FIORENTINI ED I TEDESCHI E’ MOLTO EVIDENTE!!!!

    Come mai i Funzionari della GNAM, nonostante le evidenze, continuano ad ignorare la cosa?????

    Ora, considerato le argomentazioni degli altri lettori di questa rubrica di EXIBART, considerato che GNAM proprio se ne frega dal prendere posizione, posso senz’altro ritenere
    che le Opere esposte a ROMA al Museo Andersen non siano attribuibili a GEORGE LILANGA e che siano dei perfetti FALSI!!!!

    Io proprio non ci sto al fatto che un Museo di Stato esponga delle PATACCHE e paghi con soldi pubblici questi furbacchioni di Firenze!

  33. Era ora che qualcuno si accorgesse dei miei commenti.
    Sono stato accusato di tifo da stadio, forse ho esagerato, ma quando vedi le cose da vicino e ne senti la puzza di marcio, puoi avere delle reazioni violente.

    Il fatto di aver acquistato un Patacca su E-bay che alla modica cifra di Euro 400 può essere rivalutata, diventare Originale ed Autenticata da due furbacchioni di Firenze, mi manda in bestia!

    Il disprezzo per tutta la gente che ha partecipato alla realizzazione di questa FARSA alla GNAM è incalcolabile.

    Spero solo che i nostri grandi capi che stanno a ROMA vogliano spiegarci la situazione ed intervenire prendendo provvedimenti contro i mistificatori.

  34. ma vogliamo renderci conto che questa diatriba nasce allo scopo di accaparrarsi un bissnes non indifferente!!!!!!!! sono sicuro che ai vari sarenco mascelloni faccenda parri e c..non frega niente di lilanga .xche non fanno archivi e vari pubblicazioni di artisti italiani minori? forse xche non c’e’ trippa

  35. Non pensavo si potesse arrivare a tanto.
    Ma come riescono a tenere imbavagliata tutta la stampa romana?non certo, credo, le minacce dell’avvocato di Faccenda e Parri.
    Che c’è dietro?????

  36. Dopo l’intervento dell’Ambasciatore Griccioli e di Coster Lilanga non si riesce a credere che la mostra sia ancora aperta e che la GNAM taccia.
    Si rendono conto di star facendo fare a tutta l’Italia artistica una figura indecente?

  37. fa piacere vedere che nonostante le mafie dell’arte ci sia ancora una voce indipendente e seria.
    Non conoscevo exibart prima del servizio di Lilanga.

  38. La lettera di Coster Lilanga chiude il caso.
    Ora c’è solo da chiudere la mostra e da inviare ad altri compiti (magari all’ufficio multe di via Ostiense) i responsabili della GNAM…

  39. Coster Lilanga è un burlone avido. Ha firmato anche l’autorizzazione per Parri e Faccenda. Se paghi gli il denaro abbastanza, attesta ti tutto ciò che vuoi. Il diverso era da ambasciatore Griccioli, o? Cosa era il contraccambio per la sua attestazione per Sarenco col sigillo dell’ambasciata italiano? Naturale la pubblicazione del Lilanga opere falso diverso nel terzo catalogo. Diventano così da dipinti e figure senza valore opere „autentiche“. Mi chiedo quando questa palude è messa finalmente a secco!

  40. Onokim, qui serve chiarezza, sperando che venga fatta e soprattutto in fretta. Io sono personalmente curioso di conoscere le spiegazioni che le strutture pubbliche avranno da fornire.
    Per quanto riguarda i tuoi commenti, sembri uno molto interessato alla cosa: o sei Felix Lorenz o chi per lui, o sei un commerciante dei tanti, di opere di Lilanga, incazzato perchè non può più farsi gli affari suoi.
    Perciò io dico che se sai qualcosa di interessante da apportare alla situazione, mettiti a disposizione dell’inchiesta, e di quello che ne seguirà eventualmente, a livello legale, per poter finalmente mettere la parola fine a questa, VERAMENTE PENOSA, vicenda.
    Qui tutti dovremmo avere a cuore l’unica cosa che veramente conta: LA VERITA’, non il mercato…….
    Il mercato poi, si basa su certezze che, al momento non ci sono.
    Una volta stabilite basta adeguarsi: piacciano o no.
    Certo che a leggere qui sopra, avendo spiegazioni circostanziate e dettagliate, fornite solo da una parte, non sembra che ci sia molto da capire.
    L’ARTE è di tutti e non si può MAI gestire come una faccenda privata.
    Da quello che io ho letto qui sopra, sembra proprio invece che a non essere stata rispettata, sia proprio la cosa più importante.
    In più il comportamente della parte istituzionale, fa proprio pensare che qualcosa che non vada, ci sia proprio.
    Non mi stufo di ripeterlo: sarebbe interessante sentire le spiegazioni della GNAM.
    L’utenza del sistema ARTE, ne sarebbe grata!

  41. Una “National Gallery” in Italia con la sede a Firenze che ha il mandato legale ed esclusivo di valutare, verificare e rilasciare certificati di autenticità per l’arte etnica dall’Africa fino ai deserti australiani? Una ‘galleria nazionale’ che abbia tra i suoi maggiori obiettivi la protezione degli artisti indigeni affinchè siano pagati adeguatamente per la vendita delle loro opere? Una organizzazione che portegge i collezionisti, che promuove artisti, stili e movimenti d’arte indigena, entrando nel sistema dei protocoli internazionali? Una ‘label of authenticity’ che ispira fiducia? Tutto ciò non si può falsificare e nè si può tacere la verità.

    Sarenco e Enrico Mascelloni sono riconosciuti a livello internazionale, immersi nell’ambiente da anni, mettendo su mostre insieme e direttamente con Lilanga, altri artisti africani, o provenienti da altri luoghi, e portando il mondo in Italia. Il loro rapporto con Lilanga, la sua famiglia e il suo lavoro è concreto ed impegnato. Purtroppo questo gentilissimo “Picasso africano” è morto troppo presto per godersi tutto il riconoscimento che meritava, ma per fortuna e con coraggio glielo stanno assicurando questi due veri connoisseurs.

  42. Mascelloni e Sarenco saranno anche due avventurieri, ma questa volta sembra che abbiano davvero ragione. Inoltre le loro mostre come “La Sindrome di Tamerlano” mi sono piaciute molto..

  43. come si può dar credito a due personaggi (Mascelloni e Sarenco) che vivono tra l’Africa, l’Afghanistan e il Pakistan!!!Eppure i burocrati della Gnam sono anche peggio, perchè non hanno nemmeno il coraggio delle loro azioni, dei curatori della mostra, poi, sembra che non sappia nulla nessuno.

  44. prima di tutto bisognerebbe chiedersi perchè Mascelloni Girard e Sarenco, che dichiarano di sapere da lungo tempo dei falsi della National Gallery, non sono intervenuti prima ed hanno invece atteso che si aprisse la mostra al Museo Andersen di Roma.
    Sembra quasi una trappola. Se il silenzio della Gnam e dei curatori è comprensibile perchè altrimenti verrebero definitivamente linciati da personaggi come Mascelloni e Sarenco che nelle provocazioni violente si trovano a proprio agio, cosa dire del silenzio della stampa specializzata? Dove sono i D’Amico , Grasso, Vettese, Pratesi…Non si è visto alcun loro intervento. Mascelloni si vanta di avere mandato una lettera all’Aica (associazione critici d’arte) in cui l’accusa di riunirsi al museo nel museo Andersen durante la mostra dei falsi Lilanga senza proferire verbo. Se avessero ragione Mascelloni a Sarenco sarebbe veramente grave!!La mostra di lilanga mi semra la mostra di un artista furbo che copia Keith Haring. Sarenco e Mascelloni hanno scritto che è stato Haring a copiare Lilanga!!Sentite questa: Mascelloni è tra i curatori di una mostra di Haring inediti(Skira) che si apre al Palazzo Reale di Monza la prossima settimana. Che c’è sotto?Esiste davvero Lilanga? Mascelloni e Sarenco li ho conosciuti mentre distribuivano opuscoli pro-serbi alla Biennale di Venezia durante la guerra del Kosovo!!!

  45. sono diventata un’ammiratrice di mattioli. Il suo servizio sui Lilanga falsi è giornalismo d’inchiesta che nell’arte(e forse anche in altri settori) non esiste più. è stato bravissimo, i luminari della stampa italiana dovrebbero vergognarsi..viva exibart!!

  46. la signora lauraB sarebbe cosi’ cortese da spiegarmi il rapporto tra Lilanga e i volantini sulla Serbia? Uno che distribuisce volantini, magari criticabili, e’ necessariamente un diffamatore? Questa e’ logica idiota, mi voglia perdonare. Per il resto il suo commento basta a se’ stesso, la qualifica pienamente.

  47. interessante inchiesta, nella quale l’unica cosa che valga la pena approfondire è il comportamento, soprattutto dopo la notizia, dei responsabili del museo, finanziato da fondi pubblici. il loro silenzio, oltre che inaccettabile, è sospetto. per il resto, nessuno dei personaggi coinvolti appare cristallino, poiché la lettura dei documenti da Voi allegati – molto opportunamente – pone dubbi e rivela comportamenti discutibili da parte di tutte le persone coinvolte, comprimari e mezze tacche sui quali sarebbe opportuno stendere un velo pietoso, visto che con l’arte non hanno nulla, ma proprio nulla a che fare.

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