-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
L’ANTI-HIRST CARTRAIN E IL DÉTOURNEMENT DEL TESCHIO
Politica e opinioni
di christian caliandro
E guerra fu. Da una parte, uno street artist di 17 anni. Dall’altra, Sua Maestà Damien. L’un contro l’altro armati, in una battaglia a colpi di collage, carte bollate, sequestri e una scatola di matite che vale “appena” 500mila sterline... La solita lotta tra Davide e Golia?
E guerra fu. Da una parte, uno street artist di 17 anni. Dall’altra, Sua Maestà Damien. L’un contro l’altro armati, in una battaglia a colpi di collage, carte bollate, sequestri e una scatola di matite che vale “appena” 500mila sterline... La solita lotta tra Davide e Golia?
degni di nota come Duchamp”
Cartrain
Nel luglio scorso, uno street artist di 17 anni che si fa
chiamare Cartrain
ha conquistato le pagine dei giornali di tutto il mondo per aver rubato una
scatola di matite Faber Castell dall’installazione Pharmacy di Damien Hirst, esposta alla Tate Gallery di
Londra. L’artista adolescente chiede il “riscatto”, vale a dire la restituzione
di alcuni suoi collage contenenti immagini non autorizzate di For the Love
of God (il titolo
del famoso teschio diamantato di Damien Hirst), sequestrati l’anno precedente
dalla Design and Artists Copyright Society su richiesta esplicita dello stesso
Hirst: in caso contrario, le suddette matite verranno temperate, una dopo
l’altra.
Scotland Yard, sulle tracce del feroce criminale, arresta
prima suo padre (per errore: certe cose anche nella dolce Albione…) e poi il
medesimo, per rilasciare subito dopo entrambi su cauzione: il valore delle
matite è di 500mila sterline (mentre l’intera opera ne costa la bellezza di 10
milioni), e Cartrain è nei guai seri. Da una parte abbiamo dunque un ragazzo
che vende su Internet le sue opere a 65 sterline, dall’altra una star ammirata
e compiaciuta del firmamento artistico, che guadagna decine di milioni a botta.
Questa disputa è così esemplificativa di fenomeni più grandi, riguardanti le
trasformazioni in atto nel mondo dell’arte e nella società, che sembra quasi
creata ad arte, l’ennesima trovata dell’ex enfant prodige dell’arte inglese.
Scrive in proposito Jonathan Jones, autorevole critico del
Guardian: “Mi viene da pensare che la reale ragione dell’irritazione di
Hirst sia da ricercare nel fatto che Cartrain ha fatto in fondo ciò che tutti i
grandi caricaturisti hanno sempre fatto: ha creato cioè un’immagine ridicola ma
insidiosamente memorabile del suo oggetto” [1]. Effettivamente, Cartrain capovolge e
sviluppa il procedimento alla base di tutte le opere di Hirst, e in generale
della tradizione ormai abbastanza corposa – e a dire il vero un po’ stanca –
che discende dal ready made: il détournement rispetto al significato originario
dell’oggetto o del modello, l’inversione di senso e lo spostamento concettuale.
Il fatto stesso di costruire opere che non costano quasi
niente, collage digitali che inglobano – e normalizzano – quella che a suo
tempo fu promossa come “l’opera più costosa di tutti i tempi”, e che nel
frattempo è divenuta il simbolo di un’epoca al tramonto, è un gesto che
racchiude tutto un grande cambiamento, di strategie e di valori. Per non
parlare poi della sfida esplicita all’artista più ricco e potente del mondo, e
del linguaggio (volutamente?) sgrammaticato con cui Cartrain comunica, a voce e
per iscritto. I suoi collage hanno la capacità di mettere in prospettiva
un’immagine che fino a pochissimo tempo fa sembrava una specie di “buco nero”,
un oggetto del desiderio oscuramente affascinante e morbosamente misterioso:
fino a due anni fa, ma anche fino a oggi, lo possiamo dire, il valore egemone
prescriveva che un artista di chiara fama dovesse essere in grado di realizzare
la
replica-in-platino-di-un-teschio-umano-del-XVIII-secolo-interamente-ricoperto-da-8601-diamanti-con-un-diadema-incastonato-nella-fronte,
o il suo equivalente. Senza dimenticare, ovviamente, che il pezzo forte è il
ghigno di denti veri, che l’opera è un monumento alla “vittoria sul
decadimento” (Rudi Fuchs) [2] e che il rendere glamour (persino) la morte è un’idea
che condensa molto bene i temi e gli eventi-chiave del decennio che si sta
concludendo. Il valore auratico inoltre del Diamond Skull è stato creato e amplificato
dalle sue innumerevoli riproduzioni: su copertine di riviste, t-shirt, jeans
firmati e piatti.
Tra queste riproduzioni s’inserisce con fare
apparentemente demenziale proprio quella, non autorizzata, di Cartrain. Ma
come, Davide sfida Golia e spera pure di cavarsela? Eppure, il canovaccio
biblico qualcosa dovrebbe pur insegnarla, in questo senso; però questi, si sa,
sono tempi in cui i testi sacri non vengono granché utilizzati, se non per
tirarseli addosso. Sia come sia, l’artista teenager porta avanti pervicacemente
un’operazione di de-mitizzazione, e de-istituzionalizzazione, del teschio di Hirst;
e, per analogia, di Hirst stesso. Attraverso i suoi collage da poco, eppure
così sani, possiamo finalmente vedere For the Love of God per quello che realmente è, al di
là della propaganda e dei veli mediatici: il monumento funebre a un’epoca che
si sta sgretolando, sotto i colpi della crisi finanziaria, un’epoca in cui è
praticamente obbligatorio per gli artisti realizzare opere sempre più imponenti
e prepotenti (neonati giganti, modelle dorate e treni sbuffanti), pena la
scomparsa dal raggio di attenzione collettiva. Possiamo leggere il teschio con
le lenti di un momento storico (forse) nuovo, in cui la mutazione dei valori di
riferimento ci fa apparire un modesto cartoncino stampato più vivo e degno di
attenzione rispetto a un insieme di placche e pietre preziose.
[1] J. Jones, “Damien Hirst loses face
over Cartrain’s portrait”, The Guardian, 15 settembre 2009.
[2] R. Fuchs, Victory Over Decay, in D. Hirst, For the Love of God: The Making of the Diamond
Skull, Other Criteria/White Cube, London 2008, p.
7.
articoli correlati
Teschi
da fiera
Hirst
a Londra
Quanto
costa uno squalo?
christian caliandro
*articolo pubblicato
su Exibart.onpaper n. 62. Te l’eri perso? Abbonati!
[exibart]
Ma il teschio di Hirst non è un ready made. Come non lo sono i suoi dipinti e gran parte della sua produzione.
Caliandro parla di Damien Hirst? Quello famoso? o si è confuso con qualcun’altro vittima anche lui degli effetti del DÉTOURNEMENT?
ottimo articolo Christian!
Sì, il teschio di Hirst non è ready made. Ha dovuto comprare i diamanti e farlo fare.
Comunque l’articolo quì sopra presenta uno scenario corretto. Se da una parte si estende l’alfabetizzaione dell’arte, dall’altra parte vediamo un linguaggio affaticato che inizia (da qualche anno e più) a fare il verso a se stesso.
Il 25 marzo aprirà “21 artisti per il ventunesimo secolo” preso la fondazione sandretto. Io temo che vedremo ancora una volta il bignami della migliore arte contemporanea internazionale di ieri. La riconessione continua ed ossessiva di codici stereotipati. Spero di sbagliare.
consiglio a tutti i commentaristi di exibart di studiare la storia dell’arte e, in generale di leggere un po’di più. Se questo risulta loro impossibile, prego allora perchè si astengano dallo scrivere, con tanto di boria, delle enormità inqualificabili. GRAZIE
bene o male l’importante è essere sulla bocca di tutti…
Io credo che ottima sia l’opera di Hirst. L’articolo e i commenti compreso il mio sono solo chiacchiere.
Detto questo posso dire che l’articolo e alcuni commenti evidenziano una conoscenza della storia dell’arte e di Damien Hirst poco approfondita?
E aggiungo che mi hanno insegnato che partendo dalle ipotesi sbagliate si può dimostrare qualsiasi cosa.
Il disocorso di Rossi sui linguaggio è un po’ da paraculo, è il classico discorso che piace ai critici. Per vedere linguaggi diversi basta frequentare posti diversi e magari recensirli. Ma non vi interessa.
Hirst(o chi per lui) dipinge meglio di Verlato. Ed è paradossalemte più facile attaccare il vecchio Damien, che l’artista che fa la mostra nella galleria(da recensire) “amica”.
Grande Christian, continua così.
Io credo che il linguaggio e le opere siano da apprezzare. Bisogna avere chiaro quando Hirst ha iniziato ad avere un linguaggio maturo: inizio anni 90. Quindi il suo lavoro di oggi è il legittimo sviluppo di quelle intuizioni di inizio 90.
Per affaticato intendo alcune ricerche ritardatarie fine anni 90 e alcuni nuovi artisti “emersi” dopo il 2000. Questo discorso è come dire che il re è nudo. Solitamente lo dice lo scemo e il cretino del villaggio. Proprio per questo considero luca rossi un indentità sacrificale e posticcia. Che però rispetto al novencento non è monolitica ma deframmentata in tante persone reali.
Poi il sistema italiano vive alcune dinamiche degenerative che fanno il male di tutti. Soprattutto di quegli artisti silenziosi e “opportunisti-parac” che sperano di raccogliere qualche briciola barcamenandosi tra la nonni genitori foundation e la sopravvivenza. Gli operatori italiani radical-sinistra-chic che hanno semmai studiato all’estero e che criticano inorriditi il berlusconismo, vivono ,ogni giorno, piccole autocelebrazioni e conflitti di interesse non diversi da un certo berlusconismo stucchevole.
Sempre intelligente il Luca Rossi.
Se ne può dedurre oramai che non solo per l’arte è utile ma che anche in altri campi potrebbe dare molto.
Per esempio,parlando di calcio, è uno che doviziosamente potrebbe sciogliere l’enigma più importante da sempre:il perchè quando la palla entra in rete è goal e invece quando non entra,seppur per poco,non lo è.
Oppure,sempre per esempio,spiegarci come raddrizzare le banane senza spendere molto.
Due sono i suoi simili certamente riconosciuti in Italia ,il “talent scout” Di Pré e il televenditore-promotore-conferenziere colto,Carlo”carletto”Vanoni,quello che presentando un’inedito pittore con la sua prima opera informa che a lui gli è da sempre piaciuto.
Insomma oro puro e unendoli tutti e tre praticamente una miniera,oltretutto ed evidentemente non solo per l’arte.
Speriamo non emigrino
Giuliano Perezzani
si ma oltre a ribadire il discorso paraculo sul linguaggio, che sicuramente farà esaltare Cavallucci e non ti chiude le porte di Flash Art, di che parli?
Coesistono nello stesso istante tutti i linguaggi possibili, basta avere la voglia e la curiosità per cercarli, o anche solo di riconoscerli quando ci si imbatte in loro.
Il sistema “italiano” non esiste.
E resta il fatto che Caliandro non sembra conoscere Damien Hirst.
no, “paraculo” è continuare a perpetuare codici cotti e stracotti riconducibili ad arte povera, informale, transavanguardia, individualismi anni 90, ecc ecc. Selezionare e “lanciare” ogni anno giovani artisti dimenticandosi di quelli di ieri e perpetuando il male di tutti. Perchè finisce che ci sono giovani, anche interessanti, che sono costretti a cristallizzarsi su lavori rassicuranti e omologati. Questo quando il loro lavoro non è ancora maturo per cristallizarsi, e capace di proporsi credibilmente sulla scena italiana e internazionale.
Produciamo tanti piccoli cloni sempre con uno scatto di ritardo rispetto al mainstream. Le cose che (apparentemente) sembrano più interessanti sono un recupero dell’arte povera, dell’informale e (ultimamente) della transavanguardia. Vedo anche una sensibilità performativa; quasi un ritorno alla terra e alla spiritualità saggia-di-montagna.
Ora, ammettere questo significa dire finalmente che il re è nudo. Si tratta di confrontarsi con un burrone; la cosa provoca paura e vertigine. Ma questa dinamica “difficile e pericolosa” deve caratterizzare l’anima della contemporaneità.
Guardate ,per esempio, Arcangelo Sassolino (ora in mostra alla galleria continua). Si tratta di un kounellis-scientifico e spesso “raffazzonato”. Nel migliore dei casi alcune giovani ricerche sono nuove declinazioni del passato. Questo pensiero ha anche componenti ingenue e naif. Ma credo che si tratti di riflessioni obbligate, di fronte le quali è necessario porsi. Se no si rischia di prendere in giro se stessi e gli altri.
guardiamo ad esempio te che fai finta di essere contro il sistema e poi lo leggittimi scrivendo su flash art e collaborando con cavallucci-ucci-ucci. Quindi sei parte del problema, contribuisci alla leggitimazione di falsi artisti che spopolano non solo in italia(paralare di sietema italiano è un ingenuità)
Mi viene da ridere. Guarda che sei tu che hai in testa il “sistema”, visto che sei ossessionato da flash art-cavallucci. Mi rendo conto che spesso le persone vedono in me quello che hanno negli occhi, quello che un po’ sono.
Il “sistema” di cui parlo (che in italia esiste, per quanto ristretto e inevitabilmente incestuoso) è il migliore possibile. Perchè l’unico che ha saputo affermarsi. Ciò non toglie che questo sistema viva dinamiche degenerative date da fattori culturali e individuali.
Mi sembri qualunquista Caro Pippo, quando parli di buoni e cattivi artisti. A chi ti riferisci???? Non dirmi che apprezzi i polpettoni ruffiani e stucchevoli di Matteo Basilè o Giacomo Costa. Meglio il bignami dello “smart relativism” proposto da Matteo Rubbi,allora. Sarebbe interessante una doppia personale Rubbi-Basilè. O Grimaldi-Costa.
Dizionario dello slang parlato dagli artisti di NY (scritto da N.B, artista italiano che vive in USA) Leggetevelo!
do the plumpie art v. fare arte ciciotta (Botero, Wurm, ecc…)
space artist s. artista con poco senso pratico, con la testa fra le nuvole
zz-mail s. lettera e-mail di un “amico” artista che ti scrive (dopo anni di silenzio) chiedendoti favori
split some bum-bum v. fare sesso velocemente prima di andare ad una mostra
sport a woody v. avere un’erezione durante una conferenza o un vernissage
Popopol s. (da Interpol) galleria con sedi in vari paesi
push the art button v. farsi venire nuove idee, inventarsi qualcosa
pneumonia gallery s. galleria di cattivo gusto, esposizione che fa venir la tosse
No-no Dino s. critico che non dà i premi
Strudel Nobel s. finto concorso d’arte, concorso senza premi in denaro
art z’s s. sogni ispiratori
MousseCream s. genere di rivista d’arte falsamente seria che copia idee di altri
Mustache Pete s. artista italiano in cerca di fortuna a N.Y
smell yo gallery s. galleria dove c’è “puzza di bruciato”, galleria che sembra sfruttare gli artisti
11-7 s. pittore che lavora di notte
sozzle shower v. convincere un artista a “ripulire” il suo lavoro, artista di talento ma bisognoso di una revisione critica
twin s. opera tecnicamente riuscita che corrisponde perfettamente all’idea iniziale dell’artista
book-i-book-a s. gallerista che non legge nemmeno 1 libro l’anno
bimoon v. sculettare per farsi notare alla Biennale, mostrare le chiappe durante la Biennale di Venezia
gladiator arena s. tecniche di sopravvivenza per artisti in corso di espulsione dal sistema dell’arte. Tentare il tutto per tutto pur di essere inseriti in un’esposizione
gack dinner v. raccontare balle durante una cena di lavoro
Mario picture s. dipinto realizzato e venduto velocemente per riuscire a pagare in tempo l’affitto o altre scadenze imminenti.
Newyorkyo s. critico d’arte che consiglia a tutti di trasferirsi a New York
spaceinvaders s. (dal videogioco) pile di libri e cataloghi che si accumulano nello studio
shang-hai s. installazione fragilissima
lobba lobba lobba s. lobby dell’arte in versione italiana
io ho in testa il sistema perchè lo vedo e credo che sia il problema. Tu, volente o nolente, ci stai dentro. Io non ho parlato di buoni o cattivi, parlavo di non artisti, cioè di quelli che magari lo sono stati, hanno perso l'”ispirazione” e adesso fanno i falsi artisti campando di “rendita”. Quelli che siamo costretti a sorbirci perchè ormai qualcuno ci ha investito sopra.
A me non piace Basilè ma nemmeno quelli che piacciono a te credo. A me piacciono quelli che non vengono nemmeno identificati come artisti. Quelli di cui non leggerai mai niente su flash art e che non vanno a cena col curatore cool e nemmeno ci lavorano.
Eh no delle due l’una…non si può dire al tempo stesso che questo sistema è il migliore possibile e poi che vive dinamiche degenerative..allora non è il migliore possibile. Questo sistema si è affermato con l’intimidazione dei dissidenti dalla fine degli anni ’80 e per tutti gli anni ’90 ma forse per motivi generazionali ignori non gli artisti ma le dinamiche reali di quell’infausto periodo
Non vedo “sistemi” migliori. Se escludiamo i sistema idealizzati che vivono solo nelle nostre menti. Bisogna pensare che chi agisce e chi fa, commette necessariamente “errori”. Il punto è su i contenuti proposti. Solo questo è il punto.
Io dentro al sistema? Mi sembra di dialogare con il sistema. Non riesco a capire, e mi fa ridere, pensare a dentro/fuori.
Mi sembra di proporre una visione concreta che non è alternativa ma serenamente complementare a tutti i sistemi (questa cosa del sistema fa sempre ridere).
Cosa succederebbe se chiunque potesse esporre ovunque? Dopo un momento di euforia caotica, non rimarrebbe che leggere i contenuti. Tutti metterebbero in dubbio questa ansia di “esporre” e di “mostrarsi”, o di mostrare opere. Si sentirebbe la responsabilità. La cosa sarebbe molto salutare per tutti.
Ma dove sono questi artisti isolati e geniali che non appaiono su flash art????? Ma per favore. Questi atteggiamenti diffusi favoriscono alcune delle peggiori etichette su luca rossi.
Apri gli occhietti e li vedrai, magari non sono geniali ma al livello di qeulli che appaiono su flash art senz’altro. Magari non hanno gli stessi mezzi e non li trovi tra quelle pagine, devi faticare un po’ di più per scovarli.
Ma tu naturalmente continua a dialogare con Cavallucci che sicuramente hai ragione tu, e continua a non vedere le numerose esposizioni che già esistono, vai solo a quelle curate dal curatore giusto, nel posto giusto, che già sai in partenza verranno recensite.
Io non ti accuso di non essere concreto, anzi, ti riconosco solo parte del sistema che aiuti ad alimentare.
“Chi agisce e chi fa” c’è, ora ci sarebbe bisogno di qualcuno che avesse voglia di vedere liberamente con i propri occhi. E si lo so che è difficile, che le lucette, le stelle, i critici/curatori, stanno da altre parti però anche l’arte sa vivere altrove.
a margine:vuoi qualche esempio di arista ai margini o fuori dal sistema?(a me non fanno tutti impazzire ma esistono)
http://www.studioazzurro.com(marginali)
http://www.brodypaetau.com
iwantyouproject.blogspot.com
ramonagliga.carbonmade.com(con apparizione su Flash Art)
Giuseppe Desiato(dimenticato)
http://www.violadimassimo.com(forse di “genere” ma cose di “genere” si vedono)
e me ne vengono in mente molti altri, poi se vuoi una la lista più ricca te la mando in privato. Ma tanto alla fine dirai che sono meglio quelli flashartati, e nonostante la tua(come quella del sistema) sia soltanto un’ opinione (interssata), alla fine avrai ragione tu. Non per qualche motivo logico ma soltanto perchè così funziona.
Guarda che hai visto un altro film. Aver scritto su flash art non implica apprezzare gli artisti che sostiene, artisti che spesso e volentieri critico. Ma la mia critica è mirata su cose ed artisti che ritengo sintomatici, spesso critico il meglio che c’è.
Flash Art fotografa la situazione, con qualche distrazione fisiologica. Il punto è sulla situazione. Il rischio è perdersi nell’artigianato (vedendo i nomi che mi hai fatto). L’artigianato è cosa rispettabilissima, spesso migliore di tante cose. Ma forse ci si dovrebbe intendere sulla definizione di arte contemporanea e di artigianato.
Sento spesso dire che i “giovani” mancano di questo e di quello, ma questo ragazzino ha stoffa da vendere, i suoi lavori si ricollegano a quelli di quei tedeschi dei tempi bui di cui, con grande vergogna, dimentico sempre il nome. Loro bersagliavano un imbianchino, Cartrain disturba un gioielliere noioso che ha in comune con quell’altro uno scarso timore del ridicolo, ma fortunatamente non combina grandissimi disastri, al massimo chi paga quelle cifre se lo merita. Bella l’idea delle matite, grande solidarietà(e invidia) al babbo di tanto tizio.Speriamo che l’imbalsamatore non faccia la furbata di perdonare….
Ho fatto confusione, crredo di aver mandato il mio commento in un posto sbagliato, farò una sintesi:Cartrain è geniale,l’imbalsamatore è noioso. Ragazzi, 17 anni! Io a quell’età volevo suonare la batteria come Ringo Starr…
Flash Art fotografa la situazione con qualche “distrazione fisiologica”..ma per favore..a questo punto è meglio lasciar perdere…
Si, il problema è che io in molti di quelli di cui tu fai i nomi non vedo proprio l’arte, vedo solo artisti che vanno avanti per inerzia, per gli investimenti che le galleria hanno già fatto e quindi non si possono abbandonare.
Perchè un’opera appartenga all’arte contemporanea basta che ne parli Flash Art(ad esempio). Scrivere su Flash Art vuol dire leggittimarlo, vuol dire renderlo portatore ufficiale anche di dissenso(?). Significa riconoscerne il potere e quidni subirlo.
Poi se mi permetti, visto che usi spesso la parola artigianato, ti consiglierei di informarti bene sul suo significato. Questo è un concetto più facile da afferrare rispetto a quello di arte.
Luca Rossi con la sua polemica sul’artigianato artistico o “linguaggio Ikea” e Pippo Ride con il riferimento alle “lucette” sfiorano lo stesso problema da due diversi punti di vista. E’ quello che Didi Hubermann definisce il problema della “recinzione storica” delle opere da parte di critici e mercanti in un epoca che privilegia l’aspetto modaiolo della cultura. E’ un circolo vizioso o se preferite un gatto che si morde la coda.Gli artisti inseguono quelle lucette con un ansia non dissimile (solo un pò più chic) da quelli che vogliono apparire nel grande circo mediatico televisivo.Tutto questo va a scapito della ricerca artistica vera cioè prima viene l’esporre- apparire (le lucette) poi si definisce la ricerca. Mi chiedo in quanti oggi siano disposti a fare il percorso di un Alain Fleischer che per anni ha condotto una ricerca fotografica di circa 6000 scatti senza trovare nessuna galleria che la esponesse (non l’ha trovata). O per fare un altro esempio in quanti si terrebbero per trent’anni in casa le proprie sculture per assenza di estimatori/compratori come ha fatto il grande Cy Twombly. Ma appunto qui si parla di grandi, grandi che hanno privilegiato in primis la ricerca in quanto “metodo” di crescita e sviluppo del proprio operato. Allo stesso tempo curatori alla moda sostanziano carriere effimere più per enfatizzare il prorio ego (inteso come vero percorso artistico) che altro.Le gallerie mercanteggiano inseguendo le lucette danarose. I musei arrancano inseguendo le lucette delle lucette delle gallerie alla moda. Ho dimenticato qualche altro tassello?
Cosa dovrebbe fare flash art inventarsi artisti che non ci sono o andare a pescare nel grande bacino degli artisti incompresi? Una rivista deve uscire ogni mese, deve fare delle scelte.
Ultimamente sceglie l’approfondimento di un artista storico affiancato da diversi giovani e mid caeeer. Mi sembra che nei più giovani faccia scelte moooolto mainstream. E nelle altre due categorie cerca di fare il meglio.
Penso sia invece da notare il tipo di pubblicità, ultimamente un po’ grossolana. mentre quella più “cool” e di ricerca prefersice le nuove fanzine. Segno dei tempi.
X? il dottor Malcom, suppongo…a proposito di cose nuove.
Caro Luca Rossi non far finta di non capire, gli artisti sono tutti inventati. Lo dici anche tu che la maggior parte fanno cose già fatte da altri, al massimo le reinterpretano. Quindi questi sono artisti inventati. O meglio avallati. Artisti su cui si potrebbe benissimo sorvelare. Non è scritto sulle enciclopedia che ciò che è arte deve per forza uscire dalla gallerie commerciali(i musei ormai servono soltanto a sostenere il mercato).
La storia dell’arte la conosci, non te lo devo insegnare io che ciò che oggi viene considerato arte un centianio di anni fa non lo sarebbe stato. Il problema è che c’è un monopolio di chi decide che uno possa considerarsi artista e l’altro no. Una rivista dovrebbe sentirsi, o essere, semplicemente più “libera” di non occuparsi delle solite gallerie. Ma questo discorso non vale solo per Flash Art. Exibart avendo più spazio è un po’ più ecumenica e per questo quasi paradossalmente esercita un potere potenziale minore.
A te, e non solo, hanno detto che l’arte si trova da De Carlo, da Minini, da Gagosian, ecc… e non riesci a mettere in discussione questo. Un artigiano, anche uno che facesse scarpe, se venisse rappresentato da un grossa galleria(scegli tu quale) finirebbe su tutte le riviste, farebbe il giro dei musei e delle varie fiere e biennali. E’ questo che fa un artista nell’accezione comune.
Flash Art fa semplicemente quello che deve fare, e con grande capacità, svolge al meglio il compito che è riuscita a conquistarsi all’interno del sistema. Anche con te ha fatto un ottimo lavoro.
Ti assciuro che non guardo mai il “dove” ma solo il “cosa”. La scelta di alcuni “dove” è sempre funzionale al contenuto che vorrei definire.
Ultimanente da De Carlo c’è stata una mostra bellissima stingel-solevitt. Ci sono dei posti dove trovi più facilmente qualità. Non devo certo fare l’avvocato di flash art. Non mi sembra che FA si occupi solo di certe gallerie. Si occupa di una certa linea che io considero comunque di qualità. Questa linea però sta iniziando a scricchiolare. Ma non è colpa di flash art, ma si tratta di una tendenza attuale ben più ampia e che investe tutta la scena internazionale. Flash art potrebbe fare scelte più coraggiose, ma la cosa è molto soggettiva; forse è più coraggioso “tenere duro”.
Rossi ti mollo. Continua a farti pubblicità e a ripetere le stesse cose.
Sono le solite, ogni tanto c’è un piccolo turn over e a volte si infiltra qualcuno, niente di più.
Te lo assicuro io, il tuo “dove” è limitato. Ma va benissimo così. E’ tutto molto soggettivo come i tuoi giudizi, quelli di Cavallucci, di Bonami, Gioni e tutti gli altri. Sarebbe ora di rendersene conto.
Tu sei l’avvocato di Flash Art, sono giorni che ti dico che sei organico al sistema. Spero che qualcuno ti paghi perlomeno per quello che stai facendo.
Effettivamente, Luca Rossi, anche a me ha un po’ deluso vederti su Flash Art, soprattutto il fatto che mi è sembrato che lì ti sei un pò autocensurato, non hai fatto nomi e cognomi, sei stato meno graffiante. Del resto la querela è un’arma come un’altra, dei più ricchi, come al solito.
Penso che forse in futuro potresti criticare un po’ di più Flash Art su Flash Art – facendo nomi e cognomi, collegando le recensioni alle pagine di pubblicita’, creando un po’ di grande fratello in casa, insomma.
Perchè malgrado questo senso d’attesa, malgrado questa voglia di cambiamento, per ora il sistema non si è incrinato di un millimetro.
O sbaglio?
Concordo in pieno con Pippo
Ma come si fa a pensare che Flash Art consenta a chicchessia di criticare esplicitamente sulle sue pagine le stesse gallerie alle quali deve la sua esistenza? Qualcuno ha letto mai, ad esempio, una recensione negativa? La comunicazione dell’arte è vittima della sua autoreferenzialità strutturale.
Io non vivo questa ossessione dentro o fuori il sistema. Come non vedo collegamenti diretti tra recensioni e pubblicità. Il problema di flash Art Italia e’ che non viene sostenuto un reale confronto critico. Si tira a campare per proteggere il marchio e poter vendere il prima possibile. Ultimamente le pubblicita’ saranno anche numerose e di clienti puntuali ma un po’ grossolane.
il sistema non si e’ inclinato? A me sembra di si’, ci sono tanti piccoli sintomi. Poi e’ chiaro che il sistema e’ autoreferenziale e vive molto su questo. Forse bisognerebbe che il pubblico si rifiutasse di seguire alcune cose, ma ci sono “cose” alternative???
Come e’ normale ci stanno guadagnando i vari vassalli che ieri erano fuori e che oggi il sistema sta lentamente includendo per far vedere di essere democratico. Tutte cose normali…ma si tratta di essere maratoneti e non scattisti.
Non si tratta nemmeno di fare la benedetta rivoluzione o tagliare teste, quanto innescare un confronto reale e concreto.
Su flash Art, ultimamente, si ragiona bene ma non si ritrova un effetto concreto nella realtà. Vedi Pier Luigi Sacco.
Ah-Ah—
per favore:
Flash Art- la prima rivista d’arte contemporanea in Europa… yes, right…
Spazio pubblicitario –
AKA: recensione/ouverture artisti galleria
(realtà ovvia, fattiva e universalmente nota)
il tutto in proporzione diretta, salvo casi di specifico ostracismo da parte di Politi verso un/una gallerista.
Caso eclatante e DOLOROSO:
GEA POLITI- Conduits… whatever..
recensione continua (registro apologetico)
mail spam generali di C.S. (registro demenziale/ironico camp che ammazza ogni potenziale interesse in soggetti senzienti)
ouverture (di artisti altrimenti meri riflessi dell’ignoto profondo)
ESEMPIO RECENTE:
Ultimo invito – I MAGNIFICI SETTE –
locandina del film (trito espediente”creativo”)
Sottotitolo: sette curatori presentano sette artisti per PROTEGGERE L’ ARTE (???) DAI BANDITI- (il ladro prima ruba in casa propria, poi, si spara nei c…ni ed in ultimo si arresta da solo, si porta le arance con la lima dentro, fugge e ricomincia a rubare… agli altri però…)
Scelte dei curatori_ I soliti noti
scelte degli artisti_ Non entro nel merito (Jesus Cries…we laugh, salvo eccezione)
Epilogo evidenziato: la solita cretinata di cui sopra: Flast Art la prima etc etc…
N.D.R.
Luca Rossi/Enrico Morsiani…
sappiamo che l’unica persona in Italia che abbia mai dimostrato un interesse nei tuoi confronti, oltre il carrozziere Baldini e l’equino/equivoco Cavallucci, è solo la bella slanciata Gea…
please piantala di mentire sapendo di farlo- you are pathetic.. e noi siamo parecchio affaticati dalle tue pedisseque interazioni nei forum…
come si dice: tira l’acqua al tuo mulino… ma almeno fallo senza dilungarti in bolle/balle di sapone.. che inquini l’acqua di tutti.
Ovviamente non sei condotto/conduitto da sane motivazioni.
ORA LO DICO CHIARAMENTE e LEGGETE TUTTI-
tempo addietro un mio amico curatore straniero ti scrisse interessato alla tua volontà di agitatore culturale… diciamo… e tu PRONTAMENTE rispondesti-
Sì, MA IO SONO ANCHE UN ARTISTA – TI MANDO SUBITO IL MIO BOOK…!!!
Non hai MAI avuto sue ulteriori comunicazioni:
la persona disgustata dalla tua mediocrità utilitaristica e speculativa (in senso edilizio) ti ha, da allora, ignorato.
STOP.
Billy il marinaio.
La critica non è un problema per il sistema, anzi. Sarebbe più preoccupante una sua mancanza o peggio ancora una critica capace di guardare altrove.
Luca Rossi è un artista che cerca di portare avanti la sua opera, e pare stia avendo anche degli ottimi riscontri, si sbaglierebbe se si individuasse in lui qualcosa di diverso.
L’alternativa non potrà mai esistere finchè si riconoscerà a qualcuno il potere di decidere cosa sia arte e cosa no.
ps:Ho letto su exibart la recensione della mostra di Gea Casolaro da Gallery Apart, mi è capitato di vedere la mostra e sentire l’assistente della galleria illustrare il lavoro dell’artista ad una persona che forse era un collezionista. Non sono riuscito a trovare differenze tra le parole della recensione e quelle dell’assistente.
Purtroppo FA ha perso il suo ruolo di rivista di riferimento, mancano gli aspetti critici, manca una visione reale dell’arte, non stimola ma riporta solo informazioni.
Il sistema non è incrinato ma lo vedo molto privo di significati e di valori (nel senso artistici), tutto troppo commerciale, per lo più con costi a carico della collettività, vedi l’interessante articolo su exibart newspaper di Alessandro Riva, Alcatraz.
Buzzybud: non sei nemmeno riuscito a fare chiaramente le solite critiche clichè a flash art. Poi per il resto hai pienamente ragione. Può essere come dici tu visto che la metà dei commenti luca rossi non gli ho scritti io. ; )
Spesso capisco bene chi perpetua il silenzio colto in italia. Non si riesce ad uscire dalla dicotomia asfittica destra-sinistra, bianco e nero. Quello che accade non viene mai preso per quello che è, ma c’è sempre una dietrologia, spesso-sempre mossa da una frustazione personale. La critica non viene presa per quella che è, ma viene interpretata. Questo è abbastanza autodristruttivo.
Flash art come il sistema italiano, hanno pregi e difetti. Ma offorno una loro idea. Tutti questi critici benpensanti ( e ci metto anche luca rossi) hanno alternative???
Personalmente vivo semplicemente la mia alternativa. Ogni ruolo del sistema viene sintetizzato in un unico punto. La cosa è squisitamente autoreferenziale ed autosostenibile. Ma non è chiusa al dialogo e al confronto. Giacinto Di Pietrantonio è stata una delle figure che ho criticato, ma ci siamo confrontati e capiti. Non c’è solo la destra e la sinistra, c’è anche il dritto,l’obliquo, avanti e dietro. La realtà è fortunatamente più complessa; chi non accetta questa complessità è destinato a vivere staccato dalla realtà e fuori dal mondo. Destinato a vivere enormi illusioni e delusioni.
Flash-Art-Italia è il Vangelo (dell’arte contemporanea) secondo San Milano. Il nipote inesistente di Pasolini ci farà un video, certamente. Guariranno?
Sto Rossi che paraculetto che è. Zitto, Zitto(è un eufemismo) s’è fatto pubblicare su flash art pure con l’altro nome. Magari fossi un artigiano e sopratuto magari fossi un artista invece di essere la brutta imitazione di un critico.
Tu sei più furbo degli altri che ti hanno preceduto su questa strada, fai i discorsi giusti, quelli che sai che piacciono ai critici tipo il cavallucci. Avevi già un abbozzo di gallerista alle spalle, che aiuta, ma hai dimostrato di saperci fare. Non come artista, per carità, ma come arrampicatore. Sai che corde toccare, chi si può offendere, chi è intoccabile.
Il mondo è uno solo e Flash Art lo sa(non è un protagonista del solo sitema italiano). Dal punto di vista strategico Politi è il migliore su Piazza e i suoi risultati lo dimostrano. Poi cosa questo c’entri con l’arte non ne ho idea e probabilmente nemmeno lui.
A Rossi questo non interessa, a lui interessa quello che interessa a tutti gli artisti del mondo.
Morsiani… hai francamente terminato le tue risorse argomentative.
Ti ripeti come un disco rotto… ed è pure un 45 giri di Mandy Smith (sì quella stupenda minorenne che pur intrattenendo una relazione con un ottuagenario Brian Ferry, finì anoressica per non aver mai raggiunto la top ten… nonostante l’ottuagenario)
Continua spaesato il tuo monologo drammatico, io non intendo offrirti la mia franchezza come interlocutrice.
I tuoi, sedicenti, confronti con i “personaggi” del sistema italiano (se questo esiste in quanto ente fanta-politico) si limitano a tue invettive o unzioni, con conseguenti, nuovamente tue, combinazioni e trasduzioni magicorum, di loro affermazioni o discussioni pubbliche chiaramente slegate dalle tue elucubrazioni.
Di fatto, come vedi, non disturbi nessuno di questi che non hanno la tua stessa necessità di chiacchiera (e davvero temo che se la facciano addosso dalla paura del piccolo inquisitore e dunque non rispondano a dovere, o che tacciano per snobismo… proprio non sanno chi bla-bla sei)
… il tuo chiocciare invece alimenta una ingenua concatenazione di fraintendimenti tra i giovani studenti delle accademie, i più frustrati e bisognosi di Masanielli mediatici, o i veri ignari del funzionamento del suddetto sistema.
Coloro che considerano i tuoi interventi un’espressione di volontà critica… non conoscono la dimensione culturale, storica e metodologica della critica medesima e NON metabolizzano l’ingenuità delle tue considerazioni e misintendono la tua disonestà —-
NON CONOSCENDO il tuo anelito pregresso e CORROTTO, al raggiungimento della VISIBILITà COME ARTISTA…PROPRIO secondo i crismi che tu vorresti flagellare nei tuoi colleghi…
Te lo dico Torquemada:
E’ molto difficile imbambolare chi ti conosce direttamente e ricorda le tue postulazioni di aiuto presso i tuoi colleghi mid-carrier…
—“aiutami a conoscere la gente che conta, mi devi dire come hai fatto!… non me lo dici?? da ora in poi ti massacro appena riesco e dico che siete tutti dei venduti… … …”
come direbbe Bugo: Fammi Entrare, per favore, nel tuo Giro Giusto!
IPSE DIXIT
E’ drammatico Morsiani, che tu spenda tanto tempo a vogare contro un sistema in sè completamente delegittimato, dal proprio operato e soprattutto, dai medesimi artisti che tu consideri suoi vassalli…semplicemente per il livore di non essere riuscito a farne parte…
Gli artisti italiani stanno vivendo un momento piuttosto felice con posizioni libere, intelligenti e costruttive, senza nemmeno presupporre, come finalità ultima, quella dimensione ALTERNATIVA che tu t’arroghi di offrire…
di fatto di essere un’alternativa allo spazio infinito del nulla cosmico, non interessa a nessuno che viva il qui e l’ora.
—-I princi dell’alternanza e dell’alterità presuppongono il riconoscimento di uno status quo… se questo non è determinato per sua dignità e fattuale immanenza… il principio dell’ALTERNATIVA medesimo scade nella sua categoria kantiana precipua e scompare dal linguaggio di chi abbia l’onestà di impegnarsi a FARE e non a DIRE—
sibilando da dietro una malriuscita maschera da Luther Blisset de’ no’artri.
Invito chi ti segue e ti considera un referente credibile, se ne è rimasto qualcuno visti i commenti che ricevono i tuoi interventi, a DOCUMENTARSI MEGLIO sull’attualità della condizione e delle intenzioni degli artisti italiani, almeno per quanto riguardi coloro che abbiano già spontaneamente attivato un completo cambiamento di direzione dalle logiche strategiche anni novanta…
Logiche che tu dichiari di avversare e che invece, continui a considerare una realtà presente; dimostrandoti, certo, poco attento al divenire delle intenzioni e dei fatti.
Sei troooooooooooooooooooppo impegnato nella tua riflessologia “cogXXXXXnare”.
Mettiti a lavorare… che al Pc ti si consumano le retine e i neuroni rimasti… visto che a secchiate li hai sfibrati in passato per tentare ad ogni costo di costruirti un CV senza MAI aver dimostrato, nemmeno a te stesso, di avere costruito un lavoro di qualsivoglia natura, fosse questa concettuale, fisica o intellettuale.
N.B.
Io me ne fotto di FA. Mi indigno per le continue dimostrazioni di fallace monopolio, nemmeno dietrologico…
di fatto la presa per il cu… questi ce la fanno davanti… dunque diciamo_ DAVANTOLOGICO-ma come si dice a Roma… certuni C’hanno il cu.. ‘n faccia e dunque forse son contenti del servizio…
Se leggessi i post altrui, invece di compilare freneticamente i tuoi, primariamente potresti incrementare le tue possibilità espressive, dialettiche e figurali; in secondo luogo, eviteresti di fraintendere i contenuti dei post e dei loro autori.
sigh… sigh… sigh…
ora et labora… Enrichetto… stop preaching… just work.
Io vorrei riprendere il primo commento. Il detournement è riconoscibile nell’operazione che Cartrain. Hirst non rientra nella categoria delgi artisti che fanno abuso(ma forse nemmeno uso) del ready made.
la frase corretta voleva essere : ” e temo che… NON SE LA FACCIANO ADDOSSO etc etc…”
avevo omesso un NON essenziale…
scusatemi.
Rosebud
era Bill Wyman, non brian Ferry
Un DAMIEN HIRST IN FORMALDEIDE…
su YouTube durata 1’30”, l’installazione:
“Lost love” di Massimo Deganutti – 2010
http://www.youtube.com/watch?v=eHVZc-Nbquw
buona visione e commento.
Un caro saluto