06 settembre 2010

N’EST PAS

 
di cristiano seganfreddo

C’è una piccola cittadina in Svizzera che si chiama Tramelan, è nel cantone di Berna. Il paese alla fine degli anni ‘80 visse una grave crisi economica a causa della chiusura dell’industria dell’orologeria, che era cresciuta per tutto il Novecento. E così si diffusero disoccupazione e difficoltà sociali, anche perché Tramelan non ha nulla di particolare...

di

Tramelan non è bella; non ha paesaggi
mozzafiato; non ha nessun monumento; non è una stazione sciistica; non ha un
heritage storico; né ha dato i natali a qualcuno di memorabile. Tramelan è una
cittadina più o meno insignificante. La cosa curiosa è che Tramelan è finita
sulle pagine di mezzo mondo. E negli ultimi tre anni è diventata una
frequentata meta turistica. Strano.

Cos’è successo? Tramelan si è lasciata
ricondizionare da un gruppo di giovani locali, di base a Berlino. Gli Onlab.
Forse tra i comunicatori più rigorosi, ma anche geniali, degli ultimi dieci
anni. Cosa hanno fatto? Hanno lavorato a lungo con e sul paese. Hanno attivato
processi con gli abitanti. Hanno acceso fari sulle piccole, piccolissime
identità locali e su quelle dimenticate. E alla fine di un lungo processo con
gli abitanti gli hanno anche restituito identità visiva. Unificando gli
infiniti loghi della città, uno diverso dall’altro, con il quale la
municipalità si comunicava; rifacendo le improbabili brochure turistiche;
facendo riemergere una sorta di senso di appartenenza alla città. E così la
piccola e dimenticabile Tramelan si è rifatta il look ma soprattutto ha
ricostruito le relazioni interne alla città ed è tornata a vivere diventando
una meta.

Tutto questo è stato spiegato dagli Onlab nel
Bunker di C4 a Caldogno. Moltissimi amministratori pubblici sgranavano,
silenziosi, gli occhi a vedere come una città senza arte né parte diventava
turistica. Tutti a rodersi dentro, pensando, giustamente: “Ma scusa e allora
io? Io che ho tutto quel ben di Dio nel mio comune, cosa potrei fare…?
”. Proprio così. Cosa
potremmo fare con tutta la ricchezza straordinaria che ci troviamo per le mani?
Manca una programmazione generale di medio termine condivisa dai territori e
dalle amministrazioni, ancora troppo isolate e autoreferenziali; con la cultura
che guarda ancora con dubbio il turismo, non ne capisce le esigenze e spesso
non cerca un dialogo. Anzi, ostacola.

Abbiamo un patrimonio incredibile, ma siamo
impreparati a gestire flussi e richieste. Ci siamo svegliati tardi quando
consideravamo turismo e cultura materie da mogli annoiate, anche se eravamo uno
dei paesi più turistici al mondo. Il futuro sarà dei territori e delle aziende
che sapranno fare la differenza dal punto di vista culturale, che creeranno le
condizioni ambientali perché la cultura non sia solo mostre o vernissage, ma
patrimonio diffuso e vivo. Impariamo dalla piccola Tramelan e potrebbe essere
una rivoluzione.

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cristiano seganfreddo

direttore di
fuoribiennale e innov(e)tion valley

[exibart]

1 commento

  1. strano articolo, strane immagini senza didascalia alcuna.. chi saranno mai quei tipi? e la villa? fra l’altro, a Tramelan è nato un premio Nobel per la pace, ci sono piste sciistiche da fondo e anche un festival del fumetto giunto alla sua edizione numero 14..

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