03 novembre 2003

Reinventare Torino?

 
Nelle gallerie e non solo, a Torino s’indaga sulle giovani generazioni di artisti. Giovani e giovanissimi sondano le linee di confine delle periferie, della solitudine, dell’osservare quotidiano. Ma dopo anni di sperimentazione si sente la necessità di una maggior dose di programmazione, di sicurezza, di progetto. A pochi giorni dall’inizio della fiera Artissima approfondiamo rapidamente un aspetto della scena torinese…

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L’autunno torinese si presenta come la “dittatura” dei giovani artisti.
Nel capoluogo piemontese gli esempi di una attenzione che pare infinita verso la giovane arte sono facilmente rintracciabili: presso la nuova galleria Vitamin, da Art and arts, le rassegne Nuovi Arrivi, Farsi Spazio e della seconda edizione di Gemine Muse. Un anno fa, più di trenta artisti riuniti da Francesco Bonami nella mostra Exit celebravano questa tendenza.
I Nuovi Arrivi sono al di sotto dei 35 anni e si misurano con i “vecchi” media (escluse le nuove tecnologie), lavorando su una linea di confine sia mentale che fisica. Per l’evento nazionale Gemine Muse (a Torino presso il Museo d’Antichità), i musei e le dimore storiche si contaminano con il lavoro di 89 artisti emergenti, proposti da 32 giovani critici. Anche il nuovo spazio Vitamin sceglie di inaugurare con una mostra Barbara Arosio animata da sei giovani artisti italiani che si rapportano con lo spazio e riflettono sul modo di guardare e osservare il quotidiano.
A Torino persiste dunque un’attenzione e una sensibilità molto alte per le ricerche artistiche emergenti, sia a livello privato che a livello istituzionale. A volte, tuttavia, l’impressione è che non ci sia un piano di sostegno a lungo termine e che queste iniziative siano in certo senso abbandonate a se stesse, destinate a far numero. Si respira un’aria di instabilità, di un perenne “potrebbe essere l’ultima volta”, anche se, visti i risultati, la latitanza di una regia a livello istituzionale forse permette uno spazio di sperimentazione più ampio, più libero. E anche la ricerca di nuove collocazioni: è il caso ad esempio di Farsi Spazio che, per l’ edizione 2003, avverrà all’interno di sei ospedali di Torino e provincia.
L’attenzione agli artisti emergenti del Centro Documentazione Arti Visive, l’organizzazione della Biennale dei Giovani Artisti (spostata al 2005), il progetto Botto e BrunoPresentFuture della fiera Artissima e numerosi spazi off (Ioespongo presso il Pastis, Nucleon, Villa Capriglio), nonché la presenza sul territorio del Museo d’Arte Contemporanea del Castello di Rivoli, costituiscono le basi per organizzare una rete di sinergie e per offrire delle occasioni di confronto e di scambio tra le nuove generazioni, i curatori, il pubblico. Con uno sguardo che vada oltre l’immediato evento e che progredisca negli anni.
Ma tutto questo non è affatto assicurato. Alcune strutture potrebbero essere destinate ad altri usi, come la sede ormai “storica” dell’ Oratorio di San Filippo (che ospita Nuovi Arrivi), mentre Artissima è arrivata alla decima edizione “non senza problemi rispetto al suo futuro”, secondo il suo presidente Robertocastello di rivoli ristorante esterno Casiraghi. Anche la Quadriennale, che porterà 96 giovani artisti alla Promotrice, passerà per la città sabauda solo per caso.
Per dare continuità a questo discorso artistico sarebbe interessante pensare a delle sedi ad hoc e a dei progetti che diano maggiore continuità e stabilità, in cui poter lavorare con progetti a lungo termine, e permettere finalmente ai giovani artisti di crescere in un processo culturale in continuo fermento.

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karin gavassa

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