23 maggio 2005

Sublimegrottesco

 
di marco enrico giacomelli

Una serie di flash teorici e visionari attraverso i percorsi del sublime e del grottesco. Dall’underground alla storia. Da Victor Hugo a Vasari. Con una serie di regali visivi – rigorosamente tra parentesi quadre – per immaginare sublimando grottescamente insieme a Douglas Gordon, Louise Bourgeois, Francesco Clemente, Robert Gober, Cindy Sherman, John Currin…

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“[La poesia] si metterà a fare come la natura, a mischiare cioè nelle sue creazioni, senza tuttavia confonderle, ombra e luce, grottesco e sublime. In altri termini, corpo ed anima, bestia e intelletto: perché il punto di partenza della religione è sempre anche il punto di partenza della poesia.”Victor Hugo, prefazione a Cromwell, 1827

Come di consueto, le parole non sono mai diafane come si pensa. Grottesco non fa eccezione. Abbagnano parla d’una “specie del comico” e, citando Santayana [1], lo definisce l’esagerazione di un tipo ideale o la combinazione di caratteristiche afferenti a diversi modelli. Sorge lo spettro del caricaturale, con i Carracci o Bernini, gli scherzi del Tiepolo o i capricci di Goya [Inka Essenhigh, Chainlink Fence, 2004][2]. Il grottesco non suscita il riso, piuttosto l’irrisione. “Fa ridere a causa della sua stravaganza” [3] , per dirla con Corneille. D’altra parte, grottesca o raffaellesca era la decorazione murale, ispirata alla Domus Aurea, diffusa a partire dalla seconda metà del XV secolo, “caratterizzata da fantasiosi e bizzarri motivi ornamentali e figurativi” [4]. Finché quegli stessi affreschi divennero anche espressamente ridicoli o licenziosi, come ricorda un infastidito Vasari. Questo sintetico aperçu fornisce gli elementi che permettono di definire il grottesco come un particolare tipo di comico che conduce all’irrisione, eventualmente per tramite della caricatura, ottenuta grazie ad un’esagerazione di caratteristiche peculiari del “modello”.
Primo spunto: la V Biennale di Santa Fe, che il curatore Robert Storr ha intitolato Disparities and Deformations: Our Grotesque. Gli artisti invitati forniscono notevoli spunti di riflessione per sviscerare la costellata fenomenologia del grottesco, come hanno d’altra parte fatto le arti performative, dalla Commedia dell’Arte a Dario Fo. Ma più che fornire una galleria d’esempi, come spesso avviene nella recente critica d’arte, proporremo un’ipotesi. Secondo spunto: il fiorire di articoli in merito ad una presunta rinascita del Sublime [5]. Non è certo questa la sede per discutere una categoria tanto controversa. Ciò che però emerge con insistenza è un retaggio romantico che ravvisa nel grottesco l’antonimo del sublime.
Ma quale senso ha oggi individuare tali categorie, o ancor più un rapporto così statico fra esse, se da un lato non se ne discutono le caratteristiche e dall’altro non si prende in considerazione il fatto che ogni categoria sembra fortunatamente aver ormai ceduto le armi della propria monoticità?

Non si potrà poi tacciare di “postmodernismo” – qualunque cosa ciò significhi… – chi rivendica una certa boundlesness, poiché già Thomas Mann sosteneva il tragicomico piuttosto che le presunte distinzioni fra tragedia e commedia. Il refrain è il medesimo: l’acriticità sempre rinnovata di certa critica, che ha l’amaro sapore di una mitologia sempreverde. Le conseguenze tuttavia sfuggono sempre di mano. Nella fattispecie, calando “dall’alto” due categorie private del loro contesto, paradossalmente si genera un Nuovo Sublime che è l’apogeo del grottesco (critico). In altre parole, se l’intento era un velato ritorno all’Ordine, in realtà si contribuisce a confondere le proverbiali acque.
Va detto chiaramente: il sublime moderno è l’ipostasi di un’etica (del lavoro) di stampo calvinista. E se ad un primo sguardo il grottesco può apparire come suo opposto, in realtà sospende solo temporaneamente il sistema vigente. È un pantagruelismo domenicale. Altrimenti detto, è sovente la valvola di sfogo gramscianamente organica della morale borghese [John Currin, Bent Lady, 2003].
In ciò il grottesco è strutturalmente differente dal parodico, è un chiaro portato umanista. Prova ne sia che il grottesco ed il suo contrario, comunque lo si voglia chiamare, si basano sull’esemplarità, su un modello che viene idealizzato o reso caricaturale [Jim Shaw, Dream Object, 2001] [6]. Ma non è tutto. L’irrisione sulla quale si basa il grottesco è l’espressione di un senso di superiorità, come sottolinea Baudelaire [7]. E se sono piovute le critiche al grottesco, esse provenivano da ali ancor più conservatrici, puriste ed austere. Si pensi all’“immacolato modernismo” di Adolf Loos e alla sua strenua opposizione verso tutto ciò che è “primitivo, alieno, degenerato, effeminato e volgare” [8] [Ricci Albenda, Tesseract, 2001]. Evidentemente si tenta di scacciare e sublimare l’Altro, di soffocare il traumwerk di Dürer e Freud [Bruce Conner, Inkbot Drawing, 1991]. Sforzo che si proietta dall’interno all’esterno e viceversa, come insegna la psicoanalisi e il complesso di discorsi sull’Io fissurato [Douglas Gordon, Monster, 1997; Louise Bourgeois, Cell XXIV (Portrait), 2001], e che come il goyano “sonno della ragione” genera onirici mostri [Lari Pittman, Untitled #11, 2003]. Come non pensare all’occidentrismo che al tempo stesso fagocita l’Altro e lo espelle [Francesco Clemente, Vowels, 1994]? Un meccanismo che si ripropone con regolarità, supportata da una visione della storia come ciclo e al contempo susseguirsi di fratture. Così il grottesco indossa i panni di ciò che altri chiamano barocco, cioè l’anticlassico, fase culminante che già annuncia il futuro.
In conclusione, il rischio che si corre nell’adottare con superficialità certe categorie gravide di storia critico-politica, nella fattispecie conduce a uno schizofrenico sostegno della purezza del bastardo [9], pur sapendo che il grottesco è “ibridazione per eccellenza” [10]. Ovviamente la mancanza di esprit critique crea concetti-ombrello, e in questo caso il grottesco diviene sinonimo di trash, guignol, splatter, porno o unheimlich [in ordine sparso: Tom Friedman, Untitled, 2000; Cindy Sherman, Untitled #190, 1989; Robert Gober, Untitled Candle, 1991].
Qualche speranza? Certo, e proviene dagli anfratti di ambienti underground, dove il grottesco – come detto in precedenza – è in realtà parodia. Critica consapevole ed éngagée, ma che non fa sermoni, ricordando lo Hop Frog di Edgar Allan Poe [Peter Saul, Brush Your Teeth!, 2003]. In fondo non è sufficiente basarsi sui titoli delle biennali per dire che a Santa Fe si parla di grottesco e a Gwangju (A grane of dust, a drop of water) di sublime…


marco enrico giacomelli


Note:
[1] N. Abbagnano, Dizionario di filosofia, Utet, Torino 1971², ad vocem. G. Santayana, Il senso della bellezza (1896), a cura di G. Patella, Aesthetica, Palermo 1997, § 64.
[2]Fra parentesi quadre sono indicati alcuni lavori attinenti presentati alla Biennale di Santa Fe.
[3]P. Corneille, L’Illusion comique (1636), in Œuvres complètes, Seuil, Paris 1989, III, 3.
[4]Edigeo (a cura di), Enciclopedia dell’Arte, Zanichelli, Bologna 2004, ad vocem.
[5]Cfr. per esempio G. Molinari, L’emozione che viene dal freddo. Il ritorno del sublime, in “Flash Art Italia”, 248 (2004).
[6]Mike Kelley, Foul Perfections: Thoughts on Caricature (1989), in Ib., Foul Perfections: Essays and Criticism, Mit Press, Cambridge (Mass.) 2003.
[7]C. Baudelaire, Dell’essenza del riso e in generale del comico nelle arti plastiche (1855), in Ib., Scritti sull’arte, a cura di E. Raimondi, Einaudi, Torino 2004.
[8]R. Storr, in V SITE Santa Fe’s Fifth International Biennial, cat., Santa Fe 2004, p. 21 e 23.
[9]D.F. Krell, The Purest of Bastard. Works of Mourning, Art, and Affirmation in the Thought of Jacques Derrida, The Pennsylvania State University Press, University Park 2000.
[10]R. Storr, in SITE Santa Fe’s Fifth International Biennial, op. cit., p. 27. Cfr. P.C. Fraschini, La metamorfosi del corpo. Il grottesco nell’arte e nella vita, Mimesis Edizioni, Milano 2004; G. Verzotti – L. Vergine (a cura di), Il Bello e le bestie. Metamorfosi, artifici e ibridi dal mito all’immaginario scientifico, cat. Mart, Skira, Milano 2004.



[exibart]

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