03 febbraio 2025

Prix Meret Oppenheim 2025, chi sono i vincitori del più importante premio svizzero

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Felix Lehner, Pamela Rosenkranz e Miroslav Šik sono i vincitori del Prix Meret Oppenheim 2025, il riconoscimento dedicato agli autori più influenti dell'arte e dell'architettura

Pamela Rosenkranz, Our Product, Swiss Pavilion, Venice Biennale 2015

Felix Lehner, Pamela Rosenkranz e Miroslav Šik sono i vincitori del Prix Meret Oppenheim 2025, massimo riconoscimento artistico svizzero. La cerimonia di premiazione si terrà il 16 giugno, in concomitanza con l’inaugurazione della mostra Swiss Art Awards al padiglione 1.1 della Fiera di Basilea a margine di Art Basel, in programma dal 17 al 22 giugno 2025.

Istituito nel 2001 dall’Ufficio Federale della Cultura, il Prix Meret Oppenheim è intitolato alla celebre artista surrealista svizzera e premia personalità di spicco del mondo dell’arte,
dell’architettura, della curatela, della ricerca e della critica il cui operato, noto internazionalmente, sia di particolare attualità e rilevanza per la scena artistica
e architettonica svizzera. I vincitori ricevono 40mila franchi svizzeri (circa 42mila euro) e vengono celebrati con un documentario e una pubblicazione dedicata. Tra i premiati delle edizioni precedenti figurano autori di spicco, come John Armleder, Pipilotti Rist, Not Vital, Thomas Hirschhorn, Miriam Cahn, Peter Zumthor, Niele Toroni, Sylvie Fleury, Bice Curiger, Thomas Huber e anche Koyo Kouoh, curatrice della prossima Biennale d’Arte di Venezia.

Durante l’evento di presentazione del Prix Meret Oppenheim 2025, le laudatio dei vincitori saranno tenute da Christine Binswanger, Simon Baier e Alberto Dell’Antonio.

Felix Lehner: l’arte della fusione

Nato nel 1960 a San Gallo, Felix Lehner ha aperto la sua prima fonderia a soli 22 anni. Dal 1994, la Kunstgiesserei St. Gallen, situata negli spazi di un’ex tintoria nel Sittertal, è divenuta un centro di eccellenza nella fusione artistica, impiegando oltre 80 specialisti e collaborando con artisti e musei internazionali. Lehner ha trasformato la fonderia in un vero e proprio laboratorio di sperimentazione, dove si intrecciano tecniche tradizionali e innovazioni high-tech.

Nel 2006, ha co-fondato la Fondazione Sitterwerk, che comprende una biblioteca di riferimento, un archivio dei materiali e atelier per artisti. Nel 2012, ha aperto una sede della fonderia a Shanghai, consolidando la dimensione globale della sua impresa.

«Ho imparato che il lavoro e la ricerca hanno un senso e danno soddisfazione quando ci si mette anima e corpo. Se ci si immerge completamente, si riceve più energia di quanta se ne investa, e si è toccati nell’anima. Ciò che mi dà la carica è essere vicino al processo artistico, partecipare allo sviluppo di un’opera, condividere i dubbi e le decisioni, essere in un certo senso complice», così Lehner descrive il suo lavoro.

Felix Lehner con le opere di Hans Josephsohn

Pamela Rosenkranz: il confine tra natura e artificio

Nata nel 1979 ad Altdorf, Pamela Rosenkranz ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Berna e alla Rijksakademie di Amsterdam. La sua pratica multidisciplinare esplora la relazione tra corpo, tecnologia e natura, utilizzando materiali sintetici per evocare una natura idealizzata e alienante. Le sue opere sono presenti nelle collezioni del Centre Pompidou e del MoMA e nel 2025 sarà protagonista di una mostra personale allo Stedelijk Museum nei Paesi Bassi.

Nel 2015, ha rappresentato la Svizzera alla Biennale di Venezia con Our Product, un’installazione multisensoriale in cui una sostanza rosa, viscosa e profumata, riempiva il Padiglione svizzero. Tra le sue opere più recenti, spicca Old Tree, scultura pubblica installata sulla High Line di New York, che richiama il sistema vascolare umano attraverso rami rossi e rosa.

«Al di là delle interpretazioni storico-artistiche, esistono molte altre prospettive, ad esempio dal punto di vista del piano biologico e psicologico», spiega Rosenkranz, a proposito della sua ricerca artistica. «In che modo sentiamo noi esseri umani? Come possiamo esprimere i nostri sentimenti? E come ci influenziamo a vicenda? L’arte è una membrana, un mezzo attraverso il quale possiamo porci queste domande sull’essere umano senza doverle affrontare direttamente con il linguaggio».

Pamela Rosenkranz, Our Product, Swiss Pavilion, Venice Biennale 2015
Pamela Rosenkranz, Our Product, Swiss Pavilion, Venice Biennale 2015

Miroslav Šik: l’architettura come continuità storica

Nato nel 1953 a Praga, Miroslav Šik è architetto, teorico e professore emerito del Politecnico di Zurigo ETHZ, dove ha insegnato per 60 semestri. Figura centrale dell’architettura analogica, Šik ha sviluppato un approccio che rifiuta tanto il modernismo quanto il postmodernismo, basandosi su un dialogo armonico tra vecchio e nuovo.

Le sue opere, come l’Hotel La Longeraie a Morges, la Maison Bürgerhuus a Haidenstein e il Centro Cattolico St. Antonius a Egg, incarnano questa visione, integrandosi con il paesaggio senza stravolgerne l’identità. Nel 2024, ha ricevuto anche il Premio di Stato per l’Architettura della Repubblica Ceca. «Per me la tradizione è colorata. Molto concreta e mai astratta. E assolutamente non patriottica», nelle parole dello stesso Šik.

Miroslav Šik

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