27 giugno 2022

Tra interior design e ghiacciai: le tre vincitrici del Premio Henraux 2022

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Nikita Gale, Lorenza Longhi e Himali Singh Soin vincono la quinta edizione del Premio promosso da Fondazione Henraux e dedicato alle declinazioni contemporanee della scultura

Lorenza Longhi at Henraux quarries. Photo: Nicola Gnesi

Nikita Gale, Lorenza Longhi e Himali Singh Soin sono le vincitrici della quinta edizione del Premio Internazionale di Scultura Henraux 2022. Il premio, istituito nel 2012 e dedicato agli artisti under 40, è promosso da Fondazione Henraux, da un’idea del Presidente, Paolo Carli, con lo scopo di valorizzare e aggiornare la cultura della lavorazione del marmo, tra storia, tradizione, tecnologia e contemporaneità. Il riconoscimento è infatti dedicato alla memoria di Erminio Cidonio, amministratore dell’azienda, che tra gli anni ’50 e ’60 diede vita a un centro internazionale di scultura, collaborando con numerosi artisti tra i quali Henry Moore, Jean Hans Arp, Henri Georges Adam e Isamu Noguchi.

Alla luce di questa eredità, l’obiettivo del Premio Internazionale di Scultura Henraux è esplorare i mutamenti e gli sviluppi nella ricerca artistica scultorea contemporanea nazionale e internazionale. Prospettive originali e approcci innovativi alla produzione, così come il ripensamento della forma e della materia marmorea in un’ottica più sostenibile, definiscono i criteri d’indagine del Premio.

Le opere, prodotte con il completo supporto di Henraux, saranno presentate in anteprima sabato, 23 luglio 2022, e rimarranno esposte al pubblico dal 27 luglio al 15 settembre 2022 nella sede espositiva di Querceta di Seravezza, in concomitanza e in dialogo con la mostra “Collezione Henraux 1960-1970”, a cura di Edoardo Bonaspetti.

Premio Henraux 2022: i progetti delle tre vincitrici

Le vincitrici del Premio Henraux 2022 sono state scelte da una giuria composta da Edoardo Bonaspetti, Vincenzo de Bellis, Letizia Ragaglia, Eike Schmidt e Roberta Tenconi, dopo aver esaminato le candidature presentate da ciascun membro del comitato di selezione, composto da Lorenzo Giusti, Fatima Hellberg, João Laia, Luca Lo Pinto, Lucia Pietroiusti, Yasmil Raymond e Zoé Whitley. «I tre progetti selezionati si sono distinti per il significativo grado di sperimentazione artistica e tecnologica, e per la capacità di affrontare alcuni temi centrali della contemporaneità», si legge nelle motivazioni. «Le artiste hanno esplorato con modalità differenti un campo di ricerca che spazia dalle urgenze ambientali alle dinamiche economiche e produttive, dalla riflessione sull’opera d’arte alla definizione di linguaggi scultorei originali».

L’approccio di Lorenza Longhi ripensa le funzioni e i processi di lavorazione del marmo in stretta collaborazione con i reparti dell’azienda Henraux. Partendo dalle applicazioni nell’architettura e nell’interior design, l’artista sceglie di guardare al marmo non nelle sue qualità decorative, ma come materia grezza, impiegando elementi inutilizzati e testando combinazioni inattese.

Il progetto di Nikita Gale, invece, mira a fondere un materiale tradizionale come il marmo, metafora di solidità e stabilità, con un’azione performativa, intesa come temporanea e sfuggente. Il processo con cui questa connessione avviene nella serie di opere proposte, si carica di significati meta-testuali perché il soggetto dell’azione sarà il materiale stesso.

Nikita Gale at Henraux HQ. Photo: Nicola Gnesi

La pluriennale ricerca sui ghiacci polari di Himali Singh Soin si concretizzerà in un progetto, diviso in due tempi, che interessa gli antipodi artici. La prima parte dell’opera vede la creazione di un’isola artica post-coloniale attraverso l’utilizzo di polvere di marmo all’interno di una lunga cerimonia performativa accompagnata dal percussionista e compositore David Soin Tappeser. Nella seconda parte Himali presenterà la riproduzione in marmo di Deception, isola del polo sud ed ex stazione baleniera. L’isola, parte delle Shetland Australi, nella sua forma è simile a un ensō, il cerchio Zen. Himali con quest’opera si focalizza sulla guarigione decoloniale, invita a riflettere sul congelamento e sulla profondità del tempo, sulla transitorietà, l’impermanenza.

Himali Singh Soin and David Soin Tappeser at Henraux quarries. Photo: Nicola Gnesi

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