13 dicembre 2019

Tre donne per il Premio De Felice, salutato da una lectio di Mario Botta

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A Napoli, Mario Botta aprirà la cerimonia del Premio Nazionale Ezio De Felice per gli studi di Museografia e Museologia, assegnato a tre giovani ricercatrici

Fondazione De Felice, Teatro di Palazzo Donn'Anna

C’è un luogo che a Napoli non tutti conoscono, racchiuso in uno dei palazzi più iconici della città. La sede della Fondazione Ezio De Felice si trova, infatti, nel salone-teatro di Palazzo Donn’Anna, la cui costruzione, avviata nella prima metà del Seicento su progetto del grande Cosimo Fanzago, doveva rimanere incompiuta. Dando all’edificio quella particolare aura di monumentalità obliqua o permeabile che, a tutti gli effetti, l’ha reso un soggetto da ricordare. E proseguendo lungo i secoli, proprio in questo luogo sono destinate a incrociarsi le voci di eminenti architetti, da Fanzago, appunto, a Ezio De Felice, considerato tra i caposcuola dell’esperienza museografica italiana, scomparso nel 2000 e ricordato con l’istituzione della Fondazione eponima, attualmente presieduta da Marina Colonna Amalfitano, fino ad arrivare a Mario Botta. Sabato, 14 dicembre, alle 17.30, presso la sede della Fondazione De Felice, l’archistar svizzero terrà una lectio magistralis, in occasione della cerimonia di premiazione della quinta edizione del Premio Nazionale Ezio De Felice per gli studi di Museografia e Museologia.

Mario Botta

La Giuria, presieduta da Luca Basso Peressut e composta da Mario Buono, Roberto Fedele, Claudio Strinati e Mariella Utili, ha designato i tre finalisti del Premio che, nel corso della cerimonia, presenteranno i propri lavori. Si tratta di tre giovanissime studentesse di altrettanti importanti atenei italiani: Silvia Giordano dell’Università degli Studi Roma Tre, Sveva Ventre dell’Università degli Studi di Napoli Federico II e Martina Franzini dell’Accademia di Belle Arti di Brera.

Il premio Ezio de Felice e le finaliste della quinta edizione

Il Premio Nazionale Ezio De Felice per gli studi di Museografia e Museologia è stato istituito da Eirene Sbriziolo, architetto e moglie di De Felice, nel 2010, con l’intento di incoraggiare e valorizzare le ricerche e il talento dei giovani studiosi per i musei. Le ricerche presentate in questi anni, tutte di neolaureati che non abbiano superato i 30 anni di età, spaziano dalla riorganizzazione di musei esistenti al recupero ai fini museali di architetture dismesse, dall’educazione al patrimonio alla fruizione emotiva dell’opera, fino al rapporto tra passato e contemporaneità, museo e territorio.

Silvia Giordano presenta la sua ricerca incentrata su Il museo e i suoi pubblici. Studio sulla comunicazione online di alcuni musei romani. Extension Secession. Nuovi spazi per il Padiglione della Secessione Viennese è il titolo del lavoro di Sveva Ventre. Mentre al Riallestimento della collezione di pizzi e ricami del Museo Poldi Pezzoli. Proposta per un programma di valorizzazione, è dedicata la ricerca di Martina Franzini. Al termine della serata, la proclamazione della tesi scelta dalla Giuria con la premiazione della vincitrice e delle due finaliste.

Mario Botta, una vita per il Museo

Dopo i saluti e l’introduzione di Marina Colonna, si terrà la lectio magistralis di Mario Botta, che racconterà il suo lungo e affascinante percorso attraverso le architetture museali – e non solo – di tutto il mondo, dal SFMOMA di San Francisco, al Museo d’arte moderna e contemporanea di Rovereto, dal Tsinghua Art Museum di Pechino, al Leeum Samsung Museum of Art in Corea.

Tsinghua Art Museum

Nato il primo aprile 1943 a Mendrisio, Botta incontrò l’architettura già 15 anni, entrando nello studio di architettura di Luigi Camenisch e Tita Carloni, a Lugano, come apprendista disegnatore. Realizzò la sua prima costruzione, la casa parrocchiale di Genestrerio a 18 anni e proseguì gli studi all’Istituto Universitario d’Architettura di Venezia. Nel 1970 aprì il proprio studio di architettura a Lugano che, dal 2011, si è trasferito a Mendrisio.

Traendo ispirazione dall’impostazione di Le Corbusier, Carlo Scarpa e Louis Kahn, Mario Botta è interpreta lo spazio come volume puro, a tratti dirompente, con geometrie sviluppate seguendo forti movimenti armonici e caratterizzati da un pragmatismo che l’ha portato ad affrontare e risolvere molti tipi di edifici, da case unifamiliari a biblioteche, da banche a edifici di culto, con una predilezione per le strutture museali.

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