18 giugno 2013

Dalla Sicilia a Labico, solo andata

 
Il SACS, lo sportello dedicato alla promozione degli artisti siciliani che ha operato per anni nel museo Riso di Palermo, ha riunito tutti gli artisti e i curatori che vi hanno lavorato in un seminario vicino Roma con Nari Ward. Un Amarcord? No, piuttosto la nuova tappa di un percorso che si spera di poter continuare a scrivere. Ci racconta fatti, umori e sentimenti che hanno popolato la settimana una di loro: Silvia Giambrone

di

Tenuta di Vallefredda, Labico, Roma
– «Si va a casa, in Sicilia».
«Dove di preciso?».
– «A Labico».
«Ma Labico non è in Sicilia».
– «Per una settimana, sì».
Così arriviamo a quella che per una settimana diverrà casa: il resort Tenuta Vallefredda di Antonello Colonna, a Labico.
E siamo, puntualizza Filippo Leonardi: «otto artisti visivi siciliani, un artista americano, diversi curatori, un condottiero che ogni mattina ordina di sellare i cavalli, un cane, dieci anatre, una mucca, tre conigli, un toro, due asini, poche galline, molti maiali e persino alcuni colombi».
L’impatto con il luogo è piuttosto forte, l’architettura fredda e geometrica del resort crea un corto circuito un po’ straniante con la natura calda e vivace del paesaggio. Qui la natura e l’uomo rinegoziano ogni giorno la loro reciproca posizione, e il paesaggio accoglie questo momento a volte come conflitto, a volte come armonia. Ognuno rivendica la propria libertà.
Nari Ward, courtesy Giovanni De Angelis

 
 residenza-laboratorio, courtesy Giovanni De Angelis

Entriamo dentro e il resort è davvero molto bello. Ci accoglie il personale con grande gentilezza e riesco a leggere nei loro occhi una certa curiosità. I pregiudizi, buoni o cattivi, spesso precedono gli artisti. La camera sembra quasi un piccolo appartamento, non manca nulla e tutto è sobrio ed elegante, anche la vista sul giardino, a cui si accede da una porta interna e che conduce ad un tavolino con delle sedie in mezzo al verde, appare quasi come un’epifania. Ed ecco Nari Ward che appare com’è davvero: gentile, simpatico, disponibile, amichevole e molto discreto. Il lauto pranzo ci attende, Antonello Colonna e la sua cucina colonizzano la nostra attenzione e il nostro palato. Subito dopo il pranzo ci mettiamo a lavoro, cominciamo le presentazioni, dovere e piacere si blandiscono allegramente, ognuno mostra il proprio lavoro accompagnato da documentazione video e parole. Parole parole parole, uno scambio che da quel momento in poi non ci avrebbe lasciato più, e sarebbe diventato sempre più ricco, articolato e profondo. Checché se ne dica, si parla molto più volentieri con la bocca piena. 

Il dialogo con Nari è immediato, semplice e lineare e tutto accade con una certa naturalezza, Nari è aperto e sensibile, non si percepisce quasi neppure la differenza culturale. L’atmosfera è positiva, siamo tutti stanchi ma abbastanza contenti anche perché ci aspetta la cena. Anche la cena ci stordisce di sapori e le chiacchiere si fanno più naturali, intorno alla tavola tutto si fa più rilassante e il tuo vicino di posto è sempre qualcuno da scoprire, meglio tra un bicchiere di vino e…un bicchiere di vino. 
Silvia Giambrone, Teatro anatomico, 2012

Antonello Colonna ritorna a parlarci a cena, è un fiume in piena, ne veniamo travolti, nell’arena scopriamo di essere noi i leoni a pancia piena e lui l’insaziabile gladiatore che ci racconta dei martiri ormai in pensione incontrati nel cammino e poi ci provoca parlando di arte. È molto istrionico Antonello, è come l’architettura che ha scelto per il suo impero, pieno di contrasti e nonostante tutto libero e accogliente. Lo spazio che ci ospita è davvero fuori dal comune. Da dentro sembra di osservare la realtà come qualcosa di bello e distante, come davanti ad una tecnologia che la mostra ad una definizione eccellente, qualcosa in cui non è necessario intervenire perché si è al sicuro lì dentro, troppo al sicuro. È una fortezza che quando meno te lo aspetti non manca di spiazzarti con la domanda: da cosa ti proteggi?
Antonello Il Condottiero ci parla di Labico, del territorio al quale il resort appartiene e così andiamo a visitare anche Palestrina e Castel San Pietro Romano, il paesaggio è magnifico, passeggiamo sopra anni e anni di storia che non smettono di sorprendere. Alcuni di noi desiderano tornarci, e lo faranno.
Giuseppe Buzzotta, Ad ogni sguardo cambiano le distanze, telo nautico antivento 2012. Foto di Roberto Raffaele
I primi due giorni passano veloci e lo scambio tra artisti e curatori si fa sempre più intenso. È un dialogo ormai ininterrotto quello tra noi artisti, a cui ogni giorno si aggiungono nuove voci e nuovi ospiti, ognuno con la propria esperienza e curiosità.  Daniele Dell’Orco illustra la biodiversità nel territorio di Labico e la gloria di quel paesaggio che non possiamo vedere: le qualità chimiche del territorio e la ricchezza di un  sottosuolo che farebbero  di una Italia ben curata, il Paese più ricco del mondo. Altro che petrolio.
La visita al Mulino e agli orti si rivela rivoluzionaria: «abbiamo scoperto delle cose rispetto al mangiar sano che ci hanno portato a riflettere sulla percezione stessa della realtà, sulla visione massificata di un Paesaggio che per fortuna si trasforma, apprendendo così nuove informazioni che spesso non sono di dominio pubblico. Questa visita ci ha indotti a  ragionare su vari temi, tra i quali: democrazia, comunicazione, economia», osserva Gabriella Ciancimino 
Gli ospiti portano numerosi spunti di riflessione all’interno del convivio. L’antropologo Franco La Cecla apre le porte ad uno degli interrogativi che più ricorre durante la residenza e che sembra preoccupare molto più altri che gli artisti stessi: la cucina è arte? Sono i piatti opere d’arte? È possibile applicare le categorie di valutazione e giudizio che appartengono all’arte ad un cibo cucinato e mangiato? Si fanno molte considerazioni in merito, e il passo per arrivare a parlare di cultura, etica, estetica e massimi sistemi, è breve. Il dibattito con l’antropologo prosegue con sempre maggiore fervore fino a smascherare il fantasma che tacitamente si aggirava per il resort : il (falso?) problema della reale o presunta, presente o assente, identità siciliana. L’argomento produce le reazioni più intense e disparate: chi insorge, chi si distrae, chi interviene, chi aspetta la cena. Nari fa il compleanno e viene festeggiato come merita, l’atmosfera è amichevole, a tratti commovente.
Uno still da video di Gabriella Ciancimino
Le  impressioni sull’esperienza della residenza, seppure giovani, sono nette e ben definite, perché quel luogo e quel tempo si rivelano imponenti. Ognuno cerca nel dialogo con l’altro di comprendere a pieno le proprie sensazioni. I giorni passano e l’ascolto stesso diventa parte del paesaggio.
Nasce l’esigenza di restituire questa esperienza in qualche modo, di metterla al mondo in piccoli gesti, o progetti veri e propri di quello che sarà l’esito di questa residenza. Si formalizzano le intuizioni e si allestisce lo spazio che le ospiterà. Si mostrano al pubblico le tracce di questa settimana di incontro. Più tardi saranno prodotte delle opere esposte entro la fine dell’anno in una istituzione romana e infine acquisite dal Museo Palazzo Riso di Palermo. In qualche maniera le opere torneranno a casa come, in questa settimana, sono tornata a casa anch’io.  
Io vivo a Roma da 13 anni ormai e da tempo mi capita di essere considerata un’artista “romana”. Ho sempre desiderato tenere vivo il dialogo con la Sicilia, ma fino a ieri con magri risultati. E che l’identità siciliana esista oppure no, in definitiva non importa. Nell’era globalizzata, nella società liquida, nella realtà aumentata ecc., ho sentito forte e chiaro il senso di familiarità con alcuni artisti con cui condivido attitudini e provenienza. Non so se si tratti di un caso o di una cospirazione isolana, ma ho riscoperto un senso di appartenenza che non conoscevo neppure, o che avevo dimenticato. Ad ogni modo, esplorare la differenza con chi mi è affine,  in condizioni di armonia e familiarità,  è  stato per me un reale privilegio.
Artisti: barbaragurrieri/group/, Giuseppe Buzzotta,  Gabriella Ciancimino, Silvia Giambrone, Giuseppe Lana, Filippo Leonardi, Concetta Modica
Guest Curator: Nari Ward
Curatori: Laura Barreca, Daniela Bigi,  Lorenzo Bruni, Valentina Bruschi, Helga Marsala, Cristiana Perrella
Chef: Antonello Colonna.
Direttore artistico: Ines Musumeci Greco
Ospiti: Daniele Dell’Orco,  Bruna Esposito,  Franco La Cecla, Claudio Libero Pisano
Il progetto è stato voluto dal Dipartimento dei Beni Culturali della Regione Sicilia.

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