11 ottobre 2009

HOPPER, RITRATTO D’ARTISTA IN DUE TEMPI

 
Ben 160 opere per rendere omaggio alla carriera di Edward Hopper. Con un’antologica che non ha precedenti in Italia. Un’occasione per approfondire il linguaggio espressivo di uno dei più grandi artisti americani del XX secolo. A parlarci di questo grande artista e delle mostre che si terranno a Roma e Milano, Carter Foster, conservatore del Whitney Museum e curatore dell’evento...

di

Edward Hopper è stato fra i primi paesaggisti della metropoli
postmoderna. Quale ruolo gioca la figura umana nei suoi quadri?

Beh, spesso sottintende una dualità: c’è
la persona rappresentata e la presenza implicita dell’osservatore. Hopper ha
inventato il voyeurismo come tema moderno, e i suoi personaggi sono spesso
incorniciati, o rappresentati in uno scenario che implica lo sguardo dello
spettatore.

Qual è la genesi di questa prima grande antologica in Italia?
L’idea è stata di Katy Spurrell e di
Arthemisia. Essendo curatore del Whitney e avendo lavorato molto con le opere
di Hopper, avevo già avuto modo di discutere con Katy tempo addietro circa la
possibilità di allestire una mostra dell’artista con i lavori della collezione
permanente del museo. Organizzarla in Italia, dove l’evento era inedito,
sembrava la cosa giusta da fare.

Tanto da farne due tappe…
La mostra è promossa dal Comune di
Milano, dalla Fondazione Roma e dalla società Arthemisia, ed è diventata l’occasione
per unire pubblico e privato in un’importante collaborazione che vede
protagoniste le due maggiori città italiane in unico progetto espositivo. Successivamente
la rassegna partirà per Losanna.

Edward Hopper - Self-Portrait - 1903 - olio su tela - cm 35,88x23,34Quale sarà il leitmotiv dell’esposizione?
La mostra è composta quasi
esclusivamente da lavori che provengono dalla collezione del Whitney Museum.
Per questo, l’attenzione è incentrata sul processo artistico di Hopper, in
particolare sulla relazione che c’è tra i disegni e i dipinti dell’artista.
Inoltre, l’esposizione fa luce sulla formazione della poetica del pittore nei
primi anni della sua carriera.

Ci regali qualche anticipazione sulle opere in mostra…
Ci sono opere significative di tutti i
periodi, ma se devo metterne in evidenza alcune, sceglierei la serie delle
incisioni. È in queste stampe, infatti, che Hopper trovò la sua voce come
artista maturo e sviluppò i temi e le atmosfere che sarebbero diventati
centrali per la sua estetica. Poi ci sono due dei suoi dipinti più
rappresentativi: Seven A.M. (1948) e A Woman in the Sun (1961). Il primo è un magnifico esempio
della capacità di Hopper di evocare atmosfere. Quasi di “dipingere” il
silenzio. Il secondo invece esemplifica uno dei temi più importanti della
carriera dell’artista: una donna in una camera da letto, a rappresentare l’isolamento
e la solitudine, ma anche uno stato assorto, pensieroso. Insieme alla
sensazione del semplice stare al mondo.

Come sarà strutturato il percorso espositivo?
Suddivisa in sette sezioni, seguendo
un ordine tematico e cronologico, l’esposizione italiana ripercorre tutta la
produzione di Hopper, dalla formazione accademica agli anni in cui studiava a
Parigi, fino al periodo “classico” e più noto degli anni ‘30, ‘40 e ‘50. Per
concludere con le grandi e intense immagini degli ultimi anni. Prendendo in
esame tutte le tecniche predilette dall’artista: l’olio, l’acquerello e l’incisione.
Le prime sezioni (Autoritratti, Formazione
e prime opere
e Hopper a Parigi) illustrano le
opere del periodo accademico e del periodo parigino. Mentre la sala dedicata a La definizione dell’immagine: Hopper incisore mette in
evidenza quel “senso di incredibile potenzialità dell’esperienza quotidiana”. Nella sezione L’elaborazione
di Hopper: dal disegno alla tela
viene presentato un gruppo
significativo di disegni preparatori per il celebre Morning
Sun
(1952) e per il precedente New York Movie
(1939). Le sale dedicate a L’erotismo di Hopper e I concetti essenziali: il tempo, lo spazio, la memoria
illustrano al meglio la poetica dell’artista, il suo discreto realismo e
soprattutto l’abilità nel rivelare la bellezza nei soggetti più comuni. Come
testimoniano Cape Cod Sunset (1934), Second Story Sunlight (1960) e A Woman
in the Sun
(1961).
Edward Hopper - Soir Bleu - 1914 - olio su tela - cm 91,4x182,9
La mostra è corredata da un apparato di fotografie e documenti sulla
storia americana dal 1920 al 1960. Come mai questa scelta?

Ogni sezione è arricchita da documenti
e immagini che illustrano l’evoluzione storica americana, con il suo
rapidissimo progresso tecnologico, scientifico e industriale. Fino ad arrivare
allo sbarco sulla Luna e alla nascita dei mass media. I conseguenti cambiamenti
sociali, culturali e artistici non sembrano però intaccare la poetica di
Hopper, che rimane sempre fedele ai suoi assunti pittorici. Immune ai fenomeni
d’avanguardia in Europa, così come a quelli della Pop Art americana, Hopper è
diventato ciò nondimeno l’artista più rappresentativo dell’America del XX
secolo. La mostra consente di cogliere al meglio questo contrasto, cioè l’atipica
modernità di Edward Hopper.

E attraverso quali tappe fondamentali giunse a giocare questo ruolo
centrale?

Hopper iniziò la sua formazione come
illustratore e poi continuò gli studi con due importanti artisti dell’epoca:
William Merritt Chase e Robert Henri. Quindi ha una solida base nella pittura a
olio e nel disegno. Dopo un periodo di viaggio attraverso l’Europa e un lungo
soggiorno a Parigi tra il 1907 e il 1910, Hopper fece ritorno in America e, per
vivere, iniziò a lavorare come illustratore. Trovò per la prima volta la sua
voce come artista maturo con l’incisione, anche se aveva iniziato a dipingere
quadri in uno stile che preannuncia il suo più tipico già nel 1909. Dipingeva
anche acquarelli, che all’inizio si vendevano meglio dei dipinti. È tuttavia
negli anni ’20 che Hopper inizia a realizzare i suoi quadri più
rappresentativi, fissando lo stile che lo ha reso famoso.

La copertina del libro che Aldo Nove ha dedicato all'incontro immaginario Hopper-Carver (Skira, 2009)L’evento è accompagnato da una campagna pubblicitaria unica nel suo
genere: ce la descrive?

Questa campagna di comunicazione vuole
guardare alle persone come “soggetti attivi”, piuttosto che come “consumatori”,
al fine di creare un evento che sia prima di tutto un’esperienza unica e
coinvolgente per il visitatore. Le persone comuni sono protagoniste e
testimonial dell’annuncio della mostra. Sono stati più di 3mila i partecipanti
alle riprese fotografiche che hanno portato alla scelta di dieci scatti, tra i
più accattivanti ed espressivi. I loro volti compariranno sui manifesti affissi
nella città di Milano con lo slogan: “Chi è l’artista preferito di…?
Edward Hopper
”. Tutte le foto
scattate per la campagna saranno inoltre proiettate in mostra.

Quali sono le sue aspettative per questa mostra?
Spero che l’esposizione congiunta dei
disegni preparatori e dei dipinti dia il via a nuovi approfondimenti sul
procedimento artistico di Hopper e sproni ulteriori ricerche sul modo in cui
concepiva e sviluppava i suoi dipinti, opere che hanno avuto un enorme impatto
sull’estetica del XX secolo.


articoli correlati

Aldo Nove per Hopper

a cura di roberta vanali

*articolo pubblicato su Grandimostre n. 6.
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dal 13 ottobre 2009 (inaugurazione
su invito) al 24 gennaio 2010

Edward Hopper

a cura di Carter Foster

Palazzo Reale
Piazza Duomo, 12 – 20122 Milano
Catalogo Skira
Info: tel. +39 02875672; www.comune.milano.it/palazzoreale
/
www.edwardhopper.it

[exibart]


2 Commenti

  1. Veloci impressioni velocemnte trascritte.
    Una rara occasione di culturale sigla nel momento di ‘stato delle arti’ della scena contemporanea. L’artista americano, tra Milano e Roma la staffetta, la possibilitàdi godere e poter ‘inspirare’ le sue luci (abbiamo avuto saggi trasversali di ispirazione ad esso, ad esempio in un autore cinematografuico attento come A Kaurismaki, ‘Le luci della sera’, l acidità dei colori, facile da rinvenire, quasi un d’après in certe tele del pittore così anomallo dell american scene, e le sospensioni esistenzial-temporali, gli spazi aperti all incombere dell evento, i καιρόi dela Storia, in una densa e live al contempo metafsica del quotidiano, et cetera),il tratto ad olio lento, corposo, che sussume tutta la tragicità della humana conditio. Un autore che va ben oltre il suo tempo, proprio dentro la sua epoca, ad intra, ricerca, dialoga con sè e con la distanza, con la realtà e la sua percepibilità. E con la femminlità. Mocassini ai piedi di ragazze nude e che guardano, assente in loro la cecità autocastrante di una procurata intensificazione del narciNismo, per usare il termine psicoanalitico di recente conio. Purtroppo la ‘moda Hopper’ è esplosa, e ovviamente passerà, questa navigazioen di Hopper in stile contemporaneo, flsa e falsata non lascerà umida traccai in chi non può capire. E chissà R Barthes cosa ne direbbe, sempre così tranchant lui…, e certo l artista non era noto quando le sue tele sfavillavano, mansuete nei ritratti e nella narrazione dell America ( facile l accostamento ad un Carver o Bukowski, per esempio quello del componimento “Bar stool”, forse troppo facile, ma non sempre phisys kriptesthai philei) nelle sale del Art Institute of Chicago, o del Withney Museum of AMerican art, di N York, qui godevamo quel lunghissimo racconto in “stile Steinbeck” che è Early Sunday Morning, talora sono lampanti, e di un abbacinante candore, le possibilità di scoperta e rispoperta di sè. Un’ America, nell’inimitabile umanità tratto del maestro, che non si sa, non si sente, non si dice.
    Ora la possiamo (ri)vedere, o (ri)conoscere, platonicamente… o no.
    Un’America non gradassa o drogata, non svuotata…,e non pioniera se non diversamente tale…L’America mai raccontata veramente, o non ascoltata quasi mai.
    Buona mostra.
    Pierluigi Pettorosso

  2. Sono una ragazza tedesca, una tedesca molto latina!, anche se biondissima, e studio italiano e arte all universita, e insegno a scuola con ragazzi adulti, e` la mia seconda laurea e`, scusate il mio italiano un po` scarso, ma voglio dire che questo commento lasciato qui e` rarissimo,non ci sono cosi` commenti su qusto Internet, e perche` e` fatto in modo incredibilmente affascinante e colto, cioe` da una persona che non conosco ma e` cosi` denso e brillante!!Davero vorei tanto conoscerlo, vedo che c`e` la sua mail address, non so se mi vorra` conoscere, per scambiare di cose interessanti di arte e cultura, e magari e` anche un uomo italiano non comune come tutti i idioti e cretini che non sanno fare e dire niente.
    Amo tanto cosi` la arte,kunst, e questo Hopper e` geniale e profondissimo.Molto introspettivo, come dite voi, psicologico. Forse lo capisco meglio perche` sono una vera nordica, piu` vicina di voi italiani a lui, ma il signore Pettorosso e` fantastico nella sua recensione(si dice cosi`?)a queta mostra. Fa vedere le cose, i dipinti, li fa imaginare,e fa pure dei collegamenti interessantissimi con altra letteratura e anche se non capisco tutto cio` che dice, e` un po` difficile. Mi sono spiaciuta per qusto.Allora deve conoscere lui molto bene sia l artista che la cultura nod-americana, ma non soltanto la cultura americana! E` un commento fantastico, sembra scritto da un esperto di universita` ma non e` noioso proprio per niente. Forse lui fa questo lavoro di professore di arte?Non si capisce dal suo account.Forse non e` piu` un attivo account.Ma c`e` la mail e io amo le persone tanto intelligenti,ci sono pochissime e non perdo tempo coi idioti.
    Grazie per questo commento di Pettorosso. Bravo,e` Wunderbar! E verro` allora presto a vedere subito la mostra, appena potro` avere biglietto aereo per Roma.La bellissima magia di Roma. Ciao a tutti de la vostra community, chuss!!!!!!
    Helena V. Berger.

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