06 maggio 2025

Il collasso dell’Antropocene nell’installazione immersiva di Alessandro Zannier

di

Al Museo M9 di Mestre, Alessandro Zannier presenta un’installazione immersiva che mette in scena l’interconnessione tra collasso ambientale, involuzione culturale e big data

Alessandro Zannier, Escalation Involution, videoinstallazione, 2025

Nella sala Orizzonti dell’M9 – Museo del ’900 a Mestre, sarà visitabile fino al 31 agosto 2025 Escalation><Involution, installazione video-sonora immersiva di Alessandro Zannier, a cura di Paolo Mozzo e Sandro Orlandi Stagl, presentata come progetto parallelo alla mostra Arte salvata – Capolavori oltre la guerra dal MuMa di Le Havre, in cui sono esposte opere di Monet, Renoir, Gauguin, Dufy e altri maestri miracolosamente sopravvissute ai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Ma cosa accade quando la distruzione non è una parentesi bellica, bensì la condizione permanente della nostra epoca? Questa la domanda che si è posto Zannier, artista, musicista, osservatore acuto del mondo che ci circonda e che, da anni, lavora sull’incrocio tra arte, scienza e tecnologia.

Alessandro Zannier, Escalation Involution, videoinstallazione, Museo M9, Mestre, 2025

L’installazione Escalation><Involution racconta la crisi ambientale e cognitiva del nostro tempo attraverso una sinfonia visiva e sonora che mette in scena, con l’ausilio di 13 proiettori e 20 speaker, su 400 metri quadrati, la traiettoria iperbolica che lega il collasso ecologico all’erosione culturale, l’overdose informativa all’impoverimento critico. Il tutto intrecciato con i dati scientifici raccolti da università e centri di ricerca come il CNR, tradotti in materia sensibile e visiva, in un crescendo ritmico che segue l’andamento dei grafici dell’Agenda 2030, il programma per lo sviluppo sostenibile dell’ONU, fino al temuto tipping point: il punto di non ritorno.

Alessandro Zannier, Escalation Involution, videoinstallazione, Museo M9, Mestre, 2025
Alessandro Zannier, Escalation Involution, videoinstallazione, Museo M9, Mestre, 2025

«Con la sua opera Alessandro Zannier mette in scena l’escalation di crisi ambientali, il declino culturale e l’iper-dipendenza tecnologica. Una narrazione immersiva tra poetiche visive di pixel e dati: l’arte diventa una chiamata collettiva, un invito al pubblico alla riflessione e ancor più a divenire parte attiva di una nuova era che abbandona l’Antropocene», spiega Rebecca Pedrazzi, storica e critica d’arte con focus sull’Intelligenza Artificiale.

Alessandro Zannier, Escalation Involution, videoinstallazione, Museo M9, Mestre, 2025
Alessandro Zannier, Escalation Involution, videoinstallazione, Museo M9, Mestre, 2025

La Terra, ci suggerisce Zannier, è un organismo vivo, complesso, interconnesso, una rete neurale che unisce continenti, specie, risorse e informazioni. Ma in questa intelligenza naturale – che è anche il tema della 19ma Biennale di Architettura di Venezia, in apertura al pubblico dal 10 maggio 2025, l’uomo ha introdotto un codice virale: disinformazione, propaganda, sfruttamento, cecità sistemica. La nozione di involuzione, nel titolo, rimanda allora a una regressione più che biologica: una paralisi del pensiero critico, un’abdicazione alla complessità.

La colonna sonora, composta dallo stesso artista con il nome Ottodix – già autore di progetti musicali visionari e narrativi, tra cui otto concept album – è parte integrante dell’esperienza: Escalation Soundscape amplifica la tensione, crea stratificazioni emozionali, conduce il pubblico dentro una spirale percettiva che non si può semplicemente guardare, ma si deve vivere.

Alessandro Zannier, Escalation Involution, videoinstallazione, Museo M9, Mestre, 2025
Alessandro Zannier, Escalation Involution, videoinstallazione, Museo M9, Mestre, 2025

Prodotta da ARTantide Gallery di Verona e supportata da OOM (Alex Piacentini e Nicholas Bertini), l’opera rappresenta anche un’estensione del ENT Project – 6 Continents, il lungo ciclo di installazioni luminose e performative che l’artista nato a Treviso nel 1971 ha sviluppato tra i continenti, tra il Padiglione Italia e Camerun alla Biennale di Venezia e istituzioni culturali da Wellington a New York, costruendo ponti tra luoghi remoti con opere “gemelle”, specchi mutevoli di un’umanità interdipendente.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui