22 maggio 2020

Il Quadrante sdrucciolevole: 60 opere per raccontare notti e giorni del lockdown

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L’associazione di collezionisti Collective presenta Il Quadrante sdrucciolevole, progetto espositivo online, a cura di Denis Isaia, che racconta la "nattività" della quarantena, attraverso 60 opere

Pamela Diamante, 5’ per indurre un’assenza, 2015, video 5.00” Courtesy: Collezione Marco Paletta

Come raccontare quella strana sensazione che un po’ tutti abbiamo provato durante i mesi di isolamento per l’emergenza Covid-19? A proposito, sono stati lunghi o brevi, operosi o inattivi? Difficile dirlo, complesso capirlo, forse servirebbe una nuova parola, un’altra definizione. E allora, è da un neologismo che parte “Il Quadrante sdrucciolevole”, progetto espositivo in online viewing di Mauro De Iorio e a cura di Denis Isaia, presentato dall’associazione di collezionisti Collective, che prova a dar corpo a ciò che abbiamo vissuto in questo periodo attraverso 60 opere d’arte, divise in giorno e notte.

«Invitato dal Club Collective a curare una gallery tematica con le opere dei Soci ho proposto ad ognuno di loro di inviare un limitato numero di opere o riflessioni che potessero raccontare la propria quarantena. Lo spunto che ho fornito è un neologismo, nattività, una condizione a metà tra lo stato attivo e quello inattivo», ha spiegato Isaia. «La nattività è una condizione vicina a quella che viviamo in questi giorni. Triste e coatta, eppur, bisogna ammetterlo, prolifica forse perché più stretta alla vita e alla morte. In quarantena abbiamo fatto pensieri inaspettati. Abbiamo forse sognato di più», ha continuato il curatore.

“Il quadrante sdrucciolevole” aprirà oggi e sarà visitabile online in due cicli, dalle 8 alle 20 e dalle 20 alle 8. «Il susseguirsi del giorno e della notte è un dato di fatto, eppure in epoca di Covid-19 i confini si fanno ancora più sfumati, la notte bussa alle porte del giorno e viceversa», ha detto Isaia. Tra le opere in esposizione, quelle di Olafur Eliasson, Elmgren & Dragset, Jonathan Monk, Maya Deren, Tobias Zielony, Miriam Cahn, Pamela Diamante, Meiro Koizumi, KIM 1995. Le opere provengono dalle collezioni riunite nell’associazione Collective, nata a novembre 2019, da un’idea del collezionista Andrea Fustinoni, delle giornaliste Maria Adelaide Marchesoni e Silvia Anna Barillà e del manager culturale Nicola Zanella.

Elmgreen & Dragset, Ball and Chain, 2004 ferro, vernice, Courtesy Collezione Michele Cristella
Olafur Eliasson, Meteor Shower Bike, 2010, Bicicletta, specchio, alluminio, lampadina, Courtesy Collezione Vittorio Gaddi
Kim1995, “Tubular chair modified, claim stickers, 4,36 tons”, 2018 sedia, adesivi, Courtesy Collezione Michele Cristella
Santa Kantarovsky, Removal, 2018, olio e acquerello su lino, Courtesy Collezione De Iorio
Meiro Koizumi, The Symbol #4, 2018, carboncino su carta e lastre di metallo, Courtesy Collezione Privata, Lugano
Jonathan Monk, Restaurant Drawing (LeWitt wall painting), 2019 Courtesy Collezione Fustinoni D’Amato
Maya Deren, Meshes of the afternoon, 1943, Courtesy Collezione Monica Rabaglia
Tobias Zielony, The street (C.P.A.), 2014, laser, stampa a pigmenti d’archivio, Courtesy Videoinsight® Collection

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