18 giugno 2021

La ragione nelle mani: il progetto di Stefano Boccalini in mostra a Ginevra

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Dalla Valle Camonica al mondo, parlando il linguaggio dell’arte e dell’artigianato: il progetto di Stefano Boccalini, vincitore del bando Italian Council, in esposizione a Ginevra

stefano boccalini ginevra

L’arte e l’artigianato sono linguaggi compiuti, grammatiche visive con le quali le mani esprimono concetti, idee, pensieri troppo sottili o troppo ampi, comunque difficilmente spiegabili con le parole, che siano scritte oppure orali. Nella composizione armonica – ma anche disarmonica – delle forme, “aggiustando” gli oggetti, le opere e le cose in un certo modo, si arriva a costruire un alfabeto comune, al di là delle appartenenze e delle culture, portatore di una enciclopedia condivisa del sentire, dell’avvertire. Su questo valore insito nella pratica del fare, è incentrata “La ragione nelle mani”, mostra presentata dal Distretto Culturale della Comunità Montana di Valle Camonica e ideata dall’artista Stefano Boccalini, in collaborazione con il partner Art for the World Europa, visitabile fino al 27 giugno alla Maison Tavel Musée d’Art e d’Histoire di Ginevra. Curata da Adelina von Fürstenber, e realizzata con il supporto di quattro artigiani della Valle Camonica, l’esposizione rientra nell’ambito dell’ottava edizione dell’Italian Council, il bando per la valorizzazione e la diffusione dell’arte contemporanea italiana, promosso dalla DGCC – Direzione Generale Creatività Contemporanea del MIC – Ministero della Cultura.

Autore: Stefano Boccalini Anno: 2020 Titolo: La ragione nelle mani – Dadirri, Anshim, Friluftsliv Tecnica: lino, punto e intaglio (ricamo) Misure: 100 x 140 x 5 cm

Le attività in Valle Camonica

Boccalini ha già avuto modo di lavorare con il Distretto Culturale della Valle Camonica, con il quale ha curato la rassegna “Aperto_Art on the border”, manifestazione di arte pubblica che mette in rapporto l’arte contemporanea con il territorio camuno. Recentemente poi l’artista nato a Milano nel 1963 ha dato l’impulso per la realizzazione di un Centro per l’arte e l’artigianato della montagna, il Ca’Mon, a Monno, di cui è direttore artistico.

Nell’ambito del progetto vincitore dell’Italian Council, amplissima è la rete di collaborazioni sia nazionali che internazionali: Musée Maison Tavel-Musée d’Art et d’Histoire (Ginevra) sede della mostra, Art House (Scutari, Albania), Sandefjord Kunstforening (Sandefjord, Norvegia), Fondazione Pistoletto Onlus, Accademia Belle Arti Bologna, MA*GA – Museo Arte Gallarate e GAMeC Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea Bergamo. Dopo aver portato i segni della Valle Camonica in Europa l’opera ideata da Boccalini, composta da vari manufatti, entrerà a far parte della collezione della GAMeC.

Artigiana al telaio

La ragione nelle mani: lo sviluppo del progetto

«L’idea del progetto nasce dal rapporto che Boccalini ha costruito con la Valle Camonica a partire dal 2013: da una residenza sul tema dell’acqua, l’artista ha avuto modo di conoscere meglio un bellissimo luogo montano tra le Alpi Lombarde che in passato ha frequentato solamente da turista», hanno spiegato gli organizzatori. «Negli anni la Valle Camonica è diventata un punto di riferimento per il suo lavoro: qui ha operato con varie comunità, con le istituzioni locali e con gli artigiani, creando uno stretto rapporto di collaborazione che gli ha permesso di produrre numerose opere».

Da questa esperienza è nata l’idea di realizzare il Ca’Mon, Centro di Comunità per l’Arte e l’Artigianato della Montagna, con il sostengo di Fondazione Cariplo, che avrà sede a Monno e diventerà un centro di scambio tra saperi intellettuali e saperi manuali. «L’obiettivo è quello della trasmissione dei saperi, secondo una logica di condivisione per cui le tradizioni non assumono un senso nostalgico, ma diventano la porta di accesso al futuro, un “luogo” di sperimentazione per immaginare nuovi scenari», ha affermato Boccalini.

stefano boccalini ginevra
© Christian Tasso

Ed è in questo contesto densamente stratificato che ha preso forma “La ragione nelle mani”, progetto che opera sul linguaggio e sui saperi artigianali, dimensioni parallele e che, spesso, si intersecano, soprattutto quando assumono la forma della trasmissione dei saperi, delle conoscenze. Fondamentale, infatti, il ruolo della comunità locale: tutti i manufatti sono stati realizzati in Valle Camonica da quattro artigiani affiancati ognuno da due giovani apprendisti. Gli otto “allievi” sono stati selezionati attraverso un bando pubblico, promosso dalla Comunità Montana e rivolto ai giovani della valle interessati a confrontarsi con pratiche artigianali appartenenti alla tradizione camuna: la tessitura dei pezzotti, l’intreccio del legno, il ricamo e l’intaglio del legno.

Ciò che le parole dicono con le opere

«Viviamo in un’epoca in cui le parole sono diventate un vero e proprio strumento di produzione e di captazione di valore economico, e hanno assunto una dimensione sempre più importante all’interno del contesto sociale», ha continuato Boccalini. «Attraverso il loro uso cerco di ridare un peso specifico e un valore collettivo al linguaggio, che per me è il “luogo” dove la diversità assume un ruolo fondamentale, diventando il mezzo con cui contrapporre al valore economico il valore “del comune”».

«“La ragione nelle mani” ha preso il via con un laboratorio, sulle parole intraducibili che ho tenuto insieme alle operatrici della Cooperativa Sociale il Cardo di Edolo, a cui hanno partecipato tutti i bambini di Monno», ci raccontava Boccalini in questa nostra intervista. Nel corso del laboratorio, i bambini hanno scelto circa 20 parole tra 100, in varie lingue di tutto il mondo e intraducibili, perché senza un corrispettivo, spiegabili solo attraverso perifrasi. Le parole sono state infine sottoposte agli artigiani, per capire quali potessero essere le più adatte a essere trasformate dalle loro sapienti mani in manufatti artistici. Ne sono state scelte nove, che sono diventate il materiale su cui gli artigiani hanno lavorato con gli apprendisti.

Autore: Stefano Boccalini Anno: 2020 Titolo: La ragione nelle mani, Gurfa Tecnica: legno intagliato Misure: 30 x 105 x 4

Anshim: sentirsi in armonia con sé stessi e con il mondo (coreano); Balikwas: Abbondonare la propria confort zone (filippino); Dadirri: quieta contemplazione e ascolto profondo della natura (aborigeni australiani); Friluftsliv: connessione con l’ambiente e ritorno al legame biologico tra uomo e natura (norvegese); Gurfa: l’acqua che si riesce a tenere nel palmo di una mano come metafora di qualcosa di molto prezioso (arabo); Ohana: la famiglia che comprende anche gli amici e non lascia indietro nessuno (hawaiano); Orenda: la capacità umana di cambiare il mondo contro un destino avverso (indigeni nordamericani); Sisu: la determinazione nella ricerca del benessere nella quotidianità (finlandese); Ubuntu: sono chi sono in virtù di ciò che tutti siamo (Africa meridionale).

Nello specifico l’opera si compone di: un raffinato ricamo bianco su bianco a “punto intaglio” con tre parole, montato come un quadro; due legni di noce sapientemente intagliati che presentano due parole; cinque manufatti di legno nocciolo intrecciato, realizzati con la tecnica utilizzata per la creazione di cestini e gerle, che insieme compongono una sola parola; tre pezzotti, tappeti fatti con tessuti lavorati a telaio manuale, ciascuno dei quali riproduce una parola.

stefano boccalini ginevra
© Christian Tasso

«Nel lavoro di Boccalini, attraverso la ricerca e la scelta delle parole intraducibili, egli crea una biodiversità di concetti provenienti da minoranze linguistiche. Le opere derivano esclusivamente dall’importanza del significato della parola impiegata, e il materiale e i mezzi artigianali con cui sono eseguite giocano un ruolo cruciale», ha spiegato la curatrice Adelina von Fürstenberg. «Il progetto di Boccalini nasce sulla base di una convinzione costruttiva che identifica nella tradizione artigianale della Valle Camonica il punto di origine per un’esperienza estetica veritiera. È quel tipo di esperienza che già gli artisti della Bauhaus ricercavano quando nel lontano 1919 Walter Gropius, volendo portare l’arte a dialogare con l’estetica artigianale, aveva sottolineato nel manifesto inaugurale del Bauhaus:”Architetti, scultori, pittori, dobbiamo tornare all’artigianato!».

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