25 aprile 2021

L’arte è probiotica: i progetti di NABA per Yakult Italia

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Con “Bacteriaart from invisible to visible”, l'azienda giapponese Yakult ha lanciato una sfida progettuale agli studenti del Triennio in Pittura e Arti Visive di NABA: rendere visibile l’invisibile

Bacterial Identities, di Sofia Gasparoli

Con “Bacteriaart from invisible to visible”, la storica azienda giapponese Yakult Italia ha lanciato una sfida progettuale agli studenti del Triennio in Pittura e Arti Visive del Biennio Specialistico in Arti Visive e Studi Curatoriali di NABA: rendere visibile l’invisibile.

Come insegna la letteratura, non solo l’essenziale è invisibile agli occhi, ma è invisibile anche ciò che aiuta a mantenere corpo e mente in buona salute: i microorganismi. Con “Bacteriaart from invisible to visible”, la storica azienda giapponese Yakult Italia ha lanciato una sfida progettuale agli studenti del Triennio in Pittura e Ari Visive del Biennio Specialistico in Arti Visive e Studi Curatoriali di NABA: rendere visibile l’invisibile.

Gli studenti sono stati invitati ad elaborare delle proposte progettuali ragionando su equilibrio ed invisibilità.

“Bacteriaart from invisible to visible”, installation view

“Bacteriaart from invisible to visible” è nato dal desiderio di Yakult Italia di identificare nuovi ed alternativi linguaggi per avvicinare la microbiologia al grande pubblico e far scoprire il fascino di questo micro-mondo. Tale finalità è cuore della filosofia dell’azienda da oltre 85 anni.

Come spiega Marco Scotini, «Dopo aver visto i progetti, mi è venuto spontaneo dire che l’arte dev’essere probiotica. Se ben ci pensiamo, lo è sempre stata». Come i prodotti Yakult prevengono l’insorgere di malattie e di dolori fisici, così l’arte, oltre aver il potere di dare visibilità alle Cose, può aver un ruolo proattivo. «L’arte oggi deve reincantare il mondo», aggiunge il curatore e capo dipartimento Naba.

“FO6.3” di Francesco Scalas, Giacomo Segantin e Olivier Russo

Il progetto vincitore 

A conquistare la giuria è stata l’opera di Fracnesco Scalas, Giacomo Segantin e Oliver Russo, studenti del Biennio, “F06.3”, un’installazione composta da una serie di elementi eterogenei che convivono attraverso un sistema di equilibrio e interdipendenza. 

“F06.3” è una bilancia i cui aghi oscillano tra stabilità e instabilità. L’opera è composta da elementi organici vivi, rappresentati dal cavolo rosso, ed elementi tecnologici, rappresentati dal proiettore, dagli altoparlanti e da uno schermo video. Su quest’ultimo, sono generate immagini della flora intestinale, che passa da stati di esbiosi a stati di disbiosi, alla ricerca di un’armonia. Tale viaggio è rimarcato dalla componente audio, realizzata attraverso il sito dell’artista Olivia Jack, la quale ha progettato un’open source mediante cui leggere le immagini. I suoni sono più melodici quando la flora intestinale trova il suo equilibrio e più graffianti-noiose quando è in disequilibrio. 

Come spiega Scalas, la scelta dell’ortaggio è legata al fatto che ricorda visivamente la forma dell’intestino. Qui, si innesca il rimando alla credenza popolare secondo la quale “se mangi un cibo che ha le sembianze di un dato organo, questo è in grado di agire positivamente sull’organo stesso”.

“F06.3” unisce scienza e sapere popolare con l’obiettivo di rendere accessibile il sapere scientifico, dando a questo un valore “più” umano. Rappresenta il sunto perfetto del messaggio di Yakult. 

“Natura Humano s.d. / Humanum Homini s.d.” di Jessie Yu

Premio Nuove Visioni 

Il premio “Nuove Visioni” è stato vinto da Jessie Yu con “Natura Humano s.d. / Humanum Homini s.d.”. 

L’opera si compone di due Atlas fotografici. Il primo, “Atlas Natura Humano s.d” raccoglie fotografie che ritraggono cartoline rappresentanti elementi naturali quali fiori, sabbia e frutti, sulle quali sono state cresciute colonie di batteri utilizzando diverse piastre di Petri. 

Per realizzare questa prima parte, Yu ha chiesto ad alcune persone di inviar lei del materiale. L’obiettivo è stato quello di creare socialità, nonostante le condizioni di solitudine dettate dalla pandemia. Non a caso, “Atlas Natura Humano s.d” è a colori. 

Il secondo, invece, “Humanum Homini s.d.” rappresenta un viaggio interiore che mostra il dialogo tra l’umano e la natura. Le cartoline del primo Atlas vengono proiettate sul corpo dell’artista.

Questa raccolta, in bianco e nero, è una critica aperta all’antroponcentrismo. Yu desidera instillare il dubbio in chi osserva e far riflettere quanto sia importante la componente naturale all’interno della nostra quotidianità. 

Premio Dottor Shirota 

Ad aggiudicarsi il Premio Dottor Shirta è “Bacterial Identities” di Sofia Gasparoli. La scultura è nata dall’idea di unicità nella combinazione dei batteri, i quali definiscono i singoli individui in qualità di esseri umani. Gasparoli si è ispirata al concetto scientifico di “nuvola microbiotica personale”, scoperto da un gruppo di ricercatori dell’Università dell’Oregon nel 2015. Secondo tale ricerca, gli esseri umani differiscono nella loro nuvola microbiotica personale, una sorta di impronta digitale biologica, di cui ognuno di noi dispone. Grazie a questa, evidenziamo la nostra individualità e siamo in grado di distinguerci.

Infine, nella shortlist troviamo le opere: “Bacterial Communication” di Alessandra Di Rito, “Equilibrium” di Maria Nicole Gianfrate, “Petrigrafia” di  Francesca Dalpi, Elena Marcon, Matilde Villa e Marika Vitrani, “Symphonia Serratiae” di Axel Gradito, Emma Damiani e Francesca Lapri e “Terrarium N. 12” di Nicolò Soligo.

“Equilibrium” di Maria Nicole Gianfrate

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