15 ottobre 2025

L’Irlanda è il primo Paese a introdurre il reddito di base per gli artisti

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Dopo un triennio di sperimentazione, il governo irlandese istituzionalizza il programma di sostegno economico per i lavoratori dell'arte, che diventerà permanente dal 2026: un modello che unisce welfare e politica culturale

A partire dal 2026, l’Irlanda renderà permanente il proprio programma di “Basic income for artists”, una misura di reddito di base specifica per gli artisti, sperimentata negli ultimi anni per sostenere il lavoro culturale e creativo. L’annuncio arriva a seguito di un triennio di sperimentazione iniziato nel 2022 e prorogato fino a febbraio 2025.

Il programma, come riferito dall’emittente nazionale RTÉ, prevede un contributo settimanale di circa 325 euro, quindi 1300 euro al mese, destinato a 2mila artisti selezionati. Le nuove candidature si apriranno a settembre 2026, anche se i criteri di ammissibilità non sono ancora stati resi noti. Il governo ha inoltre lasciato intendere che, in futuro, il numero di beneficiari potrà aumentare in base ai fondi disponibili.

La misura era stata originariamente introdotta nel 2022 come risposta agli effetti della pandemia sul comparto culturale, che aveva colpito duramente musicisti, performer, artisti visivi e operatori culturali a causa della cancellazione di eventi e spettacoli dal vivo. Durante la fase pilota, le domande erano aperte a professionisti attivi nei settori delle arti visive, teatro, letteratura, musica, danza, opera, cinema, circo e architettura. Gli artisti dovevano fornire prove documentali della propria attività professionale, come redditi da vendita di opere, iscrizioni ad associazioni di categoria o recensioni di propri progetti.

Secondo i dati pubblicati nel 2022, in Irlanda più di 9mila artisti avevano presentato domanda per ottenere il reddito di base: 8200 persone furono giudicate idonee e 2mila selezionate casualmente per ricevere il contributo economico. Un gruppo di controllo composto da mille artisti, pur non beneficiando dei fondi, fu incluso nel monitoraggio per valutarne gli effetti comparativi.

Un rapporto indipendente elaborato dal centro studi britannico Alma Economics ha stimato che il progetto pilota, costato circa 72 milioni di euro, abbia generato benefici complessivi per l’economia nazionale pari a 80 milioni. Tra gli effetti misurati: un incremento medio di 500 euro al mese nei redditi derivanti dall’attività artistica, una diminuzione di circa 280 euro mensili da lavori non artistici e una riduzione di 100 euro nella dipendenza da altri sussidi sociali. Infatti, più che come forma di assistenzialismo, la misura può essere letta come uno strumento di ottimizzazione del lavoro creativo: molti professionisti dell’arte, pur pienamente riconosciuti per formazione e competenze, sono spesso costretti a svolgere altre occupazioni per sostenere economicamente la propria ricerca artistica.

«Il ritorno economico di questo investimento negli artisti e nei lavoratori delle arti creative irlandesi sta avendo un impatto positivo immediato sul settore e sull’economia in generale», ha dichiarato Patrick O’Donovan, ministro della Cultura, delle Comunicazioni e dello Sport, commentando i risultati del rapporto.

Il documento evidenzia inoltre che, qualora il programma venisse ampliato, gli artisti potrebbero produrre il 22% di opere in più, con una conseguente riduzione del costo medio delle opere per il pubblico compresa tra il 9% e il 25%.

Un sondaggio pubblico diffuso dal governo nell’ottobre scorso mostra un ampio consenso verso l’iniziativa: il 97% dei 17mila partecipanti ha espresso parere favorevole al mantenimento del programma. Tuttavia, le opinioni divergono sui criteri di selezione: il 47% ritiene che i fondi debbano essere assegnati in base al bisogno economico, il 37,5% per merito artistico e solo il 14% preferisce una selezione casuale.

Il Basic Income for the Arts – BIA rientra in un quadro più ampio, riferibile alle politiche di Universal Basic Income – UBI, forme di reddito universale erogato dallo Stato a tutti i cittadini, indipendentemente dal loro reddito o occupazione, in modo regolare e senza condizioni. Questi programmi, pur ancora poco diffusi, stanno guadagnando visibilità nel dibattito politico internazionale come risposta alle trasformazioni del lavoro dovute, tra l’altro, all’automazione e all’intelligenza artificiale.

«Come dimostra il progetto pilota, il reddito di base funziona e le persone hanno bisogno di un reddito di cittadinanza ora per affrontare e gestire le numerose crisi sociali, economiche ed ecologiche del nostro mondo. La Rete continuerà a contribuire a diffondere il reddito di base nelle comunità e a dimostrare come si tratti di una politica sostenibile», hanno commentato dal network internazionale UBI Lab, che promuove il reddito universale.

Con l’introduzione definitiva del Basic Income for the Arts, l’Irlanda diventa così il primo Paese europeo a trasformare in politica stabile un esperimento di reddito di base destinato esclusivamente agli artisti, inaugurando un modello di welfare culturale che potrebbe rappresentare un passo decisivo per il pieno riconoscimento del lavoro creativo.

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