26 ottobre 2021

Nuovi modelli di gallerie: il caso della Nomadic Art Gallery

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Dalla Nuova Zelanda al Belgio, il lungo viaggio della Nomadic Art Gallery, progetto curatoriale itinerante dedicato alle scene artistiche sottorappresentate, in un mondo in rapido cambiamento

Fondata nel 2020 da Arthur Buerms e dalla partner di lunga data Eugenie, The Nomadic Art Gallery è sia una galleria d’arte contemporanea che un progetto itinerante di ricerca. Attualmente con sede a Lovanio, in Belgio, la Nomadic Art Gallery si basa sul modello ciclico intrinseco nel concetto di nomadismo e si sviluppa attraverso due fasi: la prima è un’immersione all’interno di una scena artistica sottorappresentata, durante la quale i due ideatori conducono ricerche sul campo, spostandosi su un camper personalizzato e proponendo al contempo vari progetti di arte pubblica. La seconda fase, al contrario, è ambientata nello spazio fisico della galleria, conservando comunque una natura transitoria e mettendo in dialogo gli artisti così scoperti con la scena artistica contemporanea europea, attraverso un programma di mostre sia fisiche che online.

Al momento della fondazione della Nomadic Art Gallery, i due ideatori, desiderosi di approfondire temi legati ai confini dell’arte, hanno progettato la galleria secondo il principio che l’arte si dovesse evolvere insieme al suo contesto e a seconda di chi la percepisse. Mentre rivolgevano la loro attenzione verso la scena artistica neozelandese meno rappresentata, incontrarono fortuitamente Kent Gardner, collezionista d’arte di Auckland. Fiduciario della rinomata Arts Foundation te Tumu Toi di Aotearoa, intento a sostenere e alimentare la scena artistica locale, divenne presto un appassionato sostenitore del progetto, in particolare affidando loro il compito di creare per lui una collezione di arte neozelandese su una scena artistica poco conosciuta nel panorama internazionale.

Così, quella che era iniziata come una ricerca itinerante si è rapidamente trasformata in una galleria d’arte mobile, in cui il duo ha vissuto ed esposto per un anno. Il progetto curatoriale stesso, basato sul suo ciclo di vita temporaneo, si è svolto in 16 mostre in sette luoghi, percorrendo nel corso di un anno 36mila chilometri attraverso la Nuova Zelanda, coinvolgendo oltre 200 artisti, 106 dei quali hanno partecipato alla trasformazione del camper in una vera e propria opera, in costante interazione con il loro pubblico in espansione. Alla fine, con un anno di scoperte alle spalle, Arthur e Gie hanno deciso di dare una seconda vita a The Nomadic Art Gallery avvicinandola al pubblico europeo.

La seconda parte del progetto si sta concretizzando in una posizione fisicamente stabile, dove il duo ha presentato un’agenda curatoriale volta a introdurre e promuovere la scena artistica neozelandese in un pubblico europeo più ampio. Le mostre in loco, che si svolgono nel primo spazio della Nomadic Art Gallery a Lovanio, in Belgio, avviano un dialogo tra gli artisti neozelandesi e le loro controparti europee. In parallelo, la piattaforma online, ospitata sul sito web di The Nomadic Art Gallery, espande la natura onnicomprensiva del mondo digitale, concentrandosi esclusivamente sulla scena artistica neozelandese e sulla sua capacità di raggiungere un pubblico internazionale più ampio.

“Hop Hip” sarà visitabile fino al 19 novembre, dando inizio a una serie di mostre off e online dedicate al primo focus della galleria sulla scena artistica neozelandese ambientato in dialogo con artisti europei. La collettiva di artisti esposti in mostra è composta da personalità della scena neozelandese sia emergenti che affermate, come Philip Trusttum, Ahsin Ahsin, Marcus Hipa e Kim Pieters, in dialogo con lo scultore belga Dany Tulkens. Sarà invece presentata sul sito web di The Nomadic Art Gallery, fino al 5 dicembre 2021, la mostra “Something Possible”, che fungerà da indagine completa sul lavoro dell’artista multimediale neozelandese Kim Pieters negli ultimi quattro decenni.

The Nomadic Art Gallery, oggi, funge da ponte tra i continenti: una piattaforma, fisica e virtuale, per gli artisti neozelandesi al fine di condividere ampiamente i discorsi poco conosciuti che alimentano la loro creazione. Al confine tra pubblico e privato, progetto artistico e allo stesso tempo spazio-galleria, collega un mondo dell’arte troppo spesso disconnesso con il suo mercato. Attraverso il suo approccio audacemente indipendente e non tradizionale, The Nomadic Art Gallery espone il potenziale per far emergere nuovi modelli di galleria che riflettano, ognuno nella sua unicità, la natura intrinsecamente flessibile, dinamica e diversificata dell’arte, nonché la sua capacità di manifestarsi all’infinito in vari formati e spazi, nei confronti di pubblici eterogenei.

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