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“To see life, to see the world”: Milano accoglie LIFE, il nuovo festival di ZONA K
Progetti e iniziative
di redazione
Ispirato alla storica rivista americana, LIFE, il nuovo festival di ZONA K, percorre le molte strade della narrazione della realtà in un intreccio di teatro, arte e media. È stato pensato come un festival-laboratorio di idee con spettacoli, performance, film, installazioni, talk che si muovono sul confine tra realtà e finzione, sul gioco che regola la relazione tra verità e menzogna, sul potere della propaganda: artisti/e e giornalisti/e sono chiamati/e a condividere sguardi, visioni e parole per raccontare la complessità del presente.
La giornata inaugurale del 7 maggio, ospitata negli spazi della Fabbrica del Vapore, ne esprime da subito la vocazione: Dries Verhoeven presenta Everything Must Go, installazione performativa immersiva che riproduce una corsia di supermercato e riflette, tra ironia e critica, sulle contraddizioni morali del consumismo contemporaneo. Poco dopo, i fotoreporter di Prospekt, Pietro Masturzo e Samuele Pellecchia, aprono una finestra sulla Palestina contemporanea con Cronache di un’apartheid, breve racconto fotografico di soprusi e resistenza. Chiude la serata Who’s Afraid of Representation?, la toccante performance di Rabih Mroué e Lina Majdalanie che mette in dialogo la body art e la violenza nei contesti di crisi, ponendo domande scomode sulla rappresentazione e sul potere delle immagini.

Temi che verranno approfonditi da Mroué il giorno successivo nella conferenza non accademica Sand in the Eyes Mroué nella quale verrà indagata la manipolazione della percezione della violenza tanto nei video di propaganda dell’Isis quanto nelle comunicazioni ufficiali.
Per l’intera durata del festival LIFE, con il patrocinio del Comune di Milano, darà forma a una vera e propria costellazione di spazi e collaborazioni cittadine, proponendo un teatro che osserva e interpreta il presente, attinge da dati reali e li restituisce in modo vivido sulla scena, unendo performance, arte visiva, cinema, giornalismo, scienza e ricerca. Il rapporto con la realtà diventa oggetto e strumento di un’indagine che rimescola le narrazioni e i linguaggi, ridiscute il concetto di autore e interprete, riformula i criteri di fruizione e di appropriazione degli spazi, apre connessioni esplicite con la sociologia, l’urbanistica, la statistica, la storia, l’economia e la tecnologia. Ogni evento, ogni forma, ogni artista contribuirà a un mosaico di sguardi e linguaggi dove la realtà non si mostra mai come dato, ma come materia viva da interrogare sull’ambiguo confine tra realtà e finzione, sulle interpretazioni e sul gioco che regolano la relazione tra verità e menzogna, sullo smascheramento di uno spudorato uso dei media, sul potere della narrazione.















