15 maggio 2020

Tra origami e robot: il progetto del laboratorio GTT per Saaci Gallery

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C'erano un robot domestico, uno smartphone e un origami: il laboratorio GTT - Giusto il tempo di un té ci racconta di Da Sabato a Sabato, progetto per Saaci Gallery

Da Sabato a Sabato è il progetto presentato dal laboratorio artistico GTT – Giusto il tempo di un tè, in collaborazione con la Saaci Gallery di Sabato Angiero, che si sta svolgendo online e, in parte, offline, dal 9 fino al 16 maggio. Si tratta di un progetto che prova a rimettere in discussione i rapporti reale-virtuale, pieno-vuoto, presenza-assenza, causa-effetto, a partire da una serie di dirette streaming di uno spazio attraversato da un robot domestico. La diretta streaming di oggi si terrà dalle 18 alle 19, dalla pagina Facebook e dal sito di GTT.  Abbiamo raggiunto alcuni membri del laboratorio nato nel gennaio del 2015 per saperne di più.

Un robot domestico si aggira in una galleria deserta diffondendo, con l’ausilio di uno smartphone, le immagini di uno spazio espositivo assente. Come è nata la collaborazione con la Saaci Gallery di Saviano?

«Tutto il progetto si basa sulla sincronicità di alcuni avvenimenti. Hai presente la sensazione quando diciamo “Che coincidenza!”? Qualcosa di molto simile. In questi giorni di lockdown e quarantena abbiamo notato tantissime coincidenze o forse ci abbiamo solo dato più peso, chissà. Alcune settimane fa, ricevemmo una telefonata di Sabato Angiero, il titolare della Saaci Gallery, che già precedentemente era in contatto con alcuni membri di GTT. Ci parlò della sua urgenza, come gallerista, di immaginare nuove possibilità espressive per il suo spazio e noi, negli stessi giorni, dopo un lungo periodo in cui avevamo portato avanti altri progetti perlopiù per conto proprio, ci eravamo riuniti proprio per ragionare sulle potenzialità di un nuovo linguaggio, sviluppatosi durante l’isolamento forzato. Abbiamo messo insieme le cose – tra cui il video virale di un gatto su un aspirapolvere, gli esagrammi del libro dei mutamenti dell’i ching, alcune letture di Calvino, la tecnica dell’origami, la sensazione della vacanza, cioè dell’essere sgombri, vuoti – ed è nato Da Sabato a Sabato».

Publiée par Giusto il tempo di un tè sur Dimanche 10 mai 2020

Non solo una riflessione su presenza/assenza ma anche differenti gradi di interazione a partire da una call che ha cominciato a girare sui vostri social con l’invito ad a farvi inviare degli short video “senza intenzione” che hanno avuto un ottimo feedback…

«Richiedere la partecipazione delle persone a questo progetto, prosegue il discorso sull’assenza. I video di pochi secondi che sono stati prodotti si basano sulla nostra richiesta di annullamento dell’intenzionalità, come se potessimo assumere lo sguardo di un robot oppure porre l’assenza dietro la camera di uno smartphone, un oggetto tanto familiare e quotidiano quanto riferito all’espressione della soggettività. Questa parte del progetto si svolge quotidianamente, praticata da tutti noi e senza soluzione, perché rappresentare l’assenza, più che una sfida, è una ricerca, una modalità del pensiero».

A contraltare con l’interazione digitale c’è un supporto realizzato con la tecnica dell’origami che “connette” lo smartphone al robot. Un elemento poetico analogico che è possibile scaricare, stampare e realizzare comodamente seguendo tutorial, leggendo interventi scritti e ascoltando podcast. Molti livelli diversi di stratificazione, questi, che rispecchiano l’evoluzione di un giovane collettivo in continua espansione rispetto all’inizio della propria storia cominciata in pochissimi con un intervento durante la mostra “Rewind. Arte a Napoli 1980-1990”, nel 2015. Cosa è cambiato da allora nella vostra ricerca che guarda sempre a una pratica basata sulla partecipazione?

«Da quel 2015 sono cambiate molte cose e, con il tempo, abbiamo precisato la nostra ricerca. Siamo passati da collettivo a laboratorio, quindi a metodo e, attualmente, ad attitudine. Questo continuo mutamento è fisiologico per la conformazione che GTT ha scelto di avere e ci consente di variare strutture e linguaggi. Tra i diversi contenuti prodotti, tra i quali racconti, tracce sonore, video e immagini, l’origami rappresenta una sorta di punto di incontro, non solo tra i due dispositivi – perché concretamente funziona da supporto per lo smartphone sul robot domestico – ma anche tra le persone che, attraverso la pratica di un gesto minimo come la piegatura di un foglio, possono condividere un’esperienza poetica».

Una curiosità: tra i tanti video arrivati per la call potete raccontarci, se mai ne fossero arrivati, uno o più video “incondivisibili”?

«Non ci sono arrivati video “osceni” e siamo stati felici di poterli pubblicare tutti, ognuno prezioso a suo modo, visto che non c’è una soluzione più o meno giusto di intendere l’assenza. Tra i vari, ci ha fatto molto piacere ricevere quello di Rosalia Cecere, che ritrae Enrico Ghezzi con la sua redazione EcceDance in una brocca d’acqua mezza piena o mezza vuota».

Per il progetto alla Saaci Gallery, GTT si è avvalso del contributo di Sabato Angiero, Illen Aria, Gianmarco Biele, Corrado Ciervo, Luciana Berti, Erika De Gennaro, Marco Donisi, Flaviano Esposito, Nina Jonsson Qi, Federica Morra, Pamela Orrico, Carmine Ranaldo, Domenico Sgambati, Ninì Sgambati, Mario Francesco Simeone.

Macrorigami, giorno 5. Foto di Alessandro Armento

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