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United Artists for Climate: la mobilitazione degli artisti per la COP30
Progetti e iniziative
di redazione
Mentre a Belém, in Brasile, sta per aprire la COP30, la Conferenza delle Parti delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico, un gruppo di artisti impegnati su questioni ambientali, da Olafur Eliasson a Ernesto Neto, da Cristina Iglesias a Julian Charrière, si unisce in una mobilitazione transnazionale. United Artists for Climate è la nuova iniziativa promossa dall’associazione francese Art of Change 21 e dalla piattaforma brasiliana Labverde, per portare le voci dell’arte nel cuore del dibattito climatico globale.
Dal 10 al 21 novembre 2025, durante i giorni della conferenza – la prima nella storia a svolgersi in Amazzonia e a dieci anni esatti dall’Accordo di Parigi – United Artists for Climate si articolerà su due livelli: una campagna digitale globale, diffusa sui social network, e una serie di interventi artistici e performativi a Belém, dove otto artisti brasiliani e indigeni realizzeranno azioni pubbliche e installazioni dedicate al rapporto tra ambiente, cultura e giustizia climatica.
Nata dalla collaborazione tra Alice Audouin, fondatrice e presidente di Art of Change 21, e Lilian Fraiji, curatrice e direttrice di Labverde, l’iniziativa sancisce l’inserimento dell’arte e della cultura nell’agenda della COP30, come forza di transizione e adattamento, in un tempo in cui la soglia dei +1,5°C è già stata superata. Fondata nel 2014 e sostenuta da Olafur Eliasson, Art of Change 21 ha all’attivo oltre 120 progetti in più di 20 paesi, promuovendo un approccio interdisciplinare tra arte e ambiente. Labverde, nata nel 2013 nel cuore della foresta amazzonica, lavora invece all’intersezione tra arte, scienza e saperi indigeni, attraverso residenze, workshop e progetti di ricerca come Fungi Cosmology e Speculative Ecologies.
«Con United Artists for Climate mobilitiamo per la prima volta la comunità artistica mondiale su scala mai vista. La cultura e l’arte possono parlare al cuore e alla mente, generando consapevolezza e spingendo all’azione», ha dichiarato Audouin. «Dall’Amazzonia, Labverde è orgogliosa di unirsi ad Art of Change 21 in questa alleanza internazionale: insieme vogliamo seminare nuovi immaginari e far crescere una coscienza socio-ambientale condivisa», ha sottolineato Fraiji.
Tra gli artisti coinvolti, anche Lucy Orta, Haroon Mirza, Janet Laurence, Claudia Comte, Marcus Coates, Nicolas Floc’h, Renata Padovan, Robert Zhao Renhui, Néle Azevedo, Moffat Takadiwa, Timur Si-Qin e molti altri. Le loro opere, video e testimonianze saranno condivise sui social attraverso la campagna digitale con l’hashtag #unitedartistsforclimate e il profilo Instagram @unitedartistsforclimate, creando un mosaico di linguaggi e prospettive da tutto il mondo.
A Belém, invece, artisti come Christian Braga e il collettivo Margem do Rio attiveranno performance e interventi nel contesto della Blue Zone della COP30, in dialogo con rappresentanti della Climate Heritage Network e con gli incontri del Culture Day del 12 novembre, che segnerà ufficialmente l’ingresso della cultura nelle strategie globali per il clima.
Non è la prima volta che il mondo dell’arte si compatta per affrontare la crisi climatica. Nel 2020, durante la pandemia, alcune delle più importanti gallerie internazionali — tra cui Lisson Gallery, Sadie Coles HQ, Thomas Dane Gallery, Kate MacGarry, Frieze e Artlogic — fondarono la GCC – Gallery Climate Coalition, un’organizzazione no profit nata per ridurre del 50% le emissioni di carbonio del settore entro dieci anni e promuovere pratiche sostenibili. La GCC ha sviluppato vari strumenti, come un calcolatore di emissioni di CO₂ dedicato al mondo dell’arte e un archivio di risorse su viaggi, spedizioni, edifici e packaging, contribuendo a definire una nuova etica ambientale per gallerie, fiere e istituzioni.
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