30 luglio 2021

Anne Imhof: l’arte tedesca vince a Parigi per la seconda volta

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Vincitrice del Leone d’Oro alla Biennale di Venezia, al Palais de Tokyo Anne Imhof supera la sua performance del 2017 al padiglione tedesco

Eliza Douglas in rehearsals for Anne Imhof, Natures Mortes, 2021. Photography: Nadine Fraczkowski Courtesy of the artist and Palais de Tokyo, Paris

Il Musée d’Art Moderne di Parigi nel 2019 aveva aperto con una mostra del tedesco Hans Hartung. Nel 2021 il Palais de Tokyo, che gli si trova davanti, apre con una carte blanche ad Anne Imhof. I due artisti condividono non solo la nazionalità, ma anche l’ampiezza di due mostre, la prima con pitture dal gran formato la seconda con tipologie diverse di supporti. L’artista tedesca ha vinto nel 2017 il Leone d’Oro alla Biennale di Venezia. Dopo questo riconoscimento importante è stata invitata per 18 mesi in residenza a Parigi per una mostra al Palais de Tokyo, Natures mortes, un’altra perla che si aggiunge alla sua carriera di giovane artista nella scena europea. Il piano terra della mostra riassume in modo emblematico la mostra di Anne Imhof: in uno spazio totalemente svuotato una serie di pannelli di vetro si susseguono per formare un corridoio ottico.

Anne Imhof, Natures Mortes, Palais de Tokyo

Il Palais de Tokyo è stato liberato dall’artista per diventare una vera e propria gabbia di cemento armato, leggera e permeabile alla luce, necessaria per far brillare ancora di più il tunnel di vetro di Anne Imhof. La rivelazione dell’ossatura in cemento armato del Palais de Tokyo risponde a mio avviso alla necessità di sottolineare il carattere “urbano” e underground della complessa installazione della tedesca classe 1987. All’inizio del percorso l’artista riveste i pilastri con cuscini da boxe neri come se entrassimo in una lotta artistica contemporanea. Dopo poco una curva alta di pannelli fissati a terra cattura la nostra attenzione e ci invita a entrare per scoprire la fine. Gli stessi pannelli, con una serie di scritte a bombola, si trovano al piano inferiore, disposti al contrario come un dedalo di stanze labirintiche, ognuna delle quali presenta fotografie di Cy Twombly o un palco per spettacoli rock. Al piano terra, camminando dentro il tunnel si ha l’impressione di viaggiare a un’altra velocità, la stessa del cane che corre in una proiezione di fianco realizzata da Elaine Sturtevant. Il cane corre in direzione opposta rispetto al visitatore dentro il tunnel, una scelta che aumenta ancora di più il suo spaesamento.
Alzando la testa si scopre il tetto spiovente di vetro, molto spesso celato durante le altre mostre temporanee: Anne Imhof ci fa scoprire un altro Palais de Tokyo con una carte blanche che firma in maniera forte il luogo che la ospita. E’ impossibile non fare un’associazione tra il muro di Berlino e la sua installazione, soprattutto perchè si tratta di muri di vetro recuperati a Torino da un edificio che doveva essere demolito. Usciti dal tunnel, dopo qualche scalino si sale prima di scendere nella rampa che porta al piano interrato. In una sala scura binari neri al soffitto sostengono imponenti casse in movimento. Ebbene, il suono si muove e lo stesso visitatore è ipnotizzato e si sposta incuriosito per cercare di capire la logica dietro il movimento circolare delle casse nella lunghezza della stanza.

Anne Imhof, Natures Mortes, Palais de Tokyo

Il tunnel di vetro si chiama Untitled (Natures Mortes): il secondo titolo si legge sul manifesto della mostra. La bella ragazza rappresentata con degli occhiali da vista che potremmo scambiare per Anne Imhof è la sua musa Eliza Douglas, la cui presenza è sottolineata anche nella musica proposta nel piano sotterraneo. Nel piano inferiore una parte del percorso è accompagnato da un testo di sala intitolato  Scène (Scena). Si tratta di una scena aperta e svuotata a metà del percorso espositivo, dove i visitatori possono diventare spettatori di azioni che hanno luogo sulle scale o attorno a loro o sul palco dedicato a performance : Anne Imhof ha chiamato in causa corpi, architettura, pittura e musica. Sebbene gli attori non ci siano, Anne Imhof dà l’impressione di «presenze umane» nel dedalo di stanze che potrebbero comparire da un momento all’altro. È di Eliza anche il grido che si sente ogni 10 minuti: è una modella di Balenciaga, ma anche musicista e pittrice, il cui corpo è catturato nel video diffuso nella mostra dal titolo Deathwish del 2021.

È Eliza che, a petto nudo, si muove in cerchio davanti a dei fiori gialli. L’artista non è la sola ad esporsi al Palais de Tokyo : ad accompagnarla c’è anche un insieme di carrozzeria di varie macchine di Mohamed Bourouissa The Ride del 2017. Queste, assemblate con delle redini di cavallo, sono a tutti gli effetti un “animale moderno”. In totale 30 artisti sono stati invitati alla mostra “Natures Mortes” : tra queste figura anche Giovanni Battista Piranesi. Sempre al piano – 1 c’è una bella sezione di disegni e litografie antiche che accentuano il lato oscuro di sotterranei fantastici, ma anche parti anatomiche di Eugène Delacroix. Un pathos estremizzato anche dal sistema di illuminazione, ridotto a un cerchio puntuale sulle opere. Anne Imhof ci invita a una pausa tra il vivente e il non vivente, tra l’oscurità e la luce. Nel lavoro di scarnificazione del Palais de Tokyo le grandi vetrate dei due livelli sono liberate da ogni superfetazione. Il riflesso di queste su una lamiera nera graffiata da Anne Imhof è molto poetico.

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