18 marzo 2013

Attualità/Speciale MAXXI/1 Il direttore che vorrei

 
In attesa che l'agenzia milanese Odgers Berndtson concluda i suoi colloqui, e sperando che Giovanna Melandri non riceva altre risposte negative, oltre quelle di Carolyn Christov Bakargiev, Massimilano Gioni e Vicente Todoli, abbiamo chiesto ad alcuni esponenti del mondo dell'arte italiano di dirci quali caratteristiche dovrà avere, secondo loro, il futuro direttore del MAXXI. Ecco i loro suggerimenti [A.P.]

di

Dalla prima riunione del nuovo Consiglio di Amministrazione, era uscito fuori che a primavera il MAXXI avrebbe avuto un nuovo direttore. Siamo a marzo e la ricerca non è ancora finita. Nulla di strano: non è un affare semplice. Si tratta di individuare un manager che, a questo profilo, sommi anche quello di un grande curatore. Una testa pensante, sicuramente, e anche molto fattiva. Capace di dare al museo quella autorevolezza internazionale di cui finora non ha goduto appieno. Una figura complessa, insomma, che dovrà districarsi tra i quattro o cinque nuovi (anche questi annunciati, e non più sette come sembrava all’inizio) dipartimenti, la burocrazia, l’ingerenza politica che non ha mai graziato il museo, un brillante progetto di rilancio e i fondi la cui consistenza ancora non è chiara. Quasi un deus ex machina. Ma siccome gli déi non sono di questo mondo e neanche viviamo nel migliore dei mondi possibili, abbiamo fatto ritorno sulla Terra, chiedendo a dodici esponenti del sistema dell’arte italiano quale, secondo loro, è il profilo più pertinente che dovrebbe avere questo super direttore. E, se ritengono, che finalmente il MAXXI sia sulla strada giusta. Ecco i pareri dei primi quattro nostri interlocutori.
Le domande
1) Il MAXXI sta attraversando un momento delicato che speriamo apra al suo rilancio. Una delle questioni più complesse è la nomina di un direttore cui faranno capo tutti i dipartimenti del museo e i relativi direttori. Che profilo dovrebbe avere questa figura? Quali competenze in particolare?

2) Oltre alla nomina del nuovo direttore, il MAXXI sta cambiando nella sua articolazione interna con (probabili) quattro o cinque dipartimenti sul modello dei principali musei internazionali. Pensa che questo sia sufficiente per rilanciare il museo, oppure il MAXXI dovrebbe orientarsi più sulla ricerca ed, essendo in Italia, dovrebbe mettere al primo posto la promozione degli artisti italiani, da tempo penalizzati anche a causa del ritardo delle nostre istituzioni museali?

3) È ottimista o pensa che in Italia, date le scarse risorse allocate per i musei, in particolare per quelli di arte contemporanea, sia difficile, o addirittura impossibile, avere un museo che possa confrontarsi almeno con le realtà europee più consolidate?

Letizia Ragaglia, direttrice di Museion, Bolzano
1) Sinceramente credo che sia importante non cercare un deus ex-machina che con una bacchetta magica prometta miracoli. Credo che la persona in questione debba sapersi muovere sia nel mondo dell’arte che dell’architettura contemporanea, ma che debba possedere soprattutto delle ottime relazioni in questi ambiti, sia a livello nazionale che internazionale, ed essere dotata di una buona dose di concretezza. Se – come evinco dalla domanda – al MAXXI rimangono i relativi direttori dei dipartimenti la figura del direttore o della direttrice deve avere ottime capacità di gestire un team e mettere in pratica attraverso quest’ultimo il frutto delle proprie conoscenze e del proprio lavoro di rete. 
2) Sono convinta che al MAXXI si debba seguire un doppio binario: la promozione degli artisti italiani è importantissima, ma non bisogna neanche ghettizzarli e pertanto la ricerca interna deve essere rivolta anche alla scena internazionale e correre di pari passo con quella sul fronte italiano. Un museo del calibro del MAXXI deve potersi concedere una certa poliedricità, la quale, se perseguita con criterio, non risulta penalizzante nei confronti degli artisti italiani, che saranno naturalmente coinvolti.
3) Voglio essere ottimista, basandomi sul fatto che in Italia abbiamo delle eccellenti risorse nell’ambito dell’arte contemporanea: artisti che non hanno nulla da invidiare ad altri della scena internazionale, galleristi estremamente professionali, ottimi giovani curatori, riviste di settore di alto livello, associazioni non profit molto impegnate e interessanti, un collezionismo attento e diffuso. Potendo contare su queste risorse, per un museo risulta quindi più semplice potersi profilare: molti musei lavorano con mezzi estremamente limitati e ciononostante riescono a farsi valere a livello internazionale, ma certamente c’è un limite a tutto. Spero anche che prima o poi arrivi un governo per il quale risulti quasi naturale considerare l’arte e la cultura contemporanea un’importante risorsa di confronto a livello europeo. 

Stefano Arienti, artista 
1) Un direttore indipendente e non troppo legato al potere politico, ma con una fermissima determinazione a continuare il lavoro di costruzione dell’istituzione. Quindi anche un buon funzionario con la capacità di delegare ai direttori di dipartimento e ai curatori.
2) Dipartimenti e ricerca non sono in contrasto con una buona crescita dell’istituzione, ma non dimenticherei la collezione, e che e faccia perno sull’Italia.
3) Ogni museo di arte contemporanea non può che confrontarsi con il contesto internazionale, ed il MAXXI è già ben avviato in questa direzione. Per questo è fondamentale che faccia tesoro del contesto locale, se ne ha uno, e l’Italia finora l’ha avuto

Massimo Minini, gallerista, Brescia
1) Il direttore del MAXXI deve parlare e scrivere con proprietà di linguaggio e pronuncia inglese e francese. In alternativa tedesco o spagnolo. Deve avere già di suo strette relazioni personali con i suoi omologhi nel mondo. Deve avere l’autorevolezza personale per trattare alla pari con i suoi pari. Deve saper sviluppare queste relazioni a favore del MAXXI. Deve avere la capacità di inserire il MAXXI in una filiera di musei mondiali sia per ospitare mostre che per produrre le proprie e distribuirle. Deve, in questo caso affiancando il Presidente, essere capace di trovare fondi per il museo. Deve stabilire contatti privilegiati con collezionisti, critici, gallerie per avere in deposito ed eventualmente comodato o lascito, opere ed archivi. Deve saper incrementare il patrimonio dell’istituzione con le sue capacità di relazione a 360 gradi.
2) Non credo alla ricerca in questo campo. La ricerca la fanno gli artisti. Quelli bravi o bravini. I fuoriclasse come Picasso non ricercano, ritrovano… Immagino cinque (o sette ?) curatori…speriamo non siano troppi. Comunque è il museo centrale italiano contemporaneo e va difeso ed alimentato. I curatori devono coordinarsi al direttore. Sarebbe importante avere una grande collezione dell’arte italiana che, aggiunta a quella della GNAM, fornisca al mondo una idea precisa dell’importanza italiana nel XX Secolo.
3) Sì, difficile ma non impossibile. Tagliare le spese superflue. Fare meno mostre, incrementare il patrimonio e la collezione. Far divenire la collezione una mostra che cambia e mostra se stessa. La ricchezza del caso italiano va tenuta alta. Abbiamo un patrimonio incredibile. Usiamolo, crediamoci. Il MAXXI lavori a stretto contatto con (alcune) collezioni, gallerie e con gli artisti. Il resto dovrebbe venire da sé.

Laura Cherubini, Vicepresidente della Fondazione DonnaRegina e curatrice indipendente
1) Anche alla luce della mia recente esperienza al MADRE, credo che il direttore dovrebbe essere scelto attraverso una logica concorsuale, che nel caso del MAXXI potrebbe anche configurarsi come un concorso a inviti, molto selezionati e rivolti a figure di grande esperienza e di rilievo internazionale. Non conosco l’organizzazione interna del MAXXI, non so ad esempio se esiste la figura di un coordinatore amministrativo, ma a mio parere, in generale, il direttore dovrebbe sempre provenire da un percorso a forte carattere curatoriale.
2) Non sappiamo ancora esattamente quali e quanti saranno questi dipartimenti. Credo comunque che si debba un sentito ringraziamento ad Anna Mattirolo e a Margherita Guccione che hanno tenuto le direzioni di MAXXI-Arte e MAXXI-Architettura nella difficile fase iniziale e più sperimentale della vita del museo. E con loro andrebbero ringraziate molte persone che hanno lavorato all’interno del museo con spirito di servizio, di sacrificio e grande dedizione. È un patrimonio che non va disperso, è una risorsa che sarà comunque anche in futuro preziosa. Non credo che il direttore di un museo d’arte contemporanea debba necessariamente deporre del tutto l’attività curatoriale all’interno dell’istituzione da lui diretta, certo deve essere disposto a nominare curatori di grande esperienza, a delegare responsabilità e a dare loro spazio. Accanto a figure di maggiore esperienza dovrebbero esserci persone più giovani, ma di sicura e vagliata qualità (cioè attraverso attento esame del curriculum, che in Italia sembra sempre essere un optional!) in veste di junior curator. A loro e ai curatori indipendenti, che a mio parere dovrebbero essere coinvolti in varie occasioni e in molteplici forme nell’attività museale, potrebbe essere affidata l’attività di ricerca. La riorganizzazione in dipartimenti credo possa essere utile, ma sicuramente da sola non sufficiente. La ricerca è fondamentale, anche se non è detto debba identificarsi, tout court, con la pur giusta attività di promozione degli artisti italiani. Tutti i musei del mondo promuovono gli artisti del proprio Paese, dovrebbe essere normale anche in Italia, anche se questa non può certo essere l’unica attività. Soprattutto a mio parere sarebbe importante un’attività di produzione del lavoro degli artisti, italiani e non. Gli italiani si aiutano soprattutto se non li si tratta solo come tali, sono talmente bravi che non hanno bisogno di essere “specie protetta” come i panda. 
3) Le risorse ormai cominciano a scarseggiare per tutti. Il vero patrimonio è un altro: le relazioni profonde con gli artisti.

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