27 aprile 2022

Gian Maria Marcaccini, Mi presti il tuo spazzolino? – Curva Pura

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Curva Pura prende nuova forma con la personale di Gian Maria Marcaccini: l’oggetto si riappropria dello spazio, esplodendo il vissuto e il quotidiano

Gian Maria Marcaccini, "Mi presti il tuo spazzolino?", Curva Pura. Photo credit Giorgio Benni, courtesy Curva Pura

Tra le pareti di Curva Pura si espande l’installazione di Gian Maria Marcaccini, l’ipotesi di un’assenza lascia totalmente spazio alla presenza dell’oggetto. Un habitat, un ambiente, un sistema di oggetti: è l’opera di Gian Maria Marcaccini, accompagnata dall’interrogativo che dà il titolo alla mostra “Mi presti il tuo spazzolino?”. Sono oggetti “testimoniali”, come li definisce la curatrice Nicoletta Provenzano: «parte di un vissuto quotidiano, riattualizzato in un rapporto di reciproca rispondenza o di dialettica opposizione sintattica». Così l’artista rimodella lo spazio di Andrea Romagnoli e Vittorio Beltrami, illuminandone anche i particolari più inosservati, dal ciano al bianco, al magenta.

L’oggetto tra corpo e spazio

In “Mi presti il tuo spazzolino?” il corpo assente dell’uomo e il corpo stante dell’oggetto convivono, il secondo prevale in una logica di silente predominio, quasi post-umana. La domanda insolita richiama l’ambito dell’intimo e del familiare ma subito dopo diventa generatrice d’una sensazione di spaesamento. Site-specific per Curva Pura, nell’installazione di Marcaccini riconosciamo senza difficoltà forme a noi note, quelle che fanno parte del nostro vivere quotidiano ma a cui, solitamente, non prestiamo grande attenzione. L’artista ha modellato e disposto bottiglie e bicchieri di plastica, tappi e posate, spazzolini e altri piccoli oggetti tutti uniti in un’atmosfera luminosa che avvolge lo sguardo nell’addentrarsi in questa giungla pseudodomestica.

Ogni cosa non è ciò che si mostra, objets trouvés e assemblage: con manici di scopa e spugnette, quadro elettrico e fascette di plastica l’artista dà una nuova identità a corpi inanimati. Sono piccoli suggerimenti verso la narrazione di un qualcosa che è stato; sono provvisorio ed effimero. Tra le pareti di Curva Pura “Mi presti il tuo spazzolino?” racconta di caducità e precarietà, per noi familiari così come uno spazzolino da denti. Così l’oggetto si relaziona allo spazio e con esso dialoga e su di esso si innesta.

Gian Maria Marcaccini, “MI presti il tuo spazzolino?”, Curva Pura. Installation views. Photo credit Giorgio Benni, courtesy Curva Pura

Gian Maria Marcaccini: abitare l’incerto

In un caos ordinato, una disposizione rigorosamente sregolata, Gian Maria Marcaccini orchestra un ensemble di oggetti armonizzati in una logica tendente al detournement: estrapolare un qualcosa dal suo contesto abituale, per restituire un altro significato scaturito dalla collocazione in un nuovo contesto. In tutta la sua incertezza, ogni cosa si riafferma in questo ambiente in cui riaffiora un ricordo di dimora, è un abitare l’incerto. Le serrande semi abbassate, le scale inclinate e un materassino sdraiato sono le tracce di un vissuto interrotto che si rivela qui senza soluzione di continuità, “radikale”. Lo vediamo nel processo creativo proiettato con un piccolo video su di una parete nera ricoperta da un bianco insicuro, anch’esso interrotto.

Un environment a Curva Pura

Con “Mi presti il tuo spazzolino?” Vittorio Beltrami e Andrea Romagnoli avanzano un percorso orientato sulla sperimentazione, di volta in volta Curva Pura si presta alla ri-modellazione per mano dell’artista. Entrato in dialogo con lo spazio, Gian Maria Marcaccini ha pensato a un’installazione site-specific dando adito anche ai più piccoli particolari oggettuali già presenti. In un’ottica di mescolanza, l’oggetto è entrato a far parte dello spazio e viceversa. In un volume che restituisce, a tratti, un’immagine tra un rifugio e uno squat, si configura un environment ovvero l’espansione dell’opera nello spazio, il superamento di un’apparente immobilità.

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