14 maggio 2015

La bella “arte” e la “Donna bella”

 

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La bella “arte” e la “Donna bella”

«L’amore è eterno finché dura» è il titolo di un film di Carlo Verdone nel quale si trattava dell’annosa ricerca della felicità, lasciando intendere che spesso è più vicina di quanto non crediamo. Al di là degli schemi retorici della commedia, che non può per sua stessa struttura non avere un certo svolgimento e una certa conclusione, quelle relative alla felicità e al benessere sono esigenze connaturate nella natura umana: ogni nostro sforzo, ogni nostra fatica è diretta verso quell’unica mèta.

Come tutto ciò che si rivela di difficile conseguimento, la felicità si nutre del coraggio di chi ne intraprende la ricerca. L’arte può essere considerato un mezzo potentissimo da utilizzare in questa ricerca ad una sola, essenziale, condizione: non reputarla altro da sé.

L’arte non è un investimento vantaggioso in piena crisi economica; non è un bene materiale col quale ostentare la propria ricchezza; non è l’umanità sdegnosa dei vernissage né la coda chilometrica ai botteghini delle grandi mostre; non è la copertina di un catalogo scritto dai soliti critici né una tela dimenticata in cantina. L’arte non è una bella donna; l’arte, molto semplicemente, non è e non deve essere sinonimo di bellezza.

Per affermare tutto ciò ci vuole il coraggio intrepido di chi non scende a compromessi ma si batte affinché l’ideale diventi reale; è necessaria la giusta competenza per riconoscere l’universalità del particolare e il genio sommerso dalla mediocrità dilagante; è indispensabile un’integerrima professionalità per districarsi nei meandri asfittici del sistema dell’arte.

Lo sa bene Roberto Papini, imprenditore, collezionista ed esperto d’arte che da anni si occupa di arte contemporanea a livello internazionale, considerandola un terreno fertile sul quale giocare la partita contro la rassegnazione imposta dalla crisi economica e rintracciando l’unica possibilità di vittoria nell’azione sinergica tra professionalità e competenze diverse. Dal 2010, grazie al lavoro svolto presso la sua associazione culturale nonché galleria d’arte Arting159, Papini si dedica a tempo pieno all’esame e allo studio di personalità artistiche italiane e internazionali di spicco. Ogni giorno è, per Roberto Papini, il giorno perfetto per mettere alla prova, tendendo fino allo spasmo, la sciatta e superficiale concezione comune relativa all’arte: agli occhi dell’italiano medio essa è sinonimo di bellezza e, in questo mondo orrendo, la bellezza ha ormai spirato l’ultimo fiato. Grazie ad una profonda conoscenza della storia dell’arte nonché all’indefessa frequentazione delle più importanti fiere del mondo, Roberto Papini è in grado di scoprire il genio artistico. L’anima talentuosa, afferma, può essere riconosciuta solo da un esperto.

Nulla succede per caso: nel mondo di oggi l’artista non rivestirebbe alcun ruolo se non potesse contare su una guida che, attraverso la comunicazione, riesca a procurargli la visibilità che merita. Dopo aver appurato il loro talento e grazie a servizi di consulenza personalizzati, Roberto Papini consente ai propri artisti la partecipazione ai maggiori circuiti espositivi internazionali, colmando così l’ormai assodato gap tra il talento artistico e il suo riconoscimento.

Se un artista, tuttavia, non possiede il coraggio necessario a proseguire lungo il cammino che lo porterà alla scoperta, alla verità e quindi anche alla propria realizzazione, allora non dovrebbe rivolgersi ad Arting159. L’etica e l’estetica, secondo Papini, sono la medesima cosa: che senso avrebbe tracciare un con- fine tra arte e vita quando l’unica vita che si conosce è legata all’arte fin dall’infanzia? Per fare della grande arte bisogna avere il dono innato di pensare senza mente e sentire senza cuore, superando se stessi, i propri organi, le proprie mani e tutto la carne che forma questi corpi insufficienti.

Perché, in fondo, cos’è l’arte se non «l’ultima opera di un grande capolavoro per la gioia di chi ama vivere e viversi» ?

Monica Dott.ssa Palmeri

Le opere di Cinzia Franceschelli

Le opere di Cinzia Franceschelli saranno esposte al Naviglio, in via Alzaia Naviglio Pavese, 8 a Milano, dal 13 al 26 giugno.

Ogni opera della Franceschelli nasce dopo uno studio meticoloso, ma ciò che guida le mani dell’artista durante la realizzazione è la pulsione di una domanda fattasi sensazione, ricerca.

Alcune delle opere in esposizione sono state create grazie al sapiente impiego della tecnica a telaio chiodato, uno strumento di lavoro che l’artista costruisce appositamente

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per dar vita alle sue opere. Un impianto inusuale, quanto complesso.

Dita che tendono espansioni, che intrecciano legami. Dita intente ad unire e a riprendere le fila di un discorso che vuole possedere forza indagante e dignità poetica. Azioni solo apparentemente naturali acquisite, in verità, attraverso ore di studio e fatica, una maniera di operare che richiede abnegazione e la messa in atto di movimenti complessi e misteriosi ai più. Tuttavia, sembra dirci Cinzia Franceschelli, la stanchezza è un ben magro dazio da pagare di fronte al potente e indecifrabile suono dell’accadere, dell’indagare, dell’essere, del resistere. L’impegno dell’artista è costantemente teso a dar voce a quella poetica del divenire che si nutre, insaziabilmente, di ricerca e di domande.

Le lettere dell’alfabeto, altresì le parole, sono spesso presenti nelle sue opere: ad esempio in Pensiero o in Ascolto, come decodificatori che giocano su rimandi di significato complessi: il titolo, la rappresentazione visiva dell’insieme e la tecnica usata. La commistione fra materiali e tecniche differenti rendono queste opere uniche nel loro genere. Le straordinarie abilità tecniche ed intuitive dell’artista le consentono di realizzare opere dal forte impatto visivo.

Vernice di Cinzia Franceschelli il 13 giugno 2015 ore 19.00
Galleria in Via Alzaia Naviglio Pavese 8, a Milano

 

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