18 aprile 2001

L’Angelo di Leonardo nell’Appennino di Arezzo.

 
Arriverà all’inizio dell’estate. “L’Angelo incarnato”, uno dei disegni meno conosciuti di Leonardo Da Vinci, sarà esposto, per la prima volta in Italia, dal 15 giugno al 30 settembre 2001, a Stia, piccola località in provincia di Arezzo...

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La grana delicatissima di un carboncino per rappresentare un creatura misteriosa, con il capo reclinato e quel sorriso che ancora non si schiude, che è cifra riconoscibile, ma mai stereotipata, di alcuni dei volti più belli creati da Leonardo; l’Angelo è un androgino, ha il seno piccolo, appena accennato e un panneggio trasparente rivela il membro virile: caratteristiche inequivocabilmente maschili e femminili, fuse in un essere che nessuna specie prevede, che deve trovare origine nel divino o in un tempo che l’uomo non conosce.
È “altro” dall’uomo, pur avendone le fattezze, è perfetto, forse è la traccia dell’idea irresistibile di un’unità originaria, di un’armonia cui non esiste memoria, ma solo il vago sentore. La Madonna dei fusi“L’Angelo incarnato” sta sul fondo azzurro della carta, galleggia tra la fantasia e la mitica aspirazione, descritto dal nero che sfuma in variazioni impercettibili, reso finalmente visibile, ma ancora non spiegato.
L’opera, probabilmente eseguita tra l’estate del 1502 e la primavera del 1503, è parte di una collezione privata di Berlino. Presentata in alcune capitali europee, sarà esposta in Italia (l’arrivo è stato assicurato per oltre undici miliardi) grazie all’interessamento di due tra i maggiori studiosi italiani di Leonardo: Carlo Pedretti, riconosciuto come massimo esperto vivente del genio di Vinci e promotore dell’iniziativa, e Carlo Starnazzi, autore di ricerche sul rapporto tra l’artista e il fiume Arno.
Gli stessi studiosi erano stati protagonisti di un’altra esposizione – evento: la Madonna dei Fusi, attualmente in collezione privata, valutata circa 300 miliardi.
A distanza di un anno, un altro capolavoro torna nel luogo in cui, probabilmente, è stato creato.

Maria Cristina Bastante


[exibart]

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