03 maggio 2018

A Milano presentate opere scelte di Cesare Berlingeri. Aspettando l’antologica al MARCA

 

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Prima della grande antologica del 2019 al Marca di Catanzaro e dopo uno studio-visit molto minuzioso a Taurianova, provincia di Reggio Calabria, abbiamo seguito l’opening milanese di “Il silenzio della materia”, di Cesare Berlingeri, dove con una voluminosa pubblicazione, edita da Giampaolo Prearo, vengono presentate le maggiori opere del suo vasto corpus pittorico, dagli anni ‘70 a oggi. 
Ciò che emerge da questo saggio di 400 pagine, curato da Maurizio Vanni, conferma, ancora una volta, quanto il lavoro di Berlingeri sia stato dirompente: la sua pittura si è insinuata “tra le pieghe dell’arte più silente” per dare corso a un nuovo filone espressivo. Fin da quando era ragazzo e, a Roma, frequentava il salotto di Renato Mambor, Cesare Berlingieri non si è limitato ad assimilare tecniche, trucchi del mestiere o valori estetici dei romani ma ha prodotto, creato e reinventato. L’esito, la “piegatura”, nonostante sia affine agli Achrome pieghettati di Piero Manzoni e desumibile da certa scultura di Constantin Brâncuși, è un procedimento distintivo per un Maestro che, pur essendo legato ai suoi contemporanei, si è sempre nutrito di poesia e grandi letture, tuttavia restando il più possibile fuori dalle contingenze del quotidiano. Lavorare e rimanere chiuso per intere giornate nel suo studio in Calabria è un’esigenza tuttora viva. Come essenziale è far vibrare quei corpi artistici che lui non costringe in una forma precisa, predefinita, composita. Sta nel produrre disarmonia il suo intento e, in quella, catturare l’aria che rende le sue opere «sfere volatili del gesto», come sostiene Tommaso Trini, uno dei suoi maggiori curatori. 
Molti di questi pezzi sono realizzati a tecnica mista e, avvoltolati come cuscini, sono accostabili a volte alle pieghe marmoree di una scultura barocca, altre a meteoriti informi caduti senza gravità. Anche la necessità di avvicinarsi alla tela in modo fisico è tipica dell’artista, quasi performativa. Dirà Berlingeri stesso: «Nei miei dipinti piegati, la superficie esterna è la prima immagine che nasconde totalmente o parzialmente le altre», dacché per la loro forma tridimensionale si instaura un gioco di sovrapposizioni tra luci dove fa capolino insistentemente l’ombra, che consente così di moltiplicare i piani e le dimensioni, sia pittoriche che volumetriche. 
Di ritorno da Miami, dove spesso espone, il Maestro si prepara a tornare con una mostra in Calabria. Qui è rimasto a lungo negli annali, il ricordo dell’installazione blu al Complesso del San Giovanni di Catanzaro e, adesso, tocca quindi superare o, almeno, tornare in pari con quella esposizione che vedeva i lavori di Berlingeri come corpi celesti sospesi tra le antiche stanze del castello voluto da Ruggiero II. (Anna de Fazio Siciliano)

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