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Era nato a Grottaglie, in provincia di Taranto, nel 1936, ma da quando passò a Milano – assistente di Lucio Fontana e Arnaldo Pomodoro all’Accademia di Brera – è rimasto sempre legato al capoluogo lombardo.
Giuseppe Spagnulo se n’è andato ieri, a 80 anni. Grande scultore, aveva iniziato con il tornio nella bottega del padre, per poi passare al ferro, al cemento, alle sculture in acciaio corten nate per lo spazio urbano, per poi accostarsi alle forme della Minimal Art, diventando amico di Carlo Zauli e di Nanni Valentini, con il quale condivide l’interesse materico per la terra e instaura una forte affinità poetica.
Alla Biennale di Venezia nel 1972, Spagnulo è anche tra gli autori della mostra “Materia Prima. La ceramica dell’arte contemporanea”, a palazzo Podestarile di Montelupo Fiorentino, con una serie di opere concepite per l’occasione, in dialogo con i colleghi Leoncillo Leonardi, Luigi Mainolfi, Giacinto Cerone, Giuseppe Ducrot.
“Mio padre faceva orci di quattro quintali al tornio. Questi grandi orci, questi lavori immani, quasi ciclopici, rappresentano l’origine e il destino del fare. Prima di mio padre, anche mio nonno produceva orci, erano tutti maestri, e così il padre di mio nonno. Questo sembrava essere il destino e al tempo stesso la natura del rapporto della mia famiglia con quella che ora possiamo chiamare terra”, dichiarava l’artista, ricordato anche dal curatore della mostra di Montelupo, Marco Tonelli.












