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Il suo vero nome era Leandro, ma era stato soprannominato “El Gato” in gioventù, quando passava da un club all’altro di Buenos Aires, per suonare il sax tenore. Veloce, appunto, come un gatto e tradito da una polmonite, in un ospedale di New York, a 83 anni.
Se ne va così Gato Barbieri, oltre 50 album pubblicati in una carriera lunga mezzo secolo, e un grammy nel 1973 per la colonna sonora del film-scandalo Ultimo tango a Parigi, di Bernardo Bertolucci.
Lo hanno sempre definito jazz, ma lui amava ricordare che sì, suonava jazz, ma in “modo diverso”. E infatti, in tanti e diversi modi, si era affacciato a tutti i generi, dal latino alla musica italiana, collaborando anche con Pino Daniele, Antonello Venditti o Enrico Rava.
Latin Grammy nel 2015, ovvero l’Oscar alla carriera della musica statunitense, negli ultimi anni Gato Barbieri si era sempre esibito al Blue Note di New York.
Figlio di un carpentiere con la passione per il violino, aveva studiato clarinetto ascoltando Charlie Parker, passando poi a sassofono e composizione e nei primi anni 50 era arrivato a Roma, registrando per Ennio Morricone il sax di Sapore di Sale (cantata da Gino Paoli nel 1962) e collaborò anche, negli stessi anni, con il Maestro Pietro Umiliani e il regista Luigi Scattini.
«Bisogna fare pratica, fare pratica e fare pratica», diceva a chi gli chiedeva quale era il passaggio chiave per avvicinarsi alla musica professionalmente. Addio “Gatto”, ci mancherà il tuo veloce sax.












