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Quando nel 1875 a Firenze furono organizzati i festeggiamenti per il quarto centenario della nascita di Michelangelo Buonarroti (1475-1564) furono fatte le cose in grande; la città era afflitta da una notevole crisi finanziaria seguita al repentino trasferimento della capitale a Roma nel 1870 e quindi le celebrazioni michelangiolesche potevano e dovevano essere un modo di riscatto. Quando Giuseppe Poggi iniziò il piano di “ingrandimento della capitale” – in un periodo di esaltazione delle patriae gloriae – ebbe due numi tutelari: Dante (1865) e Michelangelo (1875). Al Buonarroti Poggi aveva pensato di dedicare la terrazza sulla città, il piazzale Michelangelo, appunto, che doveva diventare il “tempio” dell’artista ma il progetto venne interrotto e non fu mai portato a termine. Nel 1873 comunque era stato posto al centro del grande piazzale un monumento a lui dedicato: una copia in bronzo di David attorniata dalle copie delle allegorie del Giorno, la Notte, l’Aurora e il Crepuscolo che Michelangelo aveva realizzato per le tombe Medici della Sagrestia Nuova di San Lorenzo; la loggia (oggi un ristorante) doveva invece accogliere il museo dedicato al Buonarroti. Poggi inoltre aveva realizzato anche le “rampe”, una sorta di scalinata ad ampi gradoni che congiunge la torre di San Niccolò con il piazzale Michelangelo, quasi un percorso ascensionale che dal tessuto urbano porta verso l’”olimpo michelangiolesco”. Sempre nell’ambito delle celebrazioni il David, quello originale posto dal 1504 a fianco del portone di Palazzo Vecchio, venne trasferito alla Galleria dell’Accademia e accolto nella tribuna progettata appositamente da Emilio De Fabris. Nel settembre del 1875 ci furono tre giorni di festeggiamenti solenni che videro, oltre alla mostra organizzata alla Galleria dell’Accademia che testimoniava tutte le opere dell’artista – alcune attraverso calchi, fotografie, bozzetti o disegni – cerimonie, orazioni, banchetti e una processione che partendo da Palazzo Vecchio attraversò la città e giunse alla base delle Rampe che conducono al piazzale. Il cielo di Firenze fu rischiarato nell’ultima notte di festa dai fuochi d’artificio, mentre tutta la città, in un tripudio scenografico, fu illuminata da fiaccole e lanterne, inoltre un enorme proiettore elettrico, simbolo della modernità dei tempi, ingigantiva la figura del David di bronzo al centro del piazzale Michelangelo facendolo riflettere nel fumo che sprigionava dai bracieri sottostanti.
Le grandi manifestazioni michelangiolesche avevano coinvolto il Comune e varie istituzioni cittadine come l’Accademia della Crusca, la Casa Buonarroti e l’Accademia delle Arti e del disegno – di cui Michelangelo, all’epoca della sua fondazione, nel XVI secolo, era stato nominato Presidente onorario; quest’ultima a distanza di quasi 150 anni ha organizzato nella torre di San Niccolò una piccola mostra che rievoca i fasti e la fortuna che le celebrazioni ebbero proponendo alcune illustrazioni a stampa e testate di giornali e riviste si occuparono dell’argomento. In termini moderni possiamo definire quel centenario un fenomeno mediatico infatti a Firenze, per l’occasione furono presenti ben trentasette testate giornalistiche di ogni parte d’Europa che assistettero all’evento e lo rilanciarono attraverso le proprie pagine con un vero e proprio tam tam mediatico.
Un’evocazione di quelle luci che rischiararono Firenze è stata, oggi, riproposta illuminando la torre di San Niccolò con un’alternanza di luci bianche e rosse (i colori del Comune di Firenze) e dalla vetta della torre s’innalzano fumi evanescenti che si stagliano nel cielo. (Enrica Ravenni)